Vascello Monarca (anno 1850)

Storia e Ricerche

Il vascello Monarca

a cura di Maurizio Cuomo

Varo del vascello Monarca

Varo del vascello Monarca

Il vascello Monarca, poi rinominato Re Galantuomo, appartenne inizialmente alla Real Marina del Regno delle Due Sicilie. Successivamente, la Regia Marina ne acquisì il controllo dopo l’Unità d’Italia.

Nel 1846, l’ingegnere Sabatelli progettò il vascello. I cantieri navali di Castellammare di Stabia iniziarono subito la costruzione. Il 5 giugno 1850, vararono l’unità alla presenza di Ferdinando II e della regina Maria Teresa.

Cinque giorni dopo, i tecnici rimorchiarono il Monarca all’Arsenale di Napoli. Lì completarono l’allestimento. La nave entrò in servizio nel novembre 1852.

In origine, il Monarca era una nave di linea a tre ponti, con propulsione esclusivamente a vela. Montava tre alberi a vele quadre. Lo scafo era in legno, con carena rivestita in rame.

L’armamento comprendeva 84 bocche da fuoco: 50 cannoni da 30 libbre, 28 obici Paixhans con palla incendiaria e 6 cannoni Myllar da 60 libbre. Tutti a canna liscia. I pezzi erano distribuiti su tre ponti, due dei quali chiusi.

L’equipaggio contava 15 ufficiali e 688 tra sottufficiali, fanti di marina e marinai. All’epoca, il Monarca risultava la più grande nave da guerra italiana. Tuttavia, la mancanza di motore lo rese presto superato.

Per colmare questa lacuna, nel 1858 il Monarca tornò ai cantieri di Castellammare. I tecnici installarono quattro caldaie tubolari e una macchina alternativa a vapore Maudslay & Field da 450 CV. Aggiunsero un’elica bipala, poi sostituita con una quadripala. Ridussero l’armamento a 64 pezzi ad avancarica.

Infine, il 10 luglio 1860, il Monarca rientrò in servizio. In quel momento era in corso la spedizione dei Mille. La nave fu coinvolta nelle operazioni che portarono al crollo del Regno delle Due Sicilie e all’Unità d’Italia.


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Attacco al Monarca

2 pensieri su “Vascello Monarca (anno 1850)

  1. Claudio Romano

    Rispetto a quanto affermato nell’articolo, va detto che iI Monarca nacque “fuori tempo massimo” nel senso che all’epoca della sua impostazione, in Francia ed Inghilterra ed in tante altre nazioni, non si producevano più, da anni, velieri ma solo navi a vapore e si era avviata la sperimentazione dell’elica al posto delle ruote a pale. Ma Ferdinando II era restio a dotarsi di una squadra navale totalmente a vapore in quanto temeva di dipendere dall’estero per il reperimento del combustibile (il carbone).
    Purtroppo per lui il passaggio al nuovo sistema propulsivo in brevissimo tempo divenne irrinunciabile e, per non vanificare le spese sostenute per costruire il Monarca, il sovrano chiese al Sabatelli di trovare una soluzione. Il valente ingegnere prospetto di trasformarlo in un pirovascello montandovi una macchina come descritto nell’articolo.
    Come riferimento tecnico fu preso il pirovascello francese Napoleon che con un propulsore simile ed una dimensione leggermente maggiore, viaggiava a ben 15 nodi l’ora. Ma le forme dello scafo del Monarca mal si adattavano alla propulsione ad elica per cui, alle prove, non superò gli 8,5 nodi orari.
    Inoltre specifico che per far posto al propulsore, i cannoni furono ridotti ad un totale di 50 pezzi.
    Infine, in ambito navale, nella classificazione dei ponti si conteggiano solo quelli coperti per cui il Monarca era un vascello a “due ponti” e non a “3 ponti”.
    Per ulteriori informazioni sul Monarca, per avere contezza del suo progetto prima e dopo la sua trasformazione ad elica, invito a consultare il terzo volume dell’opera a carattere enciclopedico dal titolo “Storia della Marina da Guerra dei Borbone di Napoli” dí Antonio Formicola e Claudio Romano, edita dall’Ufficio Storico della Marina Militare.
    Claudio Romano

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    1. Maurizio Cuomo Autore articolo

      La ringrazio per la sua apprezzabile missiva di approfondimento, che pubblico in calce alle note di commento.

      Cordialmente.
      Maurizio Cuomo (Direttore Responsabile di LR)

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