Archivi categoria: Tradizioni

‘O FATTO ‘E MIEZU CULILLO

‘O FATTO ‘E MIEZU CULILLO

a cura di Giuseppe Zingone

Tra i racconti, “i cunti” di un tempo, certamente stabiese (in senso dialettale), ricordiamo ‘O fatto ‘e miezu Culillo, e su segnalazione del nostro Enzo Cesarano, da sempre appassionato di tradizione popolare, abbiamo pensato che non potesse mancare nelle nostre pagine sulla storia di Castellammare di Stabia.

Il maestro Roberto De Simone, da sempre impegnato nel recupero delle tradizioni napoletane e campane, inserì il racconto ‘O fatto e miezu Culillo, nell’opera che personalmente curò dal titolo: Fiabe campane. I novantanove racconti delle dieci notti, per i tipi di Einaudi, nel 1994, opera in due volumi.

Immagine tratta dall’opera, per gentile concessione di Vincenzo Cesarano

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Concerto antico (marzo 1968)

Tiempe belle ‘e ‘na vota

“Tiempe belle ‘e ‘na vota, tiempe belle addó’ state? Vuje nce avite lassate, ma pecché nun turnate?”, parafrasando per intero il ritornello di una vecchia canzone di Aniello Califano, rimettiamo all’attenzione degli affezionati lettori la presente rubrica in cui vengono raccolti, numerosi documenti che testimoniano in modo semplice ed affascinante un passato stabiese non molto remoto. Un passato che sembra essere distante anni luce dai giorni nostri e dal nostro moderno modo di vivere (o sopravvivere) in una società sempre più frenetica e opprimente, che impone un modus vivendi affannoso e alla continua ricerca della modernità o di una acclamata effimera moda del momento. Al fine di salvaguardare, in una vera e propria “banca del ricordo”, il passato tracciato dai nostri padri (il cui solco, purtroppo, per i motivi di cui sopra, sembra svanire e perdersi come le tracce sulla sabbia di un bagnasciuga battuto dalle onde di un incontrollabile burrascoso progresso), verranno qui raccolte e proposte delle rare immagini, locandine d’epoca e quant’altro possa testimoniare l’indiscutibile e fervente attività economica svolta a Castellammare di Stabia, nei bei tempi che furono…

Maurizio Cuomo

Concerto antico (marzo 1968)

Concerto antico (marzo 1968)

Concerto antico (marzo 1968)

Concerto antico (marzo 1968)

Concerto antico (marzo 1968)

Concerto antico (marzo 1968)

Concentus Antiqui in onore degli Ufficiali di Sua Maestà Britannica
Castellammare di Stabia (marzo 1968)

( si ringrazia Antonio Cimmino per la gentile concessione )

antico decotto

Antico decotto (febbre e raffreddore)

( per febbre e raffreddore )

antico decotto

antico decotto

dai ricordi del sig. Sabato Capriglione

Questa antica tisana, tramandata da generazioni, veniva impiegata per la cura della tosse e del raffreddore nelle campagne di Castellammare (oggi via Schito).

Gli ingredienti venivano raccolti e saggiamente conservati in modo di averli a disposizione per tutto l’anno.

La suddetta operazione veniva effettuata esclusivamente dalle donne anziane di famiglia, che da esperte conoscitrici della virtù delle erbe, all’occorrenza preparavano questo efficace calmante naturale, senza dubbio, la migliore alternativa ai costosi farmaci.

Ingredienti per ½ litro d’acqua:

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'o vrasiere

‘O vrasiere

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Breve premessa dell’autore:

Caro Maurizio, come promesso ti mando un altro mio ricordo (Gli inverni a Castellammare negli anni “30”). Non mi resta quindi che fare a te, alla tua Famiglia, agli amici tutti che frequentano il tuo, il nostro Sito, gli auguri più sinceri e cari.

Un abbraccio, Gigi.

 ‘O vrasiere

Nnant’ ‘o vrasiere cummigliato ‘e cennere
Simmo rummase tutta na jurnata,
sentenne ‘a notte a ppoco a ppoco scennere
‘ncopp’ a sta casa fredda e abbandonata.

Nce ha cuòvete a’ ‘ntrasatta sta vernata!
Tengo n’aniello ‘argiento; o vaco a vennere
P’avè n’aceno ‘e fuoco. Stai gelata,
e cchiù te parlo, e meno me può ‘ndennere.

Vierno passato nun facette ‘a neva?
‘A casa tale e quale, senza fuoco,
ma pure – te ricorde? – ‘o fuoco ardeva.

E ardeva dint’a ll’uocchie tuoie lucente,
dint’ a ll’anema toia che a poco a poco
s’è fatta fredda, muta, ‘ndifferente.


'o vrasiere

‘o vrasiere

Questa bella poesia di Libero Bovio mi ha riportato indietro negli anni, quando negli anni ’30 l’inverno a Castellammare si presentava col suo freddo e noi l’affrontavamo con rimedi poco adatti: c’‘o vrasiere! Poiché penso che ne esistono ancora pochi in giro perché in disuso e quindi per i più giovani che forse non ne hanno mai visto uno cerco di descriverlo.
Normalmente era di rame, rotondo, col fondo basso e con il bordo che poggiava su una base di legno, anch’essa rotonda, sollevata dal pavimento una decina di centimetri da quattro supporti sempre di legno.
Dentro questo recipiente bruciava lentamente della carbonella. Per evitare che i bimbi più piccoli, o anche più grandicelli, ma maldestri nei giochi (cioè quei bambini che tenevano “l’arteteca” ) ci cascassero dentro, il tutto era coperto da una specie di cupola che poggiava sulla base di legno. In molte occasioni su questa cupola si mettevano ad asciugare dei piccoli indumenti. Questa protezione però molte volte non impediva che qualche bambino ci cascasse dentro con le mani o col sederino. Allora erano corse al San Leonardo, l’ospedale che si trovava nella Piazza del Municipio. Continua a leggere

Sant'Antonio Abate

Chi festeggia Sant’Antuono, tutto l’anno ‘o passa bbuono

articolo di Enzo Cesarano

Sant'Antonio Abate

Sant’Antonio Abate

L’iconografia tradizionale dipinge Sant’Antonio Abate circondato da donne seducenti e provocanti, oppure, come lo raffigura il pittore francese Paul Cézanne, da animali domestici come il maiale, di cui è il santo protettore.

Molte sono le leggende che ruotano attorno alla figura di S. Antonio Abate e al suo animaletto. La più diffusa è quella del santo che scende all’inferno, in compagnia del maialino, per rubare il fuoco al diavolo e donarlo agli uomini (come un novello Prometeo). Continua a leggere