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La pastiera di grano

La pastiera di grano nella tradizione stabiese

articolo di Enzo Cesarano

La Pastiera di Grano produzione "Casa del Pane Maresca" (foto Enzo Cesarano)

La Pastiera di Grano produzione “Casa del Pane Maresca” (foto Enzo Cesarano)

Se la Pasqua avesse un odore sarebbe quello dei fiori d’arancio che rappresentano, nella nostra terra, la Primavera. Questa esplosione di vita e gioia è l’ingrediente principale della pastiera di grano, la quale racchiude i simboli della vita e del mondo cristiano: il grano che rappresenta Cristo che muore e risorge a nuova vita; e l’uovo simbolo della fertilità della Terra; ingredienti che caratterizzano questo dolce squisito che viene servito e mangiato proprio nei giorni di Pasqua.

L’invenzione della pastiera sarebbe da attribuire alle mani delle suore del convento di San Gregorio Armeno, molto abili a preparare dolci su commissione dei nobili nel periodo pasquale.

La preparazione della pastiera è lunga e complessa. La tradizione vuole che si prepari di Giovedì santo, anche perché è un dolce che invecchiando migliora e si può conservare fino a dieci giorni. Continua a leggere

Il bar Cirillo

Il bar Cirillo

articolo di Enzo Cesarano

Il bar Cirillo (Archivio eredi Della Sala)

Il bar Cirillo (Archivio eredi Della Sala)

Al Corso Vittorio Emanuele, nel cuore pulsante di Castellammare di Stabia, tra l’odore avvolgente di biscotti e il profumo inconfondibile dei caffè appena serviti, un tempo c’era il Bar Cirillo. Un locale, immortale nella sua eleganza retrò, che ha rappresentato per decenni un punto d’incontro irrinunciabile per i cittadini.

Un luogo di ritrovo per generazioni di stabiesi, tra: pasticceria, liquori e chiacchiere di paese.

Progettato negli anni Settanta dall’architetto Luigi Della Sala, questo Bar non era solo un luogo di consumazione, ma un vero e proprio simbolo di comunità.

Desta ancora meraviglia ciò che avvenne durante la sua inaugurazione… un episodio che ancor oggi viene ricordato con un misto di stupore e ammirazione: il bar aprì le sue porte senza saracinesche.

“Architè’, ma comme…, ‘nu negozio senza saracinesche? Addò s’è visto maje?”

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Le pacchianelle, una tradizione stabiese perduta

(di Enzo Cesarano)

La tradizione finisce quando non è più sentita nella cultura popolare. Questo, in estrema sintesi, potrebbe essere quello che è capitato alla processione natalizia delle pacchianelle1 di Castellammare che si è estinta agli inizi degli anni Settanta, a differenza della vicina Vico Equense dove tutt’ora si svolge il 6 gennaio.

Le Pacchianelle

Bambine travestite da pacchianelle (usanza del periodo natalizio) foto gentilmente concessa dal sig. Ugo Meli.

Il corteo dell’Epifania stabiese, organizzato dalla chiesetta di Sant’Anna a Licerta, era composto da bambine e giovani donne vestite con costumi della tradizione contadina e perciò definite pacchianelle.

Ogni pacchianella portava un cesto in cui la famiglia, in base alle possibilità economiche, offriva in dono a Gesù bambino prodotti tradizionali dei Monti Lattari e della penisola: agrumi, formaggi, pane, dolci, castagne, noci, polli, conigli… ecc. Partecipavano anche numerosi fedeli e sacerdoti portando una statua del Bambinello, il vero fulcro del Natale. Continua a leggere

  1. Il termine dialettale pacchianella, in lingua italiana contadinella, donna del contado, o anche villana, donna rustica, veniva attribuito affettuosamente alla contadinotta di generose forme, che ogni giorno era solita rifornire le case dei cittadini di generi alimentari freschi (uova, formaggi, insaccati, latte, burro nonché verdure ed altri prodotti dell’orto)

Santini stabiesi

Santini stabiesi

a cura di Enzo Cesarano

Nella rubrica vengono raccolte ed esposte alcune immaginette sacre d’epoca
(le classiche “fiurelle”), venerate nella città di Castellammare di Stabia.

Santini stabiesi: ultima “fiurella” inserita

Santini stabiesi: San Tarcisio, Chiesa di San Vincenzo Ferreri

Santini stabiesi: San Tarcisio, Chiesa di San Vincenzo Ferreri

San Tarcisio, Chiesa di San Vincenzo Ferreri

San Tarcisio che si venerava nella chiesa di San Vincenzo Ferreri, primo Novecento.

Per gentile concessione del Dottor Carlo Vingiani

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Luisella Viviani

Personaggi stabiesi

Luisella Viviani

breve biografia a cura di Enzo e Martina Cesarano

Luisella Viviani

Luisella Viviani (Immagine tratta dal web)

Luisella Viviani nasce a Castellammare di Stabia, il 5 ottobre 1885, da Teresa Sansone, casalinga e Raffaele Viviano.

Il cognome per motivi artistici fu poi cambiato in “Viviani” dal fratello Raffaele impresario teatrale presso “l’Arena Margherita” di Castellammare di Stabia.

Luisella Viviani - atto di nascita (archivio LiberoRicercatore.it)

Luisella Viviani – atto di nascita (archivio LiberoRicercatore.it)

La famiglia Viviano, in quel periodo non ebbe vita facile, infatti, pochi mesi dopo la nascita di Raffaele (tre anni più piccolo di Luisella), dovette fare i conti con una forte crisi economica. Questo episodio determinò la carriera artistica tanto di Luisella quanto del fratello: il padre decise di trasferirsi con tutta la famiglia a Napoli dove fondò il teatro “Masaniello”, celebre palcoscenico in cui debuttarono, nello stupore degli astanti, i due fratellini (Raffaele, aveva appena 4 anni).

Luisella, con quella sua aria zingaresca”, conquista, ben presto, l’attenzione e l’ammirazione degli intellettuali napoletani, come Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo, i quali vedevano in lei l’interprete ideale delle canzoni popolari napoletane. Compiuti 16 anni entrò a far parte della compagnia di Salvatore De Muto, l’ultimo grande Pulcinella.

Fu così che Luisella si affermò, ottenendo un successo straordinario, cantando le canzoni composte dal giovane fratello Raffaele, come “Prezzetella”, “Bammenella ‘e copp”e quartiere” e “Fore ‘o vascio”, divenute famosissime grazie alle sue interpretazioni: “’E stroppole ‘e Luisella”. La collaborazione tra Raffaele e Luisella si interruppe, però, ben presto: la cantante, infatti, si ritirò dalle scene dopo il matrimonio con Arturo Vietri.

Vi ritornerà nel 1919, nella Compagnia del fratello, in qualità di prima donna, dove i grandi personaggi femminili, creati dal fratello, trovano in lei un’interprete impareggiabile, per la sua straordinaria forza espressiva e per la sua gestualità. Continua a leggere