Archivi autore: Enzo Cesarano

Informazioni su Enzo Cesarano

Collaboratore di Redazione Appassionato di folklore, teatro e tradizioni locali. Amante della fotografia, è l’ideatore della rubrica “Banca della Memoria stabiese” ed autore di numerosi interessanti articoli a sfondo popolar-tradizionale. E' responsabile della pagina Facebook di LR.

struscio a castellammare

‘O struscio a Castellammare

‘O struscio a Castellammare

articolo di Enzo Cesarano

struscio a castellammare

Era rituale del Giovedì Santo visitare i cosiddetti sepolcri, ovvero le solenni esposizioni del Santissimo, allestiti in occasione della Settimana Santa.

Secondo un’antica tradizione le chiese da visitare dovevano essere in numero dispari, tre o sette, da qui il noto detto “Fà ‘e ssette Chiese”.

Questo cerimoniale era conosciuto come “giro dei sepolcri”, ma a Napoli e in buona parte della Campania veniva invece chiamato ‘o struscio, un rituale che risale agli anni del Viceregno (1503-1734).

L’antica pratica veniva eseguita nel tardo pomeriggio del Giovedì Santo, uno dei pochi momenti in cui tutti i componenti delle famiglie erano liberi da impegni e potevano riunirsi per fare il giro e la visita delle chiese.

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La pastiera di grano

La pastiera di grano nella tradizione stabiese

articolo di Enzo Cesarano

La Pastiera di Grano produzione "Casa del Pane Maresca" (foto Enzo Cesarano)

La Pastiera di Grano produzione “Casa del Pane Maresca” (foto Enzo Cesarano)

Se la Pasqua avesse un odore sarebbe quello dei fiori d’arancio che rappresentano, nella nostra terra, la Primavera. Questa esplosione di vita e gioia è l’ingrediente principale della pastiera di grano, la quale racchiude i simboli della vita e del mondo cristiano: il grano che rappresenta Cristo che muore e risorge a nuova vita; e l’uovo simbolo della fertilità della Terra; ingredienti che caratterizzano questo dolce squisito che viene servito e mangiato proprio nei giorni di Pasqua.

L’invenzione della pastiera sarebbe da attribuire alle mani delle suore del convento di San Gregorio Armeno, molto abili a preparare dolci su commissione dei nobili nel periodo pasquale.

La preparazione della pastiera è lunga e complessa. La tradizione vuole che si prepari di Giovedì santo, anche perché è un dolce che invecchiando migliora e si può conservare fino a dieci giorni. Continua a leggere

Il bar Cirillo

Il bar Cirillo

articolo di Enzo Cesarano

Il bar Cirillo (Archivio eredi Della Sala)

Il bar Cirillo (Archivio eredi Della Sala)

Al Corso Vittorio Emanuele, nel cuore pulsante di Castellammare di Stabia, tra l’odore avvolgente di biscotti e il profumo inconfondibile dei caffè appena serviti, un tempo c’era il Bar Cirillo. Un locale, immortale nella sua eleganza retrò, che ha rappresentato per decenni un punto d’incontro irrinunciabile per i cittadini.

Un luogo di ritrovo per generazioni di stabiesi, tra: pasticceria, liquori e chiacchiere di paese.

Progettato negli anni Settanta dall’architetto Luigi Della Sala, questo Bar non era solo un luogo di consumazione, ma un vero e proprio simbolo di comunità.

Desta ancora meraviglia ciò che avvenne durante la sua inaugurazione… un episodio che ancor oggi viene ricordato con un misto di stupore e ammirazione: il bar aprì le sue porte senza saracinesche.

“Architè’, ma comme…, ‘nu negozio senza saracinesche? Addò s’è visto maje?”

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Chiesa parrocchiale di San Vincenzo Ferreri

Chiesa parrocchiale di San Vincenzo Ferreri

a cura di Enzo Cesarano

Per commemorare degnamente la chiesa parrocchiale di San Vincenzo Ferreri, una delle più popolose e significative del centro cittadino di Castellammare di Stabia, ho ritenuto opportuno trascrivere e riportare all’attenzione del lettore quanto il compianto barone Giovanni Celoro Parascandolo ricercò e scrisse con grande passione e rigore storico nel volume “Castellammare di Stabia”, pubblicato nel 1965. Lo faccio nella piena convinzione che la conoscenza del territorio in cui viviamo non sia mai troppa e che ogni contributo, anche piccolo, possa rivelarsi prezioso e gradito a chi ama riscoprire le radici della propria città attraverso pagine di storia autentica e sentita.

Buona lettura!


Chiesa parrocchiale di S. Vincenzo Ferreri (foto Martina Cesarano)

Chiesa parrocchiale di S. Vincenzo Ferreri (foto Martina Cesarano)

La chiesa parrocchiale di S. Vincenzo Ferreri

Sorse nella strada S. Maria dell’Orto, poi San Vincenzo, nell’anno 1859 auspice il canonico Angelo Cannavacciuolo che nel gennaio 1859 comprò dalla signora Angelo Maria Cioffi in Troiano una zona di terreno e su questo suolo nel febbraio dello stesso anno diede inizio alla costruzione della chiesa. La costruzione durò 10 anni e la chiesa fu benedetta nell’anno 1869 dal vescovo Petagna1. Continua a leggere

  1. Notaio Federico Mosca anno 1859

Le pacchianelle, una tradizione stabiese perduta

(di Enzo Cesarano)

La tradizione finisce quando non è più sentita nella cultura popolare. Questo, in estrema sintesi, potrebbe essere quello che è capitato alla processione natalizia delle pacchianelle1 di Castellammare che si è estinta agli inizi degli anni Settanta, a differenza della vicina Vico Equense dove tutt’ora si svolge il 6 gennaio.

Le Pacchianelle

Bambine travestite da pacchianelle (usanza del periodo natalizio) foto gentilmente concessa dal sig. Ugo Meli.

Il corteo dell’Epifania stabiese, organizzato dalla chiesetta di Sant’Anna a Licerta, era composto da bambine e giovani donne vestite con costumi della tradizione contadina e perciò definite pacchianelle.

Ogni pacchianella portava un cesto in cui la famiglia, in base alle possibilità economiche, offriva in dono a Gesù bambino prodotti tradizionali dei Monti Lattari e della penisola: agrumi, formaggi, pane, dolci, castagne, noci, polli, conigli… ecc. Partecipavano anche numerosi fedeli e sacerdoti portando una statua del Bambinello, il vero fulcro del Natale. Continua a leggere

  1. Il termine dialettale pacchianella, in lingua italiana contadinella, donna del contado, o anche villana, donna rustica, veniva attribuito affettuosamente alla contadinotta di generose forme, che ogni giorno era solita rifornire le case dei cittadini di generi alimentari freschi (uova, formaggi, insaccati, latte, burro nonché verdure ed altri prodotti dell’orto)