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Il varo della Vespucci

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Caro Maurizio, nel febbraio del 1931, 18 di qual mese avevo compiuto 8 anni, durante la festa di compleanno un mio zio, Antonio Celotto, che era impiegato al Cantiere non so con quali incarichi, mi promise che qualche giorno dopo mi avrebbe portato ad assistere al varo della Vespucci. E difatti, così avvenne. Quattro giorni dopo, mia madre mi addobbò di tutto punto e preso per mano da questo mio parente entrammo al Cantiere, dove subito mi portò sul palco posato accanto alla nave. La stessa vista da vicino e dal basso ai miei occhi di bambino mi sembrava enorme. Dopo poco giunsero le autorità e iniziò la cerimonia. Ascoltai alcuni discorsi dei quali non capii nulla, sia per la pessima acustica (sai allora non esistevano i mezzi tecnici appropriati), sia per la lontananza da chi parlava. Dopo pochi minuti vidi questo gigante muoversi prima lentamente poi più velocemente, ma non tanto, da non ammirarlo nella sua grandiosità e bellezza. Fra grida di gioia ed entusiasmo dei presenti sul palco me lo vidi sfilare davanti, maestoso. Avendo avuto il tempo e la possibilità di ammirarlo da vicino, mi avevano colpiti certi particolari, come per esempio i fregi che adornavano la prora e la poppa, seppur non completati. Io sono sempre stato molto curioso, fin da piccolo, e per completare la mia “conoscenza” della nave chiesi a mio zio se potevo andarci a bordo. E una delle domeniche successive, quando non erano presenti gli operai addetti all’allestimento, mi porto a bordo mentre la nave riposava placida nella rada davanti allo scalo.

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Gigi Nocera

Lo stabiese Gigi Nocera, illustre ad honorem

a cura di Maurizio Cuomo

Gigi Nocera (ritratto del M° U. Cesino)

Gigi Nocera (ritratto del M° U. Cesino)

Alle prime ore del mattino del 17 marzo 2012, l’amico fraterno Gigi ci lasciava in punta di piedi, proprio come fece qualche anno prima nel presentarsi: “Soltanto ieri sono venuto a conoscenza del vostro sito e subito mi ci sono collegato. Credo di essere il suo più vecchio visitatore ( ho 85 anni )“.  Inutile dire che il vuoto lasciato intorno a sé è immenso, incolmabile… la commozione è tanta e noi a stento troviamo le parole per commemorare questo grande Uomo. Liberoricercatore perde un amico caro e rappresentativo… Gigi, memoria storica preziosa, aveva sempre un aneddoto ed un consiglio per tutti… dall’alto della sua immensa modestia trovava con innata naturalezza le parole giuste e tanta saggezza da spendere… Di sanissimi principi morali, Gigi, era per tutti noi modello di vita. Certo che elaborare uno scritto in sua memoria sarebbe stato per noi vera sofferenza, ci aveva affidato anzitempo un suo articolo biografico (al fine di non “appesantire” il nostro operato). Da buon padre di famiglia, riusciva ad essere premuroso in tutto e con tutti. Il “coccodrillo” che alleghiamo a seguire è la Continua a leggere

zampognari

Natale in via Santa Caterina

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

 zampognari

zampognari

Secondo me il carattere, l’indole, i sentimenti, che sono alla base dell’animo umano si formano quando si è a cavallo tra la fanciullezza e la gioventù. Le conoscenze, i luoghi, gli avvenimenti importanti con i quali veniamo in contatto in quel periodo sono come il bulino dell’incisore: scavano in questa opera d’arte che è l’UOMO solchi profondi che rimangono indelebili per tutta al vita. Sul Libero Ricercatore ho già descritto alcuni di questi luoghi, di questi avvenimenti. Ma ora, nell’avvicinarsi del Santo Natale, non posso non ricordare l’atmosfera che si respirava in via Santa Caterina in quei giorni di tanto, tanto tempo fa. Quel centro storico che andava suppergiù da Piazza del Municipio fino alle Terme vecchie, di fronte al Cantiere Navale, per noi era il centro del mondo. La varia umanità che si incrociava per le strade aveva il volto sorridente, anche se oppresso da tanti guai; in quegli occhi si leggeva l’allegrezza, l’atteggiamento era cordiale, gioioso. Continua a leggere

Tore e Criscienzo

Il Teatro dei pupi

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Breve premessa dell’autore:
Caro Maurizio, ieri sera mi stavo deliziando leggendo qualcosa di Ferdinando Russo quando mi sono imbattuto nel suo poemetto “’O cantastorie”. Parla dei personaggi o per meglio dire degli eroi del Teatro dei pupi. E i versi che seguono mi hanno portato indietro nel tempo quando, poco più che bambino, andavo a vedere questi spettacoli.
 Il Teatro dei pupi:
Ecco linardo in campo! Il palatino!
‘O palatino ‘e Francia cchiù putente!
Teneve nu cavallo, Vigliantino,
ca se magnava pè gramigna a gente!Comme veveva,neh! Na votta ‘e vino,
na votta sana, ‘un le faceva niente!
Nu surzo sulo, nu varrillo chino!
E se magnava ‘e zeppole vullente!Po’ teneva na spata, Durlindana!
Uh figlio ‘e Dio, e che poc’ ‘ammuina!
Se sape! ‘A maniava chella mana!Na notte, pe’ passà d’ ‘a Francia a’ Spagna,
chisto Linardo, neh, che te combina?
Caccia sta spata e taglia na montagna! 

Nella zona di Castellammare dove abitavo, (e siamo a cavallo degli anni del 1930) il teatrino si trovava di fianco alla discesa del vicolo del pesce, a sinistra per andare verso l’Acqua della Madonna partendo dalla Piazza dell’Orologio. Lì c’era un piccolo slargo in un angolo del quale vi era un locale, un “basso”, abbastanza angusto, con poca aria che proveniva soltanto dal portone d’entrata. In questo piccolo ambiente gli spettatori si accalcavano su sedie e panconi scricchiolanti. Accanto a questo locale vi era il chiosco dell’acquaiolo dove si vendevano granite, gelati, gazzose, lupini, fette di “melloni” e qualche volta anche ‘o pere e ‘o musso.

”Tore ‘e Criscienzo”, pupo napoletano del maestro Lucio Corelli.

”Tore ‘e Criscienzo”, pupo napoletano del maestro Lucio Corelli.

Le granite venivano ricavate grattando, con un attrezzo simile a una piccola pialla, un “pane” di ghiaccio lungo circa un metro e mezzo di sezione quadrata di 20×20 cm.
Il ghiaccio così tritato veniva messo in un bicchiere sul quale poi ci si versava il gusto che il cliente chiedeva: limone, fragola, menta, ecc.
Le gazzose si vendevano in bottigliette la cui chiusura era rappresentata da una sfera di vetro contenuta nel collo sagomato. Con un dito messo nel imbocco della bottiglia si spingeva in basso la pallina e l’acqua… frizzava. Continua a leggere

'O Lunnedì 'e Pozzano (foto anni '30)

‘O Lunnerì ‘e Puzzano

Gli anni ’30 a Castellammare
( nei ricordi dello stabiese Gigi Nocera )

Durante il corso della vita molte volte capita di ricordare fatti e avvenimenti del passato che ci hanno visto, non sempre inconsapevolmente testimoni o protagonisti. Per esempio, quando avevo 10/12 anni ricordo molto bene il varo di due navi, la “Amerigo Vespucci” e la “Giovanni delle Bande Nere”; navi divenute poi famose chi per un verso chi per l’altro. Oggi però non voglio parlare di questo; semmai lo farò un’altra volta.


Oggi, in occasione delle festività per la Resurrezione di Cristo, voglio ricordare come la maggioranza dei cittadini trascorreva il lunedì del dopo Pasqua.
Srotolando la matassa dei miei ricordi inerenti quei giorni, due fatti sono risaltati netti: il primo bagno di mare e la gita a Pozzano con relativa merenda.
Il primo tuffo in mare avveniva regolarmente a mezzogiorno del Sabato Santo, quando le sirene del Cantiere e quelle delle navi in porto annunciavano la Resurrezione. In quel momento, puntualmente, dall’amata e mai dimenticata “Banchina ‘e zì Catiello” ci buttavamo a mare, pur col brutto tempo. Nella nostra interessata concezione era un rito e si doveva rispettare.
Della gita a Pozzano lo spunto me lo ha dato anche una bella cartolina degli anni “30” che l’amico Enzo Cesarano mi ha fatto pervenire nei giorni scorsi.

'o Lunnerì 'e Puzzano (cartolina di Enzo Cesarano)

‘o Lunnerì ‘e Puzzano (cartolina di Enzo Cesarano)

In questa cartolina si vedono, sul piazzale della Basilica, numerose bancarelle che espongono e vendono giocattoli, bibite e leccornie varie. Queste modeste e disadorne bancarelle erano schierate anche, una dietro l’altra, sulla salita che porta alla chiesa. Dato che la strada era stretta (in terra battuta e naturalmente polverosa), erano schierate soltanto su un unico lato. Continua a leggere