Il Venerdì Santo

Il Venerdì Santo

a cura di Tullio Pesola

Venerdì Santo

Il Cristo Morto – foto Tullio Pesola

Nella prima cappella che si apre lungo la navata destra e che incontriamo quando ci portiamo in quella che un tempo è stata la Cattedrale della nostra Città, da svariati anni è esposto al culto dei fedeli un simulacro raffigurante Cristo morto. Inizialmente (ci riferiamo, a dir poco, verso la metà degli anni ’60) era stato collocato sull’altare; successivamente si ritenne opportuno adagiarlo ai piedi dello stesso, su quei gradini che, secondo un simbolismo cristiano, rappresentano la salita al Calvario.

Di recente, poi, tale cappella, come si può immancabilmente constatare, è stata impreziosita della presenza di una statua di rara fattura della Vergine Addolorata. I lineamenti della Madonna in questa immagine lasciano trasparire, anche se con tanta compostezza, un profondo dolore, che è quello del dramma struggente, ma non esaltato, di una madre che accetta la morte ingiusta e violenta del Figlio.

E’ il volto di una Madre afflitta, della Madre di tutti noi, di Colei che è la più adatta ad indicarci la via della salvezza. Questa stupenda statua della Vergine Addolorata proviene dalla chiesa di Santa Maria della Pace. Ma…, ritorniamo al Cristo morto; ci ricordiamo qual è stata la sua funzione in passato? Io ritengo che siamo in pochi a conservarne memoria.

Per poterne parlare, però, credo, a questo punto, che sia doveroso fare un notevole passo indietro nel tempo e risalire ai primissimi anni ’60, quando il Consiglio Diocesano composto dai rappresentanti dei quattro rami dell’Azione Cattolica e da quelli della FUCI e delle ACLI che periodicamente si riunivano nell’Episcopio sotto la guida spirituale dell’allora Vescovo della Diocesi di Castellammare Mons. Agostino D’Arco, si trovò concorde nel prendere in considerazione la proposta di uno dei presenti.

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struscio a castellammare

‘O struscio a Castellammare

‘O struscio a Castellammare

articolo di Enzo Cesarano

struscio a castellammare

Era rituale del Giovedì Santo visitare i cosiddetti sepolcri, ovvero le solenni esposizioni del Santissimo, allestiti in occasione della Settimana Santa.

Secondo un’antica tradizione le chiese da visitare dovevano essere in numero dispari, tre o sette, da qui il noto detto “Fà ‘e ssette Chiese”.

Questo cerimoniale era conosciuto come “giro dei sepolcri”, ma a Napoli e in buona parte della Campania veniva invece chiamato ‘o struscio, un rituale che risale agli anni del Viceregno (1503-1734).

L’antica pratica veniva eseguita nel tardo pomeriggio del Giovedì Santo, uno dei pochi momenti in cui tutti i componenti delle famiglie erano liberi da impegni e potevano riunirsi per fare il giro e la visita delle chiese.

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Il Giovedì Santo al… profumo di caffè

Il Giovedì Santo al… profumo di caffè

a cura del dott. Tullio Pesola

Chiesa dello Spirito Santo – Fronte

Diversi anni fa, vale a dire quando la Parrocchia dello Spirito Santo (da molti conosciuta come la Chiesa di San Ciro) era retta dai Frati minori, chi vi accedeva la sera del Giovedì Santo o il giorno dopo, avvertiva un forte, ma gradevole odore di caffè.

In quell’oasi di pace e di preghiera tutti i fedeli che si alternavano nell’incontro con Cristo, si scambiavano sguardi interrogativi, ma nessuno riusciva a darsi una spiegazione e chi ci provava, concludeva –sorridendo – col dire che i frati fronteggiassero la stanchezza col sorbire diversi caffè e protrarre, così, la loro veglia di adorazione davanti alla “cappella della Reposizione”.

Il misterioso profumo di Caffè

Già! La “cappella” o anche – per talune chiese – l’ “altare” della Reposizione! Comunque, sia l’una che l’altro costituiscono, giusto per intenderci, quello “spazio” della chiesa allestito al termine della “Missa in Coena Domini” del Giovedì Santo destinato ad accogliere le specie eucaristiche consacrate e a conservarle fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, al termine della liturgia penitenziale, vengono distribuite ai fedeli per la comunione sacramentale. Continua a leggere

La pastiera di grano

La pastiera di grano nella tradizione stabiese

articolo di Enzo Cesarano

La Pastiera di Grano produzione "Casa del Pane Maresca" (foto Enzo Cesarano)

La Pastiera di Grano produzione “Casa del Pane Maresca” (foto Enzo Cesarano)

Se la Pasqua avesse un odore sarebbe quello dei fiori d’arancio che rappresentano, nella nostra terra, la Primavera. Questa esplosione di vita e gioia è l’ingrediente principale della pastiera di grano, la quale racchiude i simboli della vita e del mondo cristiano: il grano che rappresenta Cristo che muore e risorge a nuova vita; e l’uovo simbolo della fertilità della Terra; ingredienti che caratterizzano questo dolce squisito che viene servito e mangiato proprio nei giorni di Pasqua.

L’invenzione della pastiera sarebbe da attribuire alle mani delle suore del convento di San Gregorio Armeno, molto abili a preparare dolci su commissione dei nobili nel periodo pasquale.

La preparazione della pastiera è lunga e complessa. La tradizione vuole che si prepari di Giovedì santo, anche perché è un dolce che invecchiando migliora e si può conservare fino a dieci giorni. Continua a leggere

Antonio Asturi

Antonio Asturi

a cura di Giuseppe Zingone

Antonio Asturi, nasce a Vico Equense, il 2 novembre 1904 ed ivi muore il 3 gennaio del 1986, la sua fama, la sua notorietà, sono ben radicate a Castellammare, il nostro sito custodisce con amore e gratitudine la bella foto davanti all’ingresso dell’antiche Terme del pittore vicano, donataci dalla Signora Serafina Asturi.

Asturi alle Terme Stabiane (foto gentilmente concessa dalla sig.ra Serafina Asturi)

Asturi alle Terme Stabiane (foto gentilmente concessa dalla sig.ra Serafina Asturi)

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