Archivi tag: Scavi di Stabiae

Accadde Oggi (7 giugno)

Accadde Oggi a Castellammare di Stabia

a cura di Maurizio Cuomo

Accadde oggi a Castellammare di Stabia

Accadde Oggi


Accadde il 7 giugno

Il frigidarium di Villa San Marco (pittura del maestro Umberto Cesino)

Il frigidarium di Villa San Marco (pittura del maestro Umberto Cesino)

Nel 1749 iniziano gli scavi borbonici a Varano

Il 7 giugno 1749, iniziarono gli scavi sulla collina di Varano, precisamente nella zona detta Ripa di Barano. Il promotore dell’impresa fu Carlo di Borbone, che volle fortemente questa esplorazione.

Nonostante operassero senza un metodo scientifico, gli scavatori borbonici fecero scoperte straordinarie. Fin dai primi ritrovamenti, notarono un fatto sorprendente: la pioggia di cenere e lapilli, pur avendo causato distruzione e morte, aveva conservato in modo eccezionale affreschi, arredi e suppellettili.

Queste condizioni eccezionali di conservazione colpirono profondamente gli studiosi dell’epoca. Da quel momento, Stabiae cominciò a emergere come uno dei siti più promettenti dell’archeologia vesuviana.


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Accadde Oggi (21 maggio)

Accadde Oggi a Castellammare di Stabia

a cura di Maurizio Cuomo

Accadde oggi a Castellammare di Stabia

Accadde Oggi


Accadde il 21 maggio

Coppa di Ossidiana oggi esposta al Museo Archeologico di Stabia

Coppa di Ossidiana oggi esposta al Museo Archeologico di Stabia

Nel 1954 a villa San Marco vengono rinvenuti i vasi di ossidiana

Le tre coppe furono scoperte da Libero D’Orsi il 21 e 22 maggio 1954, durante le indagini nell’ambiente n. 37 della villa, uno degli spazi più articolati del complesso residenziale romano situato sulla collina del Varano. I manufatti si distinguono per la rarità del materiale e per l’eccezionalità delle tecniche decorative.

La Coppa C, attualmente esposta presso il Museo Archeologico di Stabia – Libero D’Orsi, è realizzata in ossidiana e presenta una decorazione policroma intarsiata con oro e pietre preziose di vari colori: rosso, verde, bianco, rosa, giallo e blu. Il motivo ornamentale comprende foglie, fiori e un uccello posato su uno stelo centrale.


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La Venditrice di amorini

La zona archeologica

La zona archeologica
( a cura del prof. Giuseppe D’Angelo, testo tratto da: “Rivivi la Città” )

Per la sua conformazione orografica, la città di Castellammare è, per così dire, strutturata su due livelli. Una collina a forma semicircolare che la avvolge – da Pozzano, le Fratte, Quisisana, Monte Coppola, Scanzano, Varano – e una pianura, stretta all’inizio, sul lato sud, che man mano si amplia, procedendo verso nord, formata prevalentemente da una serie di piattaforme alluvionali. E’ da presumere che nell’antichità la pianura fosse molto più esigua di oggi, per cui i primi abitanti delle nostre terre edificarono le proprie abitazioni proprio sulla collina.

La Venditrice di amorini

La Venditrice di amorini (coll. Gaetano Fontana)

A conferma di ciò, va ricordato che gli scavi effettuati – sia sistematicamente, sia a caso – hanno riportato alla luce antichi reperti proprio a Pozzano (nel XVI secolo), le Fratte, Quisisana (secc. XVIII – XX), monte Coppola (sec. XX) e principalmente a Varano (secc. XVIII – XX), anche se ritrovamenti sporadici vengono segnalati sin dal secolo XVI. Continua a leggere

La Villa di San Marco

La Villa di San Marco

articolo di Associazione Stabiae 79 A.D.

La “Villa di San Marco” è un complesso residenziale localizzato sul ciglio del pianoro di Varano nella città di Castellammare di Stabia, che prende il nome da una cappella intitolata al santo evangelista, costruita nella seconda metà del 1700. Questa meraviglia, considerata tra le più grandi e belle dimore dell’area vesuviana, si estendeva per circa 11.000 mq, di cui solo 6.000 riportati alla luce.
Le prime opere di scavo furono eseguite in epoca borbonica tra il 1749 e il 1754, sotto la direzione dell’ingegnere svizzero, Karl Jacob Weber (attraverso la realizzazione di cunicoli sotterranei), successivamente riprese tra il 1950 e il 1962, ad opera del prof. Libero d’Orsi, preside della scuola media “Stabiae” a Castellammare di Stabia e appassionato di archeologia e scrittura.

ingresso della Villa di San Marco

(ingresso della Villa di San Marco)

Il primo impianto della struttura è riconducibile alla prima età augustea, anche se ha subito diverse trasformazioni in età claudia. Infatti furono aggiunti diversi ambienti panoramici al nucleo originario dell’atrio tetrastilo ionico, quali il giardino con triportico e piscina, e il porticato superiore con colonne tortili. Molte zone della ‘villa‘ ad oggi risultano ancora interrate, come l’ingresso principale con annessa strada, che dava su un cortile porticato da cui si accedeva al tablino e quindi all’atrio tetrastilo su cui si aprono quattro cubicoli. Continua a leggere

Stabiae: reperti in ombra e prospettive future

Stabiae: reperti in ombra e prospettive future

l’Editoriale di Maurizio Cuomo

Stabiae reperti in ombra: in foto gli Scavi archeologici di Stabiae (foto F. Fontanella)

Scavi archeologici di Stabiae (foto F. Fontanella)

Da moltissimi anni, le autorità competenti hanno lasciato parte dei reperti rinvenuti nelle ville di Stabiae a giacere in ambienti umidi e chiusi al pubblico dell’Antiquarium stabiano, in attesa di una sistemazione più adeguata e dignitosa.
(Nota: con un comunicato stampa del 5 giugno 2020, il Comune di Castellammare di Stabia ha annunciato il trasferimento dei reperti, dopo 62 anni, nei locali della Reggia di Quisisana, come stabilito dall’accordo tra il direttore del Parco archeologico di Pompei Massimo Osanna, il direttore dell’Ufficio Scavi di Stabia Francesco Muscolino e il sindaco Gaetano Cimmino.)

Nel frattempo, un altro importante nucleo di reperti — circa 200, anch’essi provenienti da Stabiae — ha invece conosciuto la ribalta internazionale, gratificando moralmente la comunità locale. Questi reperti hanno fatto parte di una mostra itinerante di grande successo, che in una delle sue ultime tappe ha riscosso entusiastici consensi al Museo Hermitage di San Pietroburgo.
Purtroppo, agli abitanti del posto e ai potenziali turisti non resta, per il momento, che la possibilità di visitare gratuitamente le ville d’otium di Stabiae, quasi del tutto spoglie di affreschi e suppellettili.

Chissà ancora per quanto tempo le istituzioni continueranno a sottoporre Stabiae a questo assurdo gioco di potere e decisioni miopi, che la escludono dal circuito turistico e archeologico d’élite. Al lettore resta il compito di riflettere… ai posteri il piacere — si spera — di sapere.