Scupatore (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


‘o Scupatore
( a cura di Maurizio Cuomo )

Il termine moderno “operatore ecologico”, con il quale genericamente viene identificata una vasta categoria di manodopera operaia (meccanizzata e non), interessata all’attività di pulizia e alla raccolta di rifiuti dall’ambito urbano, ha quasi definitivamente rimpiazzato il caratteristico termine di “Scupatore” adoperato nel dialettale per identificare la vecchia figura professionale dello spazzino (netturbino).

L'organico per il servizio di nettezza urbana ai piedi di Palazzo Farnese (fine anni '50)

L’organico per il servizio di nettezza urbana ai piedi di Palazzo Farnese (fine anni ’50)

Questa professione (il cui termine traeva chiare origini, dalla grossa scopa di saggina, adoperata per la pulizia delle strade), simbolo del ceto povero della società, ha ispirato i pensieri di eccelsi poeti napoletani, tra di essi ricordiamo alcuni versi emblematici del nostro Raffaele Viviani, tratti dalla poesia “‘O scupatore”:

“[…]E’ nu brutto mestiere, ‘o scupatore!
E io vo dico cu tutta l’esattezza,
pecchè ce so’ nato int”a munnezza;
e tengo competenza e serieta’.

Sule na cosa inta a sta classe nosta:
Ca tu nun truove nu privileggiato.
Nuje simme tutte uguale, l’uno cu n’ato,
ca stessa scopa mano pe scupa'[…]”

A ricordo dell’importanza data a questa “povera”, ma onorevole professione, citiamo ancora quattro righe del principe Antonio De Curtis (in arte Totò), tratte dalla stupenda opera morale “‘A livella”:

“[…]chill’ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu ‘na scopa mmano.

E chillo certamente è don Gennaro…
‘o muorto puveriello…’o scupatore.[…]”.

Quando il termine “Scupatore” era ancora in auge non raramente si sentiva la caratteristica frase: “chillo sta’ d’int”a scupara” a indicare una persona lavorante nell’allora “Nettezza Urbana”. Ancora oggi comunque alcuni soprannomi stabiesi sopravvissuti ai tempi (es.: ‘e Scupare, ‘a Scupatora, ecc.), tradiscono a chiari lettere una remota appartenenza a questo settore lavorativo.

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