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L’eruzione del Vesuvio del 1906

articolo a cura di Maurizio Cuomo

Nella pagina riportiamo la cronaca dell’eruzione del Vesuvio avvenuta nell’aprile del 1906, sicuramente uno degli eventi più suggestivi ed intensi di vita cristiana, vissuti nella città di Castellammare di Stabia negli ultimi secoli. La suddetta cronaca estrapolata da due scritti d’epoca è tratta dagli archivi della Cattedrale stabiese.

Particolare di un dipinto di Francesco Filosa (Cattedrale stabiese)

Protezione della liberazione ottenuta nella terribile eruzione del Vesuvio mediante l’intercessione del nostro Protettore San Catello (libro VI delle conclusioni del Capitolo Stabiese pag. 18).

Fin dal giorno 2 aprile di questo corrente anno 1906 il vicino monte Vesuvio manifestò segni precursori di una eruzione. Aumentò l’attività nei giorni 5, 6, 7, con emissione continuata di lava di fuoco in vari punti, con sbuffi di cenere e sabbia, accompagnati a brevi intervalli da forti boati. Nella notte però dal 7 al 8 di detto mese, giorno di Domenica delle Palme, l’eruzione pigliava tali proporzioni da ridestare la più grave costernazione ed il più intenso terrore, in un tratto si aprivano varie bocche che gittavano laghi di fuoco, sicché tutto il Vulcano sembrava diventare una massa di fuoco presentando terrificante spettacolo. Allo spuntare dell’infausto giorno 8 immensa folla di gente di questa nostra città corse nella nostra Cattedrale fatta aprire ben per tempo e supplicava l’aiuto del nostro amato Protettore S. Catello, e più nostro vivo il desiderio che il venerando simulacro fosse portato fuori la Chiesa a vista del … monte. Continua a leggere

Santu Catiello e ll’alluvione

Il 20 gennaio 1764 una disastrosa alluvione provocò ingenti danni alla nostra città, ma grazie all’intercessione di San Catello (per noi stabiesi Santu Catiello) non ci furono vittime, al contrario dei paesi vicini come Lettere, Casola, Gragnano, Pimonte e Vico Equense.

A seguire la poesia composta (nel gennaio 2014) da Bonuccio Gatti, in occasione del 250° anniversario dell’alluvione.

Santu Catiello in una pittura di Ciro Alminni

Santu Catiello in una pittura di Ciro Alminni


Santu Catiello e ll’alluvione

Pure chist’anno è asciuta ‘a prucessione,
pure sta vota s’è mantenuta ‘a tradizione;
‘o maletiempo, accussì comme d’incanto,
è scumparuto propio pe f’ascì’ ‘o Santo!

E chistu ccà è pure ‘n’anno particolare,
ce sta ‘n’anniversario che è da ricordare:
250 anne fa ce fuje ‘na grossa alluvione,
ma Santu Catiello salvaje ‘a pupulazione. Continua a leggere

Osservazioni astronomiche al Monte Sant’Angelo a Tre Pizzi

“Per un’interpretazione naturalistica della miracolosa apparizione di San Michele Arcangelo al vescovo Catello e al monaco Antonino”

Il "Passo del diavolo" sulla via del Sant'Angelo a Tre Pizzi.

Il “Passo del diavolo” sulla via del Sant’Angelo a Tre Pizzi (foto F. Fontanella).

Qualche tempo fa, su invito di alcuni amici ricercatori appassionati di storia locale, ho avuto modo di leggere una traduzione1 dello scritto agiografico noto come Anonimo sorrentino. Cercavo, con la lettura, uno spunto naturalistico che potesse contribuire allo studio delle vicende narrate nel testo.

Tralasciando la bella e suggestiva descrizione del paesaggio, che in un primo momento aveva catalizzato il mio interesse, ho focalizzato l’attenzione sul racconto dell’apparizione di San Michele Arcangelo al vescovo Catello e al monaco Antonino.

“… la prova del loro comune sentire e dell’identico modo di esprimersi fu una visione angelica. A notte fonda infatti apparendo ad entrambi proprio uguale: Voglio, disse, che in quel luogo in cui siete soliti attendere con zelo alla preghiera e dove dinanzi vedeste un cero ardere, costruiate a mio nome un oratorio. Richiesto del nome rispose di essere l’Arcangelo Michele e disparve.” Continua a leggere

  1. D’Angelo G., 2009 – Anonimo Sorrentino – manoscritto del secolo nono – La più antica storia dei santi Antonino e Catello (II ed. riveduta, corretta e integrata). Pag. 87-89

San Catello – la storia del nostro Santo Patrono

a cura di Maurizio Cuomo

La storia di San Catello, vescovo di Stabia e patrono della città di Castellammare di Stabia, purtroppo, non è ben chiara. Avvolta nel mistero e per alcuni tratti contraddittoria, la vita del Santo, fu trascritta per la prima volta dall’Anonimo sorrentino in un manoscritto risalente alla fine del IX sec. Intento a raccontare la storia di Sant’Antonino abate di Sorrento (strettamente collegata alla vita di San Catello), l’anonimo nei suoi antichi scritti, menzionando le vicissitudini che legano i due Santi, ha rilasciato numerose tracce descrittive anche di San Catello.

San Catello (stampa d'epoca)

San Catello (stampa d’epoca)

L’incontro tra i due Santi avvenne nella seconda metà del VI secolo, quando Sant’Antonino (monaco benedettino), scampato alla furia devastante del popolo longobardo, dopo diversi giorni di profugo cammino, giunto a Stabia, fu accolto dal vescovo Catello. Continua a leggere

Antico santuario di San Michele Arcangelo al Monte Sant'Angelo a Tre Pizzi.

San Catello e il tempio al monte Aureo

articolo di Maurizio Cuomo

Leggenda vuole che ritiratisi in preghiera nella quiete di una grotta sulle alture del monte Aureo (così nel Medioevo era appellato l’odierno “monte Faito”), in una notte buia, il vescovo Catello e l’abate Antonino ebbero la celeste visione dell’Arcangelo Michele, che ordinò loro di edificare un tempietto sulla cima del monte, laddove si vedeva ardere un grosso cero; i religiosi ubbidirono con assoluta devozione ed in breve edificarono sulla designata cima del monte (oggi monte Sant’Angelo, quota 1444 metri), un tempietto in legno in onore di San Michele Arcangelo, una piccola dimora consacrata a Dio ove giornalmente veniva officiata la Santa Messa.

San Catello: apparizione nella grotta

San Catello: apparizione nella grotta

Tutto volse per il meglio, fin quanto proprio per la sua condotta eremitica, il vescovo Catello fu vittima di una inattesa calunnia, con la quale lo si accusava di aver trascurato e abbandonato i fedeli e la sua chiesa. Il vescovo fu così sospeso e condotto prigioniero nelle carceri di Roma, perché giudicato colpevole da Papa Pelagio II.

Catello, uomo di straordinaria fede, si chiuse in contemplazione e in preghiera, e accolse la momentanea ingiusta decisione con ammirevole spirito di sopportazione. Stretto in continua meditazione ed ispirato da illuminazione divina, l’incarcerato Catello predisse al diacono suo temporaneo custode di cella che in un futuro non lontano, egli da carceriere, sarebbe stato elevato a pontefice, ma tale affermazione pur sortendo nel diacono sorpresa e perplessità, fu ben presto dimenticata. Alla morte di Papa Pelagio II (anno 590), la predizione fatta tempo addietro nelle carceri, ebbe ad avverarsi: il diacono carceriere di Catello, fu realmente eletto Papa con il nome di Gregorio Magno.
In seguito alle rivelazioni avute in sogno da un monaco benedettino (presumibilmente Sant’Antonino), Papa Gregorio Magno, novello Papa, ebbe in ricordo la predizione di Catello (fatta nelle carceri), e mosso a commozione lo riconobbe innocente. Finalmente scarcerato, Catello fu accolto festosamente dal popolo stabiese per essere immediatamente reintegrato a pieno diritto con la carica di vescovo di Stabia. Continua a leggere