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Informazioni su Ferdinando Fontanella

Collaboratore di Redazione Naturalista e giornalista pubblicista, è laureato in Scienze della Natura, con specializzazione in Divulgazione naturalistica e Museologia scientifica, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. E' responsabile della pagina Twitter di LR.

Osservazioni astronomiche al Monte Sant’Angelo a Tre Pizzi

“Per un’interpretazione naturalistica della miracolosa apparizione di San Michele Arcangelo al vescovo Catello e al monaco Antonino”

Il "Passo del diavolo" sulla via del Sant'Angelo a Tre Pizzi.

Il “Passo del diavolo” sulla via del Sant’Angelo a Tre Pizzi (foto F. Fontanella).

Qualche tempo fa, su invito di alcuni amici ricercatori appassionati di storia locale, ho avuto modo di leggere una traduzione1 dello scritto agiografico noto come Anonimo sorrentino. Cercavo, con la lettura, uno spunto naturalistico che potesse contribuire allo studio delle vicende narrate nel testo.

Tralasciando la bella e suggestiva descrizione del paesaggio, che in un primo momento aveva catalizzato il mio interesse, ho focalizzato l’attenzione sul racconto dell’apparizione di San Michele Arcangelo al vescovo Catello e al monaco Antonino.

“… la prova del loro comune sentire e dell’identico modo di esprimersi fu una visione angelica. A notte fonda infatti apparendo ad entrambi proprio uguale: Voglio, disse, che in quel luogo in cui siete soliti attendere con zelo alla preghiera e dove dinanzi vedeste un cero ardere, costruiate a mio nome un oratorio. Richiesto del nome rispose di essere l’Arcangelo Michele e disparve.” Continua a leggere

  1. D’Angelo G., 2009 – Anonimo Sorrentino – manoscritto del secolo nono – La più antica storia dei santi Antonino e Catello (II ed. riveduta, corretta e integrata). Pag. 87-89
melagrana pipetta

‘A pipparella cu’ ‘o ‘ranato

melagrana pipettaIl melograno (Punica granatum) tradizionalmente associato al culto dei morti, è una pianta che mette un po’ tristezza. I frutti maturi arrivano sulle nostre tavole proprio nel periodo dedicato ai defunti. A scuola l’insegnante spiega che proprio a quest’albero, dai bei vermigli fiori, il figlioletto di Carducci, poco prima di morire, tendeva la pargoletta mano. Per concludere col mito classico che racconta come la giovane Persefone, per aver assaggiato pochi semi di melagrana, era costretta a vivere per sei mesi l’anno nel regno degli inferi in compagnia di Plutone. Tuttavia per i ragazzi che hanno studiato presso l’università della strada, da cui sono bandite tristezza, parafrasi e traduzioni, e la tradizione è solo l’occasione per assaggiare qualche sana leccornia. La melagrana, ‘o ‘ranato nel nostro dialetto, diventa materiale indispensabile per la realizzazione di una simpatica pipetta giocattolo. La pipparella che lo scugnizzo fuma per scherzo mentre impara ad essere grande. Continua a leggere

Castagne del Monte Faito

Castagni e castagne, nella tradizione stabiese

“Storia, tradizione e cultura dell’albero e del frutto principi dell’autunno”

Castanea sativa

Castagne del Monte Faito

Cosa sarebbe, in autunno, il pranzo domenicale se non terminasse con una calda e profumata teglia di castagne? E come sarebbero le nostre strade se all’angolo non ci fosse il venditore di caldarroste? Quanta magia c’è in quel cartoccio fumante che contiene quei pochi, saporitissimi frutti, che ci riscaldano le mani e ci deliziano il palato. Il castagno (Castanea sativa Miller) è una pianta che da millenni accompagna l’uomo fornendogli nutrienti frutti e ottima legna, ricevendo in cambio amorevoli cure.

E’ proprio grazie all’uomo che il castagno oggi è ampiamente diffuso in tutta l’Italia. Continua a leggere

Corbezzoli (foto Gennaro Cesarano)

Il Corbezzolo, ovvero ‘a Sovera pilosa

Corbezzolo (Arbutus unedo) foto Nando Fontanella

Corbezzolo (Arbutus unedo) foto Nando Fontanella

Castellammare è una città fortunata, il luogo dove la pianura incontra le montagne, i monti toccano il mare e l’acqua salata si mescola con quella dolce.

In un posto così fatto non si corre mai il rischio di annoiarsi, una semplice passeggiata, fatta in un qualsiasi periodo dell’anno, sa sempre regalarti lo spunto interessante per una riflessione, un ricordo, una ricerca.

Nel mio girovagare per questa terra meravigliosamente ricca, quest’autunno ho avuto modo di soffermarmi a pensare ad una pianta comune nei nostri monti ovvero il Corbezzolo. Continua a leggere

Banco di Santa Croce (foto Andrea Di Pietro)

Il Dattero di mare

articolo di Ferdinando Fontanella

Banco di Santa Croce (foto Andrea Di Pietro)

Banco di Santa Croce (foto Andrea Di Pietro)

Il primo incontro col Dattero di mare avvenne una estate di molti anni fa, alla spiaggia di Pozzano a Castellammare di Stabia. Quella mattina mi ero alzato all’alba per andare al mare con mio padre. Al nostro arrivo la spiaggia era ancora deserta fatta eccezione per un unico bagnante, in verità più che un bagnate questo bizzarro personaggio sembrava uno scultore folle, munito di martello e scalpello era intento a lavorare una grossa roccia che poco prima aveva faticosamente trasportato a terra dal mare. Il ritmico picchiare del martello sullo scalpello era di tanto in tanto interrotto da una misteriosa manovra, lo “scultore” con una lunga pinzetta estraeva dalla roccia frantumata qualcosa di scuro e affusolato che riponeva con cura in un secchio vicino. Incuriosito ricordo di essermi avvicinato e con grande meraviglia ho notato che quella roccia, per i tanti fori che la crivellavano, sembrava un’enorme fetta di Emmental. Nel secchio invece erano ammassati svariati “frutti” molto simili ai grossi e dolci datteri che si mangiano nel periodo natalizio. Vedendomi così stupito mio padre mi spiegò che quelli che io avevo visto erano si dei frutti, ma di mare, erano Datteri di mare, dalle nostre parti meglio conosciuti come  ‘e cannulicchie ‘e scoglio. Continua a leggere