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Figure e personaggi del cantiere navale

Caro Maurizio, ti invio alcuni ritratti di personaggi e situazioni del cantiere navale di una volta. Mi sono venuti a mente in questi giorni e li ho subito trascritti per non dimenticarli.

 Antonio Cimmino

italcantieri

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Zazà il poeta
Lorenzo era un manovale del cantiere con l’hobby della poesia, almeno come affermava lui. La sua più famosa composizione, che recitava sempre a richiesta, tra l’ilarità generale, era “’O mare e tu” e così diceva: “E’ bello ‘o mare, ‘o mare è bello, comme a tte”. L’uomo era vedovo e, ogni qualvolta si nominava la buonanima, si toglieva il cappello. Naturalmente i compagni di lavoro, con malizia, decine di volte al giorno, gli ricordavano la moglie per assistere al suo scappellamento.

Fafino
Fafino era un saldatore elettrico non troppo affezionato al suo lavoro. Quando furono costruiti i traghetti, con doppio fondo molto angusto, di fronte alle titubanze degli operai ad infilarsi nei passi d’uomo per saldare i madieri e i correnti, egli si offerse volontario. Entrato carponi, subito dopo accusò un malore per cui i compagni di lavoro lo estrassero subito. Aveva la bava alla bocca. Si seppe poi che aveva ingerito del citrato di magnesio per simulare la schiuma. Il capo operaio, da allora, gli proibì di saldare nel doppi fondi dei traghetti. Continua a leggere

Antonio Cecchi: storia di un rivoluzionario

( a cura del dott. Raffaele Scala )

(Saggio pubblicato su Cultura e Società, n 2/ 2008, rivista edita in Castellammare di Stabia)

Premessa dell’autore:

Vi invio una biografia su Antonio Cecchi, l’amico di Amedeo Bordiga che rifondò la Camera Confederale del Lavoro di Castellammare di Stabia, dopo quella sfortunata del 1907 fortemente voluta da Catello Langella. Cecchi fu uno dei massimi protagonisti delle vicende del movimento operaio della nostra città dal 1912 al 1922. Quella di Cecchi è una illustre famiglia che ha dato molto a Castellammare a partire dal padre, Basilio, direttore didattico, la sorella Rosa, anch’essa direttrice didattica, il fratello Mario, medico generoso membro del Comitato di Liberazione stabiese nel secondo dopoguerra e soprattutto il fratello Pasquale, leggendario sindaco comunista dal 1946 al 1954 e già vice sindaco nella prima giunta rossa, affondata sotto i colpi dell’assalto fascista a Palazzo Farnese nel gennaio 1921 e noto come la strage di Piazza Spartaco. Mi è doveroso ricordare che il saggio fu pubblicato nel 2008 nel numero 2 della rivista “Cultura e Società”. Lascio, naturalmente, a voi la valutazione se pubblicarlo o meno.

Antonio Cecchi

Antonio Cecchi

Infanzia e adolescenza a Scafati
Originario di Perito, in provincia di Salerno, il maestro elementare, Basilio Mariano Cecchi (1865 – 1932), aveva insegnato ad Oliveto Citra, prima di essere trasferito a Scafati, dove aveva conosciuto Continua a leggere

Il cappellano della Navalmeccanica

( a cura del dott. Tullio Pesola )

Navalmeccanica palco delle autorità

Navalmeccanica palco delle autorità

In questa immagine databile approssimativamente intorno alla fine degli anni ‘50 si può chiaramente vedere alle spalle del Vescovo della Diocesi di Castellammare di Stabia, Mons. Agostino D’Arco, un Francescano, Padre Agostino Acierno o.f.m, “cappellano” dell’allora Navalmeccanica. Infatti, da quando la Parrocchia incominciò, per molteplici cause dovute alle difficilissime congiunture storiche del secondo dopoguerra, a non avere più incidenza sui filiani occupati per la maggior parte del giorno in una qualsiasi azienda, iniziò l’ingresso in fabbrica di sacerdoti qualificati per un nuovo apostolato di recupero.
Sorse così, accanto alla Parrocchia, un organismo eccellente: l’Opera Nazionale Assistenza Religiosa Morale Operai (ONARMO).
Il fine del Cappellano di Fabbrica era mirato alla realizzazione di una triplice fase: cantiere, famiglia, parrocchia, per ricondurre l’operaio alla Parrocchia dove riprendere e continuare il cammino interrotto verso la meta della perfezione cristiana.
Molti ancora oggi ricordano che le caratteristiche particolari di Padre Agostino erano la solidità della sua cultura e l’ampiezza delle sue riflessioni. Il suo sguardo, il suo pensiero, la sua preghiera, il suo amore erano per tutti i suoi operai, occupandosi anche e forse soprattutto di chi non si occupava di Lui.