Figure e personaggi del cantiere navale

Caro Maurizio, ti invio alcuni ritratti di personaggi e situazioni del cantiere navale di una volta. Mi sono venuti a mente in questi giorni e li ho subito trascritti per non dimenticarli.

 Antonio Cimmino

italcantieri

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Zazà il poeta
Lorenzo era un manovale del cantiere con l’hobby della poesia, almeno come affermava lui. La sua più famosa composizione, che recitava sempre a richiesta, tra l’ilarità generale, era “’O mare e tu” e così diceva: “E’ bello ‘o mare, ‘o mare è bello, comme a tte”. L’uomo era vedovo e, ogni qualvolta si nominava la buonanima, si toglieva il cappello. Naturalmente i compagni di lavoro, con malizia, decine di volte al giorno, gli ricordavano la moglie per assistere al suo scappellamento.

Fafino
Fafino era un saldatore elettrico non troppo affezionato al suo lavoro. Quando furono costruiti i traghetti, con doppio fondo molto angusto, di fronte alle titubanze degli operai ad infilarsi nei passi d’uomo per saldare i madieri e i correnti, egli si offerse volontario. Entrato carponi, subito dopo accusò un malore per cui i compagni di lavoro lo estrassero subito. Aveva la bava alla bocca. Si seppe poi che aveva ingerito del citrato di magnesio per simulare la schiuma. Il capo operaio, da allora, gli proibì di saldare nel doppi fondi dei traghetti.

Il responsabile della consegna della nave
S. era un capo dei manovali deputato alla pulizia dei locali della nave prima della consegna all’armatore. Era molto attaccato al suo lavoro che svolgeva con impegno e sollecitudine. Si racconta che il vicedirettore, conoscitore degli uomini e del cantiere, qualche giorno prima della consegna, lo chiamava e gli diceva:” S. quando mi consegni la nave?”. S. sentendosi così importante, si metteva alla testa dei suoi manovali ottenendo sempre ottimi risultati.

Giacumino ‘o comico
Famoso operaio dell’allestimento, venne visto dal vicedirettore del cantiere, mentre saliva e scendeva più volte dalla nave con un pezzo di tubo sulle spalle. Per premiare questo indefesso lavoratore, gli fu concessa una gratifica economica. Si seppe successivamente che portava a spasso sempre lo stesso pezzo in quanto, sbagliando sempre a prendere le misure a bordo, andava in officina a terra per le continue inutili modifiche. Non riuscendo a “quagliare” nulla, quel lavoro fu affidato ad altro operaio.

‘O campatore
Si racconta che un operaio si vantava di essere “un campatore” con le donne, recandosi spesso a Napoli. Si seppe poi che saliva nei tram affollati e praticava l’antica arte della “mano morta”.

‘O Magone
Un capo officina del reparto motoristi, era considerato un monarca assolutista dai suoi operai. Non si recava mai a mensa, il pranzo gli veniva portato da uno dei suoi. Altri gli preparano l’acqua calda per le abluzioni prima della fine del lavoro. Altri ancora, nei giorni festivi, andavano a lavorare nel suo giardino, onorati di essere scelti per tali incarichi. Era della penisola sorrentina e aveva alcuni compaesani, subordinati fedelissimi. Si racconta che in prossimità delle prove motori, un suo adepta manometteva l’impianto per cui, all’atto della mancata accensione, l’ingegnere responsabile andava in panico. Veniva subito chiamato il Magone. Questi , recatosi con baldanza nella sala macchine, chiedeva che tutti uscissero dal locale per effettuare la sua diagnosi e proporre le cure necessarie per far rombare il motore. Mutatis mutandis , tutto andava per il verso giusto e l’audience del Magone cresceva sempre di più.

‘O capitano
Un diplomato del nautico sezione macchine, venne assunto in cantiere e destinato naturalmente al reparto motoristi. Non possedendo nessuna esperienza, affidato nelle mani del Magone, viveva male la sua giornata lavorativa. Ma non si perdette d’animo, facendo di tutto per farsi destinare ad altri incarichi con gaffe vere e/o simulate. La goccia che fece traboccare il vaso fu quando il Magone gli chiese di chiamargli dei marinai per un lavoro urgente. I marinai erano gli operai addetti ad agganciare pezzi e macchinari alle funi delle gru e collaborare alle manovre. ‘O Capitano si recò a bordo dell’incrociatore Caio Duilio in allestimento, e implorò alcuni stupiti marinai della Marina a seguirlo. Fu subito spostato in ufficio ove, in un incarico deresponsabilizzato, visse felice e contento fino al pensionamento.

‘O cafè self service
Nella vecchia officina navale, Numa un operaio fabbro, preparava il caffè e lo lasciava su uno stipetto, sotto lo scalone che saliva alla sala a tracciare. A fianco c’era una vaschetta di acciaio con acqua sempre bollente in cui erano sistemate delle tazzine. Chi desiderava un caffè, si serviva da solo dalla grossa moka e lasciava 20 lire in un cassetto per le necessarie spese. Altri tempi ed altre persone!

‘A Befana
Nel mese di dicembre, il Cral sistemava nell’androne del cantiere, su dei banchetti appositamente allestiti, diversi giocattoli per i figli dei dipendenti che, per età, ne avevano diritto. Ognuno sceglieva il tipo di giocattolo e ne dava notizia ad un responsabile. Spesso qualche operaio, di domenica, portava i figli per far scegliere direttamente i giocattoli per il giorno 6 gennaio. Ma i più decidevano personalmente per non fare perdere la sorpresa, anche se tastavano, pilotando, le aspettative dei bambini.