Archivi autore: Raffaele Scala

Informazioni su Raffaele Scala

Nato a Castellammare di Stabia, laureato in sociologia, sposato con due figli, vive a Santa Maria la Carità, lavora a Napoli, è autore di diverse pubblicazioni di carattere storico incentrate sulla storia del movimento operaio stabiese e del suo circondario.

Raffaele Guida, storia di un socialista stabiese

Raffaele Guida, storia di un socialista moderato di Castellammare di Stabia

articolo del dott. Raffaele Scala

Premesse

Maurizio buonasera,
       eccomi ancora una volta con una nuova biografia su un protagonista del nostro locale movimento operaio, forse meno famoso, ma non per questo meno importante. A differenza di tanti altri da me pubblicati non era quello che si dice un rivoluzionario di professione, non era un estremista ma mai gli venne meno la fede nel socialismo e fu sempre coerente con le sue idee, anche durante il regime fascista. Forse a differenza di quanti ebbero il coraggio di affrontare il confino politico, il carcere e l’espatrio forzato, egli non si espose, ritirandosi a vita privata e dedicandosi al lavoro e alla famiglia, ma di sicuro non tradì la sue idee, non le rinnegò come tanti altri che non esitarono a indossare la camicia nera. E questi furono molti, troppi, alcuni invaghiti dalle parole immaginifiche di Mussolini, altri, la maggioranza, per pura, meschina convenienza.
Raffaele Guida è scomparso nel 1967, forse tra quanti leggeranno la sua biografia, alcuni tra i più anziani lo ricordano perché è stato un protagonista anche nel secondo dopoguerra quale consigliere comunale e assessore del PSI fino ai primi anni Sessanta. Chi vorrà, se avrà documenti, foto o ricordi personali, potrà mettersi in contatto con il sottoscritto, tramite Libero Ricercatore.

Come sempre grazie per lo spazio concesso e arrivederci. Raffaele Scala


Piazza Spartaco del pittore Antonio Gargiulo

Piazza Spartaco del pittore Antonio Gargiulo

Raffaele Guida si avvicinò al socialismo relativamente tardi, la politica non doveva rientrare tra i suoi maggiori interessi e anche quando cominciò ad occuparsene lo fece più da spettatore interessato che da militante. Non a caso nella sua breve autobiografia egli racconta, sbagliando, che fino al  primo conflitto mondiale a Castellammare non esistevano sezioni di partito, portando come esempio che ad ogni vigilia di elezioni politiche gli oratori venivano da Napoli, quasi sempre esponenti di fama nazionale o deputati del Partito, come Arnaldo Lucci, Ettore Ciccotti, fino al deputato emiliano, ma milanese di adozione, Dino Rondani, un formidabile oratore presente nel circondario di Castellammare fin dal 1898. Continua a leggere

Il Quarto Stato (opera di Giuseppe Pellizza - anno 1901)

Il 1° Maggio a Castellammare di Stabia dalle origini al dopoguerra

Il 1° Maggio a Castellammare di Stabia dalle origini al dopoguerra

articolo del dott. Raffaele Scala

Il principio delle tre otto prevede
che otto ore siano destinate al lavoro,
otto ore alla svago e all’istruzione
e otto ore al sonno.

Il Quarto Stato (opera di Giuseppe Pellizza - anno 1901)

Il Quarto Stato (opera di Giuseppe Pellizza – anno 1901)

PREMESSA:

Quelli che seguono sono semplici appunti di un lavoro appena abbozzato, stralci rubati alle numerose ricerche effettuate negli anni, un puzzle composto alla meno peggio, ma sentivo la necessità di pubblicare qualcosa sulla Festa del I maggio, di dare un senso, al tempo del corona virus, a questa giornata un tempo così importante e ormai declassata a giorno di riposo, da trascorrere chiusi in casa, magari ad ascoltare musica, ovviamente leggera, scacciapensieri. Così in fretta e furia ho provato a mettere insieme i primi maggio vissuti in una Città ex industriale, antica roccaforte rossa al punto da essere definita la Stalingrado del sud. Dai primordi al 1948. Ho provato poi a chiudere questa breve panoramica con delle riflessioni a caldo, non bene ponderate. Ho deciso di lasciarle così, in attesa di una seconda, magari terza stesura che il tempo, la voglia e lo studio mi consentiranno di meglio definire. Perciò chiedo venia delle eventuali inesattezze, imprecisioni e perfino di alcuni acidi commenti ai quali mi sono dedicato in chiusura di questa mia breve panoramica.


La giornata internazionale per la riduzione dell’orario di lavoro

Il I maggio, quella che oggi conosciamo come festa dei lavoratori, nasce in realtà come giornata di mobilitazione per la conquista delle otto ore lavorative in un tempo in cui si era costretti a lavorare almeno 12/14 ore al giorno, con punte di sedici, per sei giorni alla settimana e spesso impiegati  anche la mattinata della domenica per la manutenzione degli impianti. Erano tempi in cui i diritti degli operai erano prossimi allo zero e perfino scioperare era considerato un reato da una legge matrigna che riconosceva esclusivamente i diritti dei padroni. Continua a leggere

Lo  stabiese Vincenzo Sorrentino

  Lo  stabiese Vincenzo Sorrentino

il fascista navigatore solitario

(articolo del dott. Raffaele Scala)

Premessa. La biografia di Vincenzo Sorrentino, pur completa nel suo insieme presenta numerose lacune per colmare le quali sarebbero necessarie nuove e più approfondite indagini nei vari Archivi disseminati tra Castellammare di Stabia, Napoli, Roma e, forse, Buenos Aires, dove il nostro navigatore solitario visse gli ultimi trenta anni della sua esistenza e dove ancora riposano le sue spoglie, seppure perdute, gettate chissà dove da chi rubò l’urna che conteneva le sue ceneri. Una vita vissuta pericolosamente, non priva di lati oscuri, di ombre che sarebbe opportuno dissipare. Qualcuno, forse, lo farà. Noi abbiamo gettato il seme della curiosità, del dubbio, se Sorrentino fu veramente un grande navigatore solitario o se millantò parte del credito che il fascismo esaltò per il suo prestigio. Non possiamo, comunque, non riconoscergli un ottima conoscenza dei venti e delle correnti, uno spirito incline alla solitudine, che deve apparire particolarmente spaventosa, allorché altissimi si levano i cavalloni a squassare la fragile imbarcazione o quando la nebbia ti avvolge fitta, demoralizzandoli per timore di cozzare su scogliere e bassifondi,[1] ma soprattutto non deve mancare un indubbio coraggio e un temperamento spericolato, senza i quali non si va da nessuno parte.


Circolo Nautico Stabia – Vincenzo Antonio Sorrentino, figlio del 34enne medico Alfonso e della 24enne casalinga Maria Liberata Milano, sposata il 19 marzo 1898, nasce alle quattro del mattino in via Brin il 22 settembre 1903, terzo figlio dopo Catello (1899 – 1971) e Vincenzo (1901 – 1902), morto quando aveva soltanto 18 mesi di vita. Anche il quarto figlio della coppia ebbe vita breve con la piccola Antonietta scomparsa a soli quattro mesi il 18 luglio 1907. Seguirà un quinto figlio, Antonino (1909 – 1985).

Lo incontriamo, giovanissimo, tra i primi canottieri del Circolo Nautico Stabia, sorto il 23 maggio 1921, gareggiare con i fratelli Guido e Nino Gaeta, già noti militanti  socialisti e con Piero Girace, figlio del barone Francesco, già sindaco di Gragnano e assessore del comune di Castellammare di Stabia,  condividendone  fin dalle origini la fede fascista.  Con Nino formerà il primo equipaggio a quattro sceso in acqua in iole.[2] Gli altri tre  erano il capovoga, Nino Natale, Paolo Scognamiglio e Carlo Vitelli, mentre Sorrentino fungeva da timoniere.[3] Nonostante fosse mingherlino e di bassa statura, possedeva una incredibile resistenza fisica, messa continuamente a dura prova nelle sue infinite traversate nel golfo di Napoli.

Girace, che aveva probabilmente conosciuto Sorrentino grazie alla comune militanza nel nascente fascio di combattimento e alla stessa passione per il mare nel Circolo nautico Stabia, dove anch’egli si dilettava come vogatore, in un suo articolo racconta di come il giovanissimo Sorrentino fosse da sempre innamorato del mare, di come le sue giornate le passasse sempre nelle azzurre acque del golfo.

Ore ed ore sotto il cielo lattiginoso dell’alba e sotto il sole canicolare, al timone di uno jole o nella sua fragile canoa. Castellammare Capri e ritorno, Capri Gaeta e ritorno erano per lui gite di piacere, le quali si compivano cantando, ossia con grande comodità. Si trattava invece di exploit che avrebbero fatto impressione anche al più vecchio e provetto marinaio, adusato ad ogni aspra e dura fatica del mare.[4]

Un infinito amore per il mare, una instancabile voglia di percorrerlo nella solitudine della sua canoa che, forse, trasmise ai suoi allievi negli anni in cui fu allenatore del Circolo Nautico Stabia, divenuto Fascio Nautico Stabia negli anni del regime nero di Benito Mussolini, sotto la presidenza di Giovanni Vollono, commerciante in grano, nonché segretario cittadino del locale Fascio di combattimento. Continua a leggere

Il telefono (anno 1906)

Il telefono a Castellammare

di Raffaele Scala

In attesa della mia nuova ricerca sulla quale sto lavorando, invio una chicca su un territorio ancora inesplorato: l’arrivo della linea telefonica a Castellammare. Giusto un assaggio per far venire l’appetito a quanti amano la ricerca storica.

Aspettando buone nuove. Raffaele Scala.

Il telefono (anno 1906)

Il telefono (anno 1906)

In quanti sanno che la linea telefonica è stata inaugurata a Castellammare di Stabia il 29 gennaio 1906, allacciata alla Rete di Stato di Napoli, unitamente ad altri comuni quali Vico Equense, Torre Annunziata e Torre del Greco? ¹

I primi telefoni arrivarono in Italia verso la fine dell’Ottocento e per farli funzionare bisognava necessariamente far girare innanzitutto una manovella consentendo l’avviso di chiamata al centralino, contattando in questo modo la centralinista, alla quale si doveva comunicare il numero di telefono desiderato. Continua a leggere

Imperati Alfonso

28 ottobre 1922

28 ottobre 1922: La marcia su Roma da Castellammare di Stabia

            (Fatti, protagonisti e comparse di una tragedia annunciata che nessuno ha evitato)

articolo del dott. Raffaele Scala

PremessaCento anni fa qualche decina di migliaia di camice nere provenienti da tutta Italia, male in arnese, peggio armati, su mezzi di fortuna, molti fanatici, arrivisti di ogni risma e una moltitudine di avventurieri in cerca di facile fortuna viaggiarono verso Roma.[1] Certo non mancavano gli idealisti, patrioti nazionalisti, ex repubblicani ed ex socialisti convinti di marciare per costruire una Italia migliore, come promesso dal fascismo delle origini, quello nato in Piazza San Sepolcro, a Milano  il 23 marzo 1919, dando vita ai Fasci di combattimento, anche se, ormai, nulla era rimasto di quel primitivo idealismo, sepolto dalla feroce  violenza degli ultimi due anni, con gli assassinii di migliaia di antifascisti, gli assalti e la distruzione delle sedi politiche dei socialisti e dei comunisti, delle Camere del Lavoro, delle redazioni dei giornali di sinistra. Una violenza continuata anche dopo la marcia su Roma, mietendo tante altre vittime innocenti, fino all’omicidio eccellente di Giacomo Matteotti nel 1924. Ma anche questo non sarà l’ultimo. Seguiranno, tra tante altre,  le morti, in seguito ai brutali pestaggi, di Piero Gobetti (1901 – 1926) e di Giovanni Amendola (1882 – 1926), a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, per finire con il brutale doppio assassinio dei fratelli, Carlo e Nello Rosselli, sequestrati e massacrati il 9 giugno 1937 in Francia da una squadra di estrema destra su possibile ordine del fascismo italiano.


Il Duomo e Palazzo Farnese

Il Duomo e Palazzo Farnese

Probabilmente la maggioranza di questi squadristi in viaggio verso la capitale d’Italia fin dal giorno prima, era consapevole che tutto si sarebbe risolto come in una sorta di gita fuori porta da concludere con una bicchierata e tanto baccano, e se andava male con qualche scontro con le forze dell’ordine, tanti feriti, forse qualche morto, alcuni arresti e addio fascismo.  Il loro stesso capo, Benito Mussolini ne era convinto, non a caso non si era mosso da Milano e aveva le valige pronte per fuggire nella vicina Svizzera, dove molto probabilmente avrebbe concluso la sua carriera come maestro elementare, o, nei migliori dei casi, come giornalista. Lo stesso Badoglio, non ancora convertito al fascismo, appena pochi giorni prima, il 14 ottobre, aveva dichiarato sicuro di sé di essere pronto ad  affogare nel sangue il nascente fascismo italiano, predicendo che al primo fuoco tutto il fascismo sarebbe crollato.[2] Continua a leggere