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Don Pascale ‘o cafettiere

articolo del dott. Tullio Pesola

Ad angolo del vicolo Cristallina in via Brin, di fronte all’ingresso dello stabilimento ex Vanacore, c’è una piccola bottega, dove un tempo si svolgeva servizio di bar. Si trattava di un locale gradevole, carino, un accogliente punto di ristoro a conduzione familiare, dove ogni componente aveva il suo compito ben preciso.

'O bar 'e don Pascale

‘O barriciello ‘e don Pascale – Via B. Brin

Alla cassa c’era la signora Anna, la moglie del titolare, che si alternava con la figlia Amalia in tale impiego; i figli Annuccia (la maggiore) e Carmine –quando gli impegni scolastici lo consentivano- erano preposti al servizio ai tavoli (solo due, a dire il vero, dati gli spazi piuttosto limitati!) ed alle consegne esterne; Pinuccia, la figlia più piccola, era seguita incessantemente dallo sguardo attento ed amoroso della mamma, e don Pasquale Sergio, il capofamiglia, addetto alla macchina del caffè ed al servizio di ristoro, passava gran parte della giornata lavorativa dietro al banco. D’inverno la clientela era costituita per lo più da dipendenti della Navalmeccanica, mentre d’estate l’attività diventava movimentata, di giorno per le innumerevoli presenze di ospiti curanti delle Terme Stabiane e di sera, invece, per quella girandola di convegni con la musica, il teatro, la moda, il divertimento ed il folklore che affascinava in tale periodo dell’anno grandi e piccoli nel suggestivo parco ex Vanacore. Continua a leggere

La pietra commemorativa dei Bottai

articolo del dott. Tullio Pesola

Lapide Confraternita dei Bottai

Lapide Confraternita dei Bottai

Ai piedi dell’Altare Maggiore della Parrocchia dello Spirito Santo, il tempio da molti conosciuto come “chiesa di San Ciro”, a suggello dell’ipogeo che custodiva le spoglie dei Bottai, confratelli dell’Arciconfraternita omonima, era situata un tempo una lapide storica. Essa costituiva la chiusura dell’accesso alle strutture sotterranee, frequentemente allagate a causa di infiltrazioni dovute al passaggio nelle immediate adiacenze del consistente flusso di acqua Ferrata, che svariati anni addietro alimentava la mescita al pubblico e lo stabilimento dei “Bagni del Molino”.

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Michele e Nunziata

articolo del dott. Tullio Pesola

Nelle immediate adiacenze del fabbricato nel quale io abito da svariati anni c’è un locale, a livello del piano stradale, che a lungo nel tempo, di cui va gradualmente perdendosi ogni ricordo, è stato adibito ad abitazione. Anzi, c’è da aggiungere che il nuovo proprietario qualche anno fa lo ha ristrutturato e lo ha predisposto in maniera tale da potere accogliere con i suoi comforts una piccola famigliola. Esso è costituito da due ambienti. Il primo è dotato di ingresso e di affaccio sulla strada, mentre il secondo ha una finestra che dà su un piccolo cortile.

La banchina dell'Acqua della Madonna vista dal mare (cartolina d'epoca)

La banchina dell’Acqua della Madonna vista dal mare (cartolina d’epoca)

C’è da puntualizzare a tal proposito che in corso dei lavori di riattazione, esso è stato anche corredato di porta blindata che si apre nell’androne del fabbricato. Tanto per intenderci, è diventato un grazioso bon bon. Guardandolo attentamente, un osservatore non può che rimanere stupito per le dovizie in esso effettuate. All’interno, infatti, è stato realizzato un soppalco al quale si può accedere mediante una confortevole e moderna scala. Lo stesso, poi, è illuminato da una finestra che dà su via Brin. Detta finestra, inoltre, è fornita di una grata in ferro, che, se spiegata, si trasforma in un pratico stendi panni; chiusa, invece, costituisce protezione da eventuali malintenzionati. Riportandoci il ricordo agli anni del dopoguerra, si può facilmente immaginare quale fosse lo stato di questo ambiente. Per dare un’immediata idea di ciò che fosse, è sufficiente presentarlo per ciò che era: un “basso”. E’ a tutti noto che il “basso” è una piccola abitazione a pian terreno che affaccia sulla strada e raffigura l’emblema dell’antica e perenne miseria degli strati sociali più emarginati di una città. Di “essi” ci limitiamo ad aggiungere solo che hanno una storia lunga le cui origini risalgono addirittura al Medioevo. In questo tug… terraneo vivevano Michele e Nunziata, due personaggi emblematici di quello che da tanti è ritenuto il “Centro Storico” della nostra Città. Continua a leggere

Don Mario ‘o lattaro

dai ricordi del dott. Tullio Pesola

Proveniente dalla collina di Pozzano, dove abitava, arrivava di buon’ora ogni mattina in Piazza Amendola (la piazza compresa tra le Terme Stabiane e la Navalmeccanica), raggiungendola il più delle volte a piedi. Solo in caso di pioggia si serviva della Circolare Rossa (pullman delle Autolinee della ditta “Giordano Enrico di Leonardo” di Sant’Antonio Abate).

bidoni da latte

I contenitori per il latte

Stringeva tra le mani i manici di due fusti di robusto alluminio. Entrambi erano pieni di latte appena munto. Il suo nome era Mario Cimmino, meglio conosciuto come “Mario ‘o lattaro”, e credo che sia stato l’ultimo lattaio del nostro quartiere. Si annunciava al trillo di un fischietto ed i balconi delle abitazioni circostanti e di quelle lungo la strada (via Brin) che portava al suo negozio, iniziavano improvvisamente ad animarsi. Continua a leggere

Notiziario Fontanagrande

a cura di Gaetano Fontana

Notiziario Fontanagrande

Notiziario Fontanagrande

Si ringrazia il dott. Tullio Pesola per la preziosa concessione delle riviste

….. Nel 1979 P. Mario F. Crocco, Parroco della Parrocchia dello Spirito Santo ed accanito propagatore della buona stampa, riuscì a realizzare un progetto al quale mirava da anni e per il quale aveva sempre usato cautela, prudenza, perché voleva essere certo di potere garantire “continuità” nel tempo ad una tale iniziativa: la stesura di un giornalino parrocchiale. E fu così che nacque un foglio inizialmente bimestrale, ma che ben presto divenne mensile, a cui diede nome di “Fontanagrande”.
Fontanagrande, oltre ad essere un giornalino divulgatore delle attività parrocchiali, voleva essere anche un foglio informativo–culturale che affrontava tematiche del tempo inerenti il mondo e la cultura cattolica; voleva essere un foglio -sperando di non peccare di presunzione- che desse contenuti di riflessione spirituale per la comunità, cercando di essere comunque alla portata di tutti. Continua a leggere