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Il Canino ed il Molare (foto Maurizio Cuomo)

San Michele

San Michele
di Maria Moreno Amendola

Su gentile concessione della sig.ra Lucia Amendola, pubblichiamo questo ricordo della mamma Maria, scritto nel lontano 1952 per futura memoria e dedicato ai figli.

“Le invio una testimonianza di mia madre lasciata a noi figli, su di una gita al monte Molare (mia madre, oltre a essere una valente insegnante di matematica e fisica si dilettava a scrivere, ottenendo anche qualche successo letterario)”.

Lucia Amendola


“Si. E’ proprio la sagoma cara, imponente, inconfondibile del San Michele. Davanti le ridono i monti della costiera e il mare, spicchio di madreperla, stende ai piedi della catena una splendida striscia chiara.
San Michele: il mio monte -Il muto testimone della mia più pura ora di ebbrezza- La vostra inconsapevole culla – Il pietroso custode dei miei ricordi più belli.

Il Canino ed il Molare (foto Maurizio Cuomo)

Il Canino ed il Molare (foto Maurizio Cuomo)

San Michele. Accanto la fontanina di San Catello zampilla sotto la grotta ove l’Arcangelo apparve, e impose al pio Vescovo la costruzione del piccolo tempio, poi diroccato, ora ricostruito. E la cresta di Faito scende, dritta, fino alla villa Giusso, cosparsa di fiori profumati, di erbe miracolose. E le acque di Stabia, le portentose acque, già care ai romani, gorgogliano alla base, sgorgando ricche dei sali della montagna, feconde di emanazioni radioattive, per fortificare i corpi e guarirli. Continua a leggere

‘E stufe a rena

‘E stufe a rena
di Ferdinando Fontanella

Il naturalista stabiese Ferdinando Fontanella scrive di suo nonno, lo scritto, racconta in modo semplice e veritiero uno spaccato di vita stabiese.

Il Lungomare con la sabbia Vulcanica

Il Lungomare con la sabbia Vulcanica (coll. Catello Coppola)

Peccato per tutte quelle erbacce e quella immondizia, adesso che questa spiaggia era diventata così grande sarebbe stata il posto ideale per fare delle belle e salutari “stufe a rena”. A questo pensava Mastu Ciccio ogni qualvolta gli capitava di fare quattro passi lungo l’arenile di Castellammare. Immaginava i punti dove sarebbe stato più opportuno scavare le buche, si dilettava a calcolare quante persone avrebbero potuto beneficiare di quella sabbia calda e asciutta. Curarsi con le sabbiature, o per dirla con un termine medico che aveva sentito da un professore, la psammoterapia era, un tempo, uno dei grandi vantaggi che offriva la sua città. Una cura semplice e gratuita per guarire o alleviare i reumatismi, le artrosi. Un toccasana soprattutto per la gente più povera che per campare faceva lavori logoranti, mangiava poco e viveva nei bassi, case piccole e umide al piano terra o nei seminterrati dei palazzi del centro antico dove raramente arrivava il sole Un lungo e piovoso inverno passato in queste condizioni spesso lasciava profondi segni nello spirito e nel corpo. Segni dolorosi che solo l’arrivo della calda estate, del sole, dell’aria di mare e della sabbia potevano mandare via. Una sabbia costituita da un miscuglio di minerali unico al mondo, una ricetta i cui ingredienti erano stati portati dal vicino Vesuvio, dal Fiume Sarno e dai circostanti monti calcarei come il Faito. Una sabbia ricca di preziosi minerali che il sole asciugava e riscaldava fino ad una temperatura di 50-60 gradi. Continua a leggere

Personaggi stabiesi incredibili

Personaggi stabiesi incredibili
Storie realmente accadute, nei ricordi di Frank Avallone

Questa storia me la raccontò mio zio Franco Avallone, il quale negli anni ’60 aveva il bar Internazionale di fronte alla stazione della Vesuviana (proprio sotto all’Hotel Desio).

Albergo Desio (piazza "Vesuviana")

Albergo Desio (piazza “Vesuviana”)

Un giorno pioveva; Catiello Catella si fregava le mani ripetendo: “Che peccato nun pozz’ie manco ‘a mangià…”, al che un giovanotto, vedendolo in difficoltà, gli disse: “Zì Catié, pigliateve ‘o ‘mbrello mio, e ghiate!”, zì Catiello prese l’ombrello e andò. Qualche ora dopo, il giovane guardando l’orologio si chiedeva:
“Ma quando torna?” Mio zio, intesa la faccenda, gli disse: “Ma tu staie aspettanno a zì Catiello? Nun ce penzà, chillo nun torna!”
Alcuni giorni dopo i due s’incontrarono nuovamente nel bar di mio zio… “Zì Catié, addò sta ‘o ‘mbrello mio?”, zì Catiello, senza battere ciglio rispose: “‘O ‘mbrello tuoio?! Continua a leggere

Cavalluccio

Catellino d’e cavallucci

Caro Maurizio, una cosa insolita, uscendo di casa una mattina per recarmi a prendere la macchina, attirò la mia attenzione. Nei pressi di uno stipite di un portone, soffocati dai rifiuti dell’indifferenziata, c’erano i resti di quello che un tempo era stato sicuramente un superbo cavallo a dondolo. Di colpo rallentai il passo, poi mi fermai per osservare più accuratamente quell’ “essere” che aveva sacrificato se stesso per la gioia di chissà quanti bambini. Senza alcuna ombra di retorica, provai tanta tenerezza e quasi mi si inumidirono gli occhi. Ripresi il mio corso, ma non ti nascondo che quell’immagine non mi abbandonava, né io desideravo che lo facesse. Anzi, bastò poco che tra i miei ricordi di un tempo passato, si facesse spazio un valente costruttore di cavalli a dondolo, Catello Donnarumma. Sentii, in quel momento, di dover fermare su carta il susseguirsi delle altre rievocazioni, sia perché il soggetto in argomento era persona degna di tanto rispetto, sia perché ritenevo doveroso ricordarlo a chi l’ha conosciuto ed additarlo ad esempio ai tanti che lo potranno fare, spero, attraverso questa breve riflessione. Prima di passartela, però, ne ho fatto prendere visione ai familiari del signor Catello, dai quali ho, altresì, ottenuto qualche immagine del loro caro che ho inserito nella stessa, oltre al loro consenso a renderla pubblica sul tuo sito. Devo dire, a tal proposito, che gli stessi sono rimasti sorpresi, nonché compiaciuti per tale iniziativa. Ad integrazione delle mie conoscenze, inoltre, si sono premurati di comunicarmi che il loro amato congiunto, quando fu collocato in pensione, pose termine alla sua attività artigianale, limitandosi a realizzare saltuariamente miniature di “cavallucci a dondolo” -come dimostra l’immagine che segue- che poi regalava a parenti o amici.

Tullio

Cavalluccio a dondolo in miniatura

Cavalluccio a dondolo in miniatura

Catellino d’e cavallucci

In quello che a detta di tanti riconosciamo come “Centro Antico” è vissuto un simpatico signore, Catello Donnarumma, che, quanti lo abbiano conosciuto,  sono certo, ricorderanno per le sue spiccate qualità intellettive e per il suo carattere mite, affabile e cortese. La sua notorietà, tra l’altro, egli la deve anche alla sua particolare attività, che gli valse l’appellativo di “Catellino d’e cavallucci”. Il signor Catello, infatti, da giovane, invece di attendere la cosiddetta “manna dal cielo”, che valesse a risolvergli il proprio problema occupazionale, pensò bene di affidarsi alla sua fertile immaginazione, trasformandosi  in poco tempo in costruttore di “cavalli a dondolo”.

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Storia semplice

Storia semplice
di Enzo Cesarano

Breve premessa dell’autore
Caro Maurizio a te e agli amici di liberoricercatore.it voglio raccontare un aneddoto della mia famiglia perché divertente, una storia semplice a testimonianza di quando le nostre acque erano conosciute, valorizzate, e utilizzate per le loro funzioni medicamentose.

Le terme di Castellammare, cartolina Zingone Giuseppe

Le terme di Castellammare, cartolina Zingone Giuseppe

Alla fine degli anni ’50 il grande attore, commediografo e autore Eduardo De Filippo, fu colpito da gravi disturbi renali dovuti a dei calcoli al che un suo amico medico gli parlò delle nostre acque e della loro grande funzione sull’organismo, di carattere curativo e benefico per risolvere definitivamente quel disturbo che faceva soffrire l’attore. Continua a leggere