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Ieri in via Brin

Ieri in via Brin

articolo del dott. Tullio Pesola

Non è facile per un occasionale osservatore immaginare come si presentasse anni addietro nella sua interezza quella bretella della nostra Città che, agganciandosi a via Acton, favorisce il collegamento alla strada statale sorrentina e che va sotto il nome di Via B. Brin. Chiunque la veda oggi, non può che etichettarla come località di periferia dal volto anonimo, nella quale tutto è silenzio e tutto sembra statico. Come negare l’evidenza?! Solo chi ha vissuto buona parte della propria vita in quel contesto può rilevarne le differenze. È inimmaginabile oggi pensare che lungo una lingua di terra di circa trecento metri di lunghezza si trovassero impiantate numerose e svariate attività commerciali. Basti pensare, ad esempi0, che in quest’area sorgevano negli anni ’50 ben nove salumerie, tre latterie, due biscottifici (di cui uno anche panificio), due tabaccherie, cinque fruttivendoli, quattro ciabattini, un valente maestro calzolaio, cinque barbieri, una sartoria, due ristoranti di alta classe (Posillipo del sig. Mario Mastrogiacomo e Marechiaro del sig. Riposati), due trattorie/pizzerie, un salone di bellezza per signore (di proprietà del sig. Antonio Rosato) cinque caffetterie e via discorrendo.

Sicuramente qualcuno stupirà nell’udire ciò e stenterà ad accettare per vero quanto appena asserito. Chi, però, appartiene alla mia generazione non potrà che confermare e sicuramente ricorderà come fossero, ad esempio, dislocati gli esercizi dei prodotti alimentari. Poco prima della pasticceria Sorrentino, c’era la salumeria “Oli e legumi” di don Peppe Buonocore; di fronte, cioè sotto al palazzo detto “della pergola d’uva”, era situata quella di Carmela Valanzano; dirimpetto alla chiesa di Portosalvo faceva bella mostra di sé la salumeria Brancati, seguiva quella di Bacchi situata dinanzi allo slargo dell’acqua acidula. (continua a leggere…)

Don Pascale ‘o cafettiere

articolo del dott. Tullio Pesola

Ad angolo del vicolo Cristallina in via Brin, di fronte all’ingresso dello stabilimento ex Vanacore, c’è una piccola bottega, dove un tempo si svolgeva servizio di bar. Si trattava di un locale gradevole, carino, un accogliente punto di ristoro a conduzione familiare, dove ogni componente aveva il suo compito ben preciso.

'O bar 'e don Pascale

‘O barriciello ‘e don Pascale – Via B. Brin

Alla cassa c’era la signora Anna, la moglie del titolare, che si alternava con la figlia Amalia in tale impiego; i figli Annuccia (la maggiore) e Carmine –quando gli impegni scolastici lo consentivano- erano preposti al servizio ai tavoli (solo due, a dire il vero, dati gli spazi piuttosto limitati!) ed alle consegne esterne; Pinuccia, la figlia più piccola, era seguita incessantemente dallo sguardo attento ed amoroso della mamma, e don Pasquale Sergio, il capofamiglia, addetto alla macchina del caffè ed al servizio di ristoro, passava gran parte della giornata lavorativa dietro al banco. D’inverno la clientela era costituita per lo più da dipendenti della Navalmeccanica, mentre d’estate l’attività diventava movimentata, di giorno per le innumerevoli presenze di ospiti curanti delle Terme Stabiane e di sera, invece, per quella girandola di convegni con la musica, il teatro, la moda, il divertimento ed il folklore che affascinava in tale periodo dell’anno grandi e piccoli nel suggestivo parco ex Vanacore. Continua a leggere