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Accadde Oggi (24 aprile)

Accadde Oggi a Castellammare di Stabia

a cura di Maurizio Cuomo

Accadde oggi a Castellammare di Stabia

Accadde Oggi


Accadde il 24 aprile

Il Varo della Corazzata Duilio

Il Varo della Corazzata Duilio

Nel 1913 viene varata la Duilio, sesta “dreadnought” italiana

Il 24 aprile 1913, le acque di Castellammare di Stabia furono testimoni di un evento epocale nel panorama navale italiano: il varo della corazzata Duilio, la sesta “dreadnought” ad entrare in servizio nella Marina Militare Italiana.

La cerimonia di varo, presenziata dalle più alte autorità militari e civili dell’epoca, fu un’occasione solenne e trionfale.

La corazzata, imponente nella sua maestosità, testimoniava l’avanzamento tecnologico e la potenza navale italiana nel contesto europeo.

I lavori di costruzione, iniziati tempo prima nei cantieri navali stabiesi, culminarono in questo momento di orgoglio nazionale.

Sul nostro portale riportiamo le pagine della rivista “La Tribuna Illustrata” (n. 18 Anno XXI – 4-11 Maggio 1913), della collezione di Gaetano Fontana.


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Il Trieste se ne va

di Corrado Di Martino

Oggi 4 gennaio 2020 la nave Trieste lascerà il porto di Castellammare di Stabia.

Il 25 maggio 2019, a Castellammare di Stabia fu varata la più grande nave militare mai costruita nel Dopoguerra, nella storia di sempre della Marina Italiana è superata solo dalle corazzate della classe Littorio, della Regia Marina però. Ufficialmente l’LHD Trieste è nata con una vocazione profondamente umanitaria: una “nave di pace” ossia un’unità “a doppio uso”, pronta a mettersi al servizio della Protezione civile in caso di catastrofi; pronta a rendersi partecipe in un eventuale conflitto

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Il varo a Castellammare

Il varo a Castellammare

di Maurizio Cuomo

Più che una tradizione il varo è un caro ricordo d’infanzia che ogni buon stabiese porta con sé, vita natural durante.

La nave al suo “battesimo del mare” è il concretizzarsi del lavoro di squadra, che ha dato lavoro a migliaia di operai e un pasto giornaliero ad altrettante famiglie.

Ricordo con assoluto affetto, il “cestino” distribuito al cantiere, che mio padre, sistematicamente sacrificava al personale consumo per condividerlo a casa (una rosetta, un brick di latte, una birra e se andava bene un bicchiere di cioccolata da spalmare).

Il varo a Castellammare

Il varo a Castellammare

Quanti bei ricordi affiorano alla mente quando si pensa al nostro cantiere navale.

Per noi stabiesi, esso non è semplicemente un luogo di produzione o una fabbrica come tante altre.

Non è solo un posto dove si costruiscono navi, ma qualcosa di molto più profondo e radicato nella nostra identità.

Il cantiere rappresenta la storia, il lavoro, il sacrificio e l’orgoglio di intere generazioni.

Molti hanno dedicato la loro vita a quest’arte antica e prestigiosa, tramandando conoscenze e competenze uniche nel tempo

Il varo di una nave non è soltanto un momento tecnico, né un semplice evento da osservare con curiosità: è un’esperienza che tocca il cuore, un’emozione indescrivibile che scorre nel sangue di ogni stabiese, un rituale che si ripete da secoli e che porta con sé la memoria di un passato glorioso.

È un patrimonio inestimabile, un pezzo di storia che ci appartiene e che ci identifica, un’eredità che merita di essere preservata e tramandata con orgoglio.

Oggi, purtroppo, tutto questo rischia di svanire. Il cantiere navale, simbolo della nostra città, è in pericolo, e con esso anche la nostra memoria collettiva, il nostro legame con il mare e la nostra tradizione cantieristica. Perdere il cantiere significherebbe perdere un pezzo della nostra anima.

A nome di mio padre Domenico, oggi operaio in pensione, dedico a tutti gli stabiesi la sottostante sequenza fotografica (di un varo d’epoca), nella certezza che risulterà gradita. Continua a leggere

Don Peppino

articolo del dott. Tullio Pesola

Come sia affascinante ed emozionante assistere al battesimo di una nave è un sentimento che a noi Stabiesi appartiene particolarmente, è qualcosa di inesprimibile, come inesprimibile è quella sensazione che si avverte quando udiamo dire: “Madrina, in nome di Dio taglia!”.

Una particolare cerimonia, un particolare rito sono necessari quando si dà vita ad una materia inerte qual è l’informe quantità di lamiere o tavole di legname che, assemblate dalla sapienza del lavoro umano, danno infine forma a una nuova imbarcazione. Quella materia pesante e rozza, in apparenza a tutto idonea tranne che a galleggiare in acqua, si trasforma come per magia (la magia della tecnica umana!) in oggetti agili e sicuri fra le onde, perfino eleganti.

Don Peppino (foto - Tullio Pesola)

Don Peppino (foto – Tullio Pesola)

Occorre, quindi, amministrare il battesimo a quella imbarcazione con la benedizione religiosa e l’imposizione del nome prima del varo, ossia del suo primo ingresso in mare.

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