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La nascita del Rione San Marco

La nascita del Rione San Marco

articolo del dott. Carlo Felice Vingiani

Rione San Marco (la nascita) - stralcio di articolo (coll. Carlo Felice Vingiani)

Rione San Marco (la nascita) – stralcio di articolo (coll. Carlo Felice Vingiani)

68 anni fa

Il 22 Novembre 1950 era in piena gestazione il nuovo Rione San Marco che, come si legge in questo articolo tratto dal quotidiano “Roma” (LEGGI ARTICOLO), avrebbe visto la luce entro il mese di Aprile dell’anno seguente.

L’embrione di quello che sarebbe divenuto uno dei quartieri più popolosi della città era costituito da sei palazzine “INA-CASA“, finanziate nel febbraio 1949 mediante un piano di intervento statale finalizzato alla costruzione di nuove case popolari.

Un Nuovo Rione a Castellammare di Stabia

Il nuovo rione sarebbe sorto “in una delle località più amene della città, nell’aprica e solatia zona del Campo Sportivo, che domina la lussureggiante pianura del Sarno, e che dal torrente San Marco che la irrora prende il nome”. Continua a leggere

Questione di iniziali

Questione di iniziali

rione san marco

rione san marco

Il Rione San Marco è il quartiere dove sono nata e nel quale ho vissuto fino a una decina d’anni fa.
Negli anni ’60 – quelli della mia infanzia, era già abbastanza popolato ma non era ancora stato oggetto dell’esplosione edilizia che ci sarebbe stata da lì a un decennio. Non tutte le strade erano asfaltate, i negozi erano pochissimi (per gli acquisti si ricorreva agli ambulanti che giravano con i carretti e “davano la voce”), le case erano per la maggior parte quelle costruite dall’I.A.C.P., la Chiesa Parrocchiale aveva visto la luce appena da qualche anno ed erano ancora in via di realizzazione i “padiglioni” delle Scuole Elementari del 3° Circolo.
Gli abitanti del rione erano persone modeste, famiglie di operai, gente per bene che mi ha visto crescere e che porto ancora nel cuore, molti erano gli illetterati e spesso qualcuno ricorreva ai miei genitori (che avevano fatto “le scuole alte”) per leggere o scrivere lettere a parenti lontani.
Queste persone, che a stento sapevano scrivere il proprio nome e cognome, avevano grosse difficoltà nel seguire i loro figli negli studi. Fu così che la mia indimenticabile maestra Angela Barretta – quando eravamo in terza elementare – convocò i genitori delle sue alunne più capaci proponendo loro una collaborazione fattiva per favorire l’apprendimento delle bambine più in difficoltà. In pratica, accoppiò un’alunna brava con una meno brava ed entrambe, così appaiate, avrebbero svolto insieme i compiti a casa.
La compagna di scuola “affidata” a me si chiamava Angela, veniva a casa mia quasi tutti i giorni e quando non poteva, ero io ad andare da lei, accompagnata da mia madre.
Ricordo la prima volta che andai a casa sua, abitava in Via Cicerone, e ho ancora davanti agli occhi me bimbetta, tenuta per mano da mia madre che mi raccomandava di essere gentile, rispettosa ed educata perchè andavamo in casa d’altri. Giunte a destinazione cominciammo a salire le scale e cercammo il nome alla porta sulla targhetta finché, finalmente, leggemmo “F. Esposito” (cognome di fantasia). Bussammo… Angela ci aprì la porta sorridente e io osservai: “F. Esposito, anche il tuo papà si chiama Francesco come il mio?”. Lei rispose: “No, si chiama Fonzo”.

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