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Monte Faito

Escursionisti stabiesi

( Immagini itineranti )

Faito - il luogo detto dell'Acqua Santa (foto Maurizio Cuomo)

Faito – il luogo detto dell’Acqua Santa (foto Maurizio Cuomo)

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Monte Faito

( Scheda tecnica del percorso )

Itinerario:
And.: Piazzale della Funivia – il sentiero della “Cresta” – Chiesa di San Michele Arcangelo al Faito (mt. 1278 s.l.m.) – Strada rotabile del Faito (ingresso al sentiero) – Sorgente “Acqua Santa” – Monte Molare (mt. 1444 s.l.m.)
Rit.: Conocchia – Terrazza del Dottore – Pian del Pero – Piazzale della Funivia.

Durata:
5 ore (compreso soste di rilevamento).

Lunghezza:
8 km circa.

Difficoltà:
E (Escursionistica – media difficoltà).

Dislivello:
350 mt circa.

Tipo di percorso:
La prima parte del percorso è articolato nella fitta vegetazione del versante nord del Faito, gode per gran parte della lunghezza di un sentiero ombreggiato con piano di calpestio misto (in parte sterrato e roccioso). Il sentiero di ritorno (quello della “Conocchia”), affaccia invece sul versante Sud ed è più brullo e roccioso.

Punti d’acqua:
Sorgente detta “Acqua Santa”.

Segnaletica:
Il sentiero che conduce al monte “Molare” è abbondantemente segnato con segnaletica Bianco/Rossa. Stesso discorso per il ritorno sul percorso della Conocchia.

Tipo di vegetazione:
Faggeta con tipiche essenze del sottobosco: Agrifoglio, Scilla silvestre, Ciclamino.

Punti d’interesse:
Chiesa di San Michele Arcangelo al Faito – la sorgente detta dell’Acqua Santa: un vero santuario naturalistico che ospita numerose piante rare (in questa stazione sono presenti infatti: la rarissima “Pinguicola hirtiflora” anche detta “Erba unta amalfitana”, il Caprifoglio di Stabia, la rosa canina). Lungo il percorso è presente anche una discreta varietà di Sassifraghe, la Viola salernitana, lo Zafferano d’Imperato. Spettacolare il panorama a 360° sul golfo di Napoli, sul versante salernitano e sull’intera piana campana.

Osservazioni:
Da rilevare che il Molare con i suoi 1444 mt è la cima più alta dei Lattari.

Galleria Fotografica

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Freddi ricordi, sui sentieri del Faito

Monte Faito, nevicata 2012

Monte Faito, nevicata 2012

A gennaio i sentieri del Faito sono coperti di neve, un velo di freddo e candido bianco che ammanta tutto smorzando le forme, i suoni e i colori del paesaggio.

Cammino nella neve e sento solo il rumore dei miei passi, il mio respirare affannato, sono diretto alla cima del Monte Sant’Angelo a Tre Pizzi, ho intenzione di monitorare alcune piante rare.

Cammino nella neve e penso che un tempo questo monte era ricco di una laboriosa comunità di lavoratori addetti all’industria della neve. Mi fermo a riposare in prossimità di un’enorme buca circondata da maestosi faggi secolari, è una delle tante fosse, una neviera, dove nel periodo invernale si ammassava la neve caduta sul monte.

Uno strato di neve e uno strato di foglie di faggio, altra neve e altro strato di foglie, così si procedeva finché la fossa non era piena poi, a chiudere il tutto, uno strato di foglie e uno di terra. Il fresco della montagna e l’ombra del bosco avrebbero protetto quel carico prezioso nei mesi successivi così da farlo arrivare intonso alla calda estate quando la neve sarebbe stata cavata in blocchi rettangolari, avvolti in panni di canapa, e trasportata nel modo più veloce possibile, per evitare la liquefazione, verso le vicine città della penisola e del vesuviano, per allietare il palato di chi poteva permettersi il lusso del fresco nella calura estiva. Continua a leggere