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Cucchiere (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


Cucchiere
( a cura di Maurizio Cuomo )

Nella rubrica antichi mestieri di liberoricercatore.it non poteva mancare ‘o cucchiere, il mestierante che molto più romanticamente veniva identificato come guidatore di carrozzelle.

Castellammare: "cucchiere" con carrozzella in sosta a Piazza "Ferrovia".

Castellammare: “cucchiere” con carrozzella in sosta a Piazza “Ferrovia”.

Nella fattispecie il vetturino di piazza era detto cucchiere d’affitto; quello che invece svolgeva servizio privato veniva identificato come cucchiere appatrunato, differenza che il più delle volte si rifletteva sull’abbigliamento: informale il primo, con l’inseparabile coppola in testa, elegante e più pretenzioso l’altro. A Castellammare di Stabia (città in cui fu ideata e inventata la carrozzella), per lunghi anni, in tutte le maggiori piazze erano presenti numerose carrozzelle in sosta, tutte pronte per essere noleggiate e per allietare, nel dolce dondolio, il tragitto di una dama, di una coppia di sposi, o anche dell’immancabile forestiero appena giunto in città. Continua a leggere

La calcara di Quisisana

Carcararo (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


Carcararo
( a cura del naturalista stabiese Nando Fontanella )

La calcara di Quisisana

22 La calcara di Quisisana (foto Ferdinando Fontanella)

Il “carcararo”, l’artigiano che trasformava la pietra in calce, potrebbe essere anche definito come colui il quale aveva l’arte d’impilare le pietre. Il suo mestiere era, infatti, quello di caricare le fornaci con la roccia calcarea dalla cui cottura veniva prodotta la calce viva. Un’operazione delicata e faticosa che richiedeva esperienza e grande maestria. Il carico delle fornaci, localmente conosciute come “carcare”, consisteva nel sistemare a secco i frammenti di roccia (estratti dalle cave in prossimità delle stesse fornaci), in modo da formare una struttura stabile, che potesse resistere anche alle notevoli trasformazioni (chimico-fisiche), che le dure rocce subivano nel processo di cottura (perdita d’acqua, riduzione di peso e di volume e conseguente trasformazione della roccia cotta che diveniva fragile e friabile). Il “carcararo” doveva quindi Continua a leggere

Capillara

Capillaro (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


‘o Capillaro
( a cura di Maurizio Cuomo )

'a Capillara

‘a Capillara

A Castellammare colui che si occupava della raccolta e della conseguente rivendita di capelli (solitamente capelli di donna), era conosciuto come “Capillaro” (detto: Capillò o anche Capillòne, in altri paesi del napoletano; capera al femminile). Il “Capillò stabiese” girava per i vicoli cittadini, richiamando l’attenzione di quanti fossero interessati a vendere capelli, per un compenso, commisurato alla qualità e alla lunghezza della treccia ottenuta (da rivendere ai fabbricanti di parrucche). Le uniche attrezzature che il “Capillaro” portava con sé erano le forbici ed un cesto (in alcuni casi un piccolo sacco) usato per la raccolta dei capelli. Nell’immediato dopoguerra, con “l’americanizzazione” e l’avvento delle fibre sintetiche, questo mestiere si è completamente estinto.

Una curiosità: la mia nonna paterna era soprannominata ‘a Capillara, termine che rivendicava chiaramente i trascorsi lavorativi del suo nucleo di famiglia.

materassaio

Materassaio (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


Materassaio
( a cura di Antonello Ferraro )

Fino alla seconda metà degli anni settanta esisteva la figura del “materassaio”. In quel periodo era molto presente nelle case il materasso di lana.

materassaio

Materassaio a lavoro

Al fine di eseguire una manutenzione del materasso, che risultava appiattito (quasi compresso) per l’utilizzo, ogni anno, si scuciva e si estraeva la lana che poi veniva lavata, stesa al sole ad asciugare, cardata ed infine rimessa nel materasso.

Al “materassaio” veniva affidato il compito di rinfilare i fiocchetti e di ricucire il bordo del materasso con degli aghi lunghissimi (i cosiddetti aghi saccurali), da un lato all’altro del materasso. Continua a leggere

'o Muzzunaro

Muzzunaro (antichi mestieri)

Antichi mestieri stabiesi

Conoscere il micro-passato (il normale quotidiano soggettivo) può essere utile a capire la crescita economica e culturale di una intera popolazione. Questa modesta ricerca degli antichi mestieri (estinti e sopravvissuti), potrebbe aiutare a delineare con più chiarezza una parte dimenticata di vita stabiese vissuta.

Maurizio Cuomo


‘o Muzzunaro
( a cura di Maurizio Cuomo )

Quello del “Muzzunaro”, figura molto povera, operante nel recupero di tabacco (ricavato dalla raccolta di cicche di sigarette) da rivendere a basso costo, è oggi un mestiere poco ricordato ed in taluni casi addirittura dimenticato. Questa attività, effettuata essenzialmente per il bisogno di sopravvivere alla povertà, veniva svolta perlopiù da anziani e da scugnizzi di strada.

'o Muzzunaro

‘o Muzzunaro

Il recupero dei mozziconi di sigaretta, avveniva sia “a mano” (costringendo l’operatore di sorta a chinarsi in continuazione), o molto più agevolmente mediante un apposito bastone dalla punta acuminata. L’insolito raccolto fatto in strade, piazze, punti di ritrovo, bar, cinema e locali cittadini, veniva accumulato e conservato in barattoli di latta. La raccolta veniva valutata al termine della giornata lavorativa, quando il “Muzzunaro”, scartocciando i mozziconi (in tale epoca essendo le sigarette prive di filtro, era possibile il recupero di una maggiore quantità di tabacco), selezionava, separando con cura il tabacco bruciacchiato (destinato al confezionamento e alla rivendita di nuove sigarette di bassa qualità), da quello biondo (più raro e pregiato, solitamente consumato per uso personale). Continua a leggere