Clara Renzo

E la nave va…

Fuori questa mattina,
l’aria è leggera.
Volendo… potrei anche volare.
Azzurro è il cielo
come cupola di lapislazzuli.
E sbaffi di nuvole bianche
vi viaggiano dentro.
Il sole è lì,
sull’ azzurro fuso,
sul bagnato del mare,
disteso a coprire
alberi verdi e case.

E tu aspetti…
che una bottiglia ti scuota
che le sartie ti lascino
finalmente libera.
Ed ecco…accade!
Scende la prua
a tagliare il mare
in due tappeti intessuti
con nodi irrisolti.

Alzando lo sguardo
ti vedo:
prima indistinta,
come una suggestione,
infine chiara,
avanzare, oscillare.
Rompi l’orizzonte e arrivi
immensa, in una strana,
confusa evanescenza.
Come un messaggio sbuchi,
come un naufrago,
unico superstite,
emergi dal tutto.
Il mare si increspa
di mille sorrisi,
Ora si aggira la tempesta
nel cielo dalle molte rotte.
Sotto un velo di pioggia
la nave va…

La memoria dei poeti
Riposa in questo mare.
Annegando nell’eternità
Donata delle parole.
La nave va…
E la pioggia sottile
nel sole,
è una nuvola
densa e dolce
di limoncello
che avvolge la città…
E la nave va…

Ed ora,
nella sera,
come in preghiera,
sono soli
lei , il mare,
e il tempo…
che ha inghiottito i ricordi.
Tra i vortici
rotolano sassi malfermi
ed ascolto il silenzio
delle ombre
e la sua voce senza peso.

E la nave è là.
E aspetta di andare,
legno solitario
che sfiora il cielo,
che taglia il mare
di azzurro fino.
Come vorrei stasera
stringerti al seno
come fossi un dono.
Come vorrei stasera
prenderti per mano
su questo mare
colore di notte,
colore di lune,
colore di vino.

* * *

Notte Stabiese

Da dove arriva

il profumo del mare?

Forse da quel cavallone

arruffato

che sotto la luna

insegue tremante

il freddo riflesso

di stelle morenti.

Oppure

da reti

d’argento

di pescatori

che aspettano

l’alba

per ritornare.

Da dove arriva

il profumo del mare?

Lo sento

stanotte

danzare nel buio

volare nell’aria

posarsi sul vento

legarsi a una barca

e veleggiare.

Da dove arrivi

profumo di mare?

E’ lì

da Ponente

che venne la sera.

Serena preghiera

del Sole

che stride

e poi muore

nell’acqua salata

ed alza vapori

nella nottata.

Nottata serena

da ricordare.

E’ sempre da Ovest

che arriva…

il profumo del mare.

* * *

Il viaggio da Faito al mare

E l’acqua scende.

Scorre, salta,

scivola, s’infiltra

tra pietre e rocce,

tra terra e cielo.

Ride, urla,

rimbomba, canta.

Magica fonte

come un bambino

sull’ottovolante.

L’acqua non tace

lungo il cammino.

L’acqua non mente…

E poi, ad un tratto,

si calma, si stende,

s’acquieta…

stanca guerriera

che va a riposare

in un letto di mare.

* * *

Tramonto

E il sole

cala lento

dietro Pozzano.

E noi…

ascoltiamo

la sera autunnale,

crepuscolo triste

che cambia colore

alle cose,

che cambia colore

alle case.

Ed ecco

improvviso,

il cielo

scolora.

E’ come

se l’ultimo raggio

man mano,

tirasse

nel mare

un nero sipario.

La prima

a scurire

è la cima

del vecchio Faito,

Antico

nell’eterna poltrona.

Poi la Libera.

Poi l’azzurro

promontorio.

Tutto

cambia colore.

Tutto

perde colore.

E mille luci

si accendono

in terra

e a mare…

tra le lampare.

Solo il vento

rimane lo stesso.

E’ lì

che danza…

Facendo

accapponare…

la pelle

al mare.

* * *

Vesuvio

E mentre il treno

Ti gira intorno,

rosso gigante

in coma profondo,

tu dormi

e niente sembra

che possa risvegliarti.

Ma cosa accadrebbe

se, ora, adesso,

ti ridestassi?

Io lo so:

cominceresti

a ridere sornione.

E con la tua risata,

prima strozzata

e dopo furibonda

di basso

ormai in pensione,

tu sputeresti fuori

fiammeggianti zampilli

ad indorare

la campagna autunnale.

I vocalizzi rochi

in pochi istanti soli,

caldi diventeranno

……e appassionati.

Note di fuoco

Canzoni mai cantate

Roventi melodie,

intonerai per noi.

Rosso gigante

della verde piana.

E con la bocca piena,

sputando sassi e fuoco,

farfuglierai:

“Ho riposato troppo!”

E dopo aver sfogato

la tua rabbia incosciente,

ti “spaparanzerai”

sulla rossa poltrona

e, ad occhi chiusi,

stanco di nuovo,

ti riaddormenterai.

* * *

La mia città

Vorrei arrotolare

la mia città

come una stuoia

e portarmela via

così….sottobraccio.

Starei attenta però

a non perdere

lungo la strada

il profilo fatato

del gigante Faito

al tramonto

incendiato dal sole,

o le verdi colline

con le case aggrappate.

E mentre vado

spero

di non perdere il mare.

Starò attenta!

Non ne farò cadere

neanche una goccia.

E così,

col golfo arrotolato,

col Vesuvio e il Faito

che quasi

si toccano,

sceglierò una terra lontana

all’altro capo del mondo.

Poi

scuoterò la stuoia

da tutta la polvere

e la sporcizia del tempo,

la stenderò

lanciandola in alto

e aspetterò

sulla spiaggia

che un’onda

mi bagni i piedi.

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