Raffaele Guida, storia di un socialista stabiese

Raffaele Guida, storia di un socialista moderato di Castellammare di Stabia

articolo del dott. Raffaele Scala

Premesse

Maurizio buonasera,
       eccomi ancora una volta con una nuova biografia su un protagonista del nostro locale movimento operaio, forse meno famoso, ma non per questo meno importante. A differenza di tanti altri da me pubblicati non era quello che si dice un rivoluzionario di professione, non era un estremista ma mai gli venne meno la fede nel socialismo e fu sempre coerente con le sue idee, anche durante il regime fascista. Forse a differenza di quanti ebbero il coraggio di affrontare il confino politico, il carcere e l’espatrio forzato, egli non si espose, ritirandosi a vita privata e dedicandosi al lavoro e alla famiglia, ma di sicuro non tradì la sue idee, non le rinnegò come tanti altri che non esitarono a indossare la camicia nera. E questi furono molti, troppi, alcuni invaghiti dalle parole immaginifiche di Mussolini, altri, la maggioranza, per pura, meschina convenienza.
Raffaele Guida è scomparso nel 1967, forse tra quanti leggeranno la sua biografia, alcuni tra i più anziani lo ricordano perché è stato un protagonista anche nel secondo dopoguerra quale consigliere comunale e assessore del PSI fino ai primi anni Sessanta. Chi vorrà, se avrà documenti, foto o ricordi personali, potrà mettersi in contatto con il sottoscritto, tramite Libero Ricercatore.

Come sempre grazie per lo spazio concesso e arrivederci. Raffaele Scala


Piazza Spartaco del pittore Antonio Gargiulo

Piazza Spartaco del pittore Antonio Gargiulo

Raffaele Guida si avvicinò al socialismo relativamente tardi, la politica non doveva rientrare tra i suoi maggiori interessi e anche quando cominciò ad occuparsene lo fece più da spettatore interessato che da militante. Non a caso nella sua breve autobiografia egli racconta, sbagliando, che fino al  primo conflitto mondiale a Castellammare non esistevano sezioni di partito, portando come esempio che ad ogni vigilia di elezioni politiche gli oratori venivano da Napoli, quasi sempre esponenti di fama nazionale o deputati del Partito, come Arnaldo Lucci, Ettore Ciccotti, fino al deputato emiliano, ma milanese di adozione, Dino Rondani, un formidabile oratore presente nel circondario di Castellammare fin dal 1898.

Più che una concreta politica vi era un sentito e diffuso anticlericalismo che si esprimeva nell’associazione Giordano Bruno, il cui circolo a Castellammare era assai seguito.[1]

In realtà, le sezioni socialiste, come pure quelle repubblicane, pur rette da intellettuali in grado di sostenere comizi, quasi sempre avvocati, professori, maestri,  era costume diffuso invitare come oratori i pochi deputati socialisti eletti, quasi esclusivamente nel capoluogo campano, così come non mancavano inviti a deputati provenienti dal nord Italia, come, appunto Dino Rondani, il veronese Mario Todeschini e il torinese Oddino Morgari, chiamati dai pochi circoli esistenti nel Mezzogiorno per fare proselitismo e dalle ancor meno diffuse Camere del lavoro a sostegno delle coraggiose lotte operaie.[2] Di queste ultime tra quelli esistenti ricordiamo, dopo  quella di Napoli, costituita nel 1894 tra mille difficoltà, la formidabile Camera Confederale del Lavoro di Torre Annunziata sorta nel febbraio 1901, protagonista dei  più importanti scioperi del primo decennio del ‘900 e la piccola, ma combattiva Camera del Lavoro di Gragnano sorta nel 1909, mentre problematica e contraddittoria fu la gestione di quella di Scafati, nata come succursale di Torre Annunziata nel 1902 e infine autonoma dal 1909. Qui a mettersi in  mostra furono le battagliere donne, che lavoravano nelle diverse industrie tessili, con epocali scioperi e scontri feroci con le forze dell’ordine al servizio del padronato.

La Camera del Lavoro stabiese conoscerà una lunga, tormentata  gestione prima di potersi affermare definitivamente, dalla prima, timida, inconcludente esperienza della Lega metallurgica del biennio 1902/03 con Giuseppe Spalletta, alla più complessa formazione del 1907 guidata da Catello Langella, risorta per la caparbietà del nucleo storico del socialismo locale  nel 1910, ma affidata  alla inesperta e incapace direzione de due ragazzi formatisi nel locale circolo giovanile, Catello D’Auria e Alfonso D’Orsi,  fino alla definitiva affermazione del 1919 con Antonio Cecchi. [3]

L’associazione nazionale del Libero Pensiero, Giordano Bruno, era un movimento nazionale anticlericale, nato nel 1869 in opposizione al Concilio Vaticano I e fondato dal patriota risorgimentale repubblicano, Giuseppe Ricciardi con il sostegno convinto di Giuseppe Garibaldi. A Castellammare era presente una sezione fin dal 1892, quando il 7 giugno fu inaugurata su iniziativa di alcuni giovani studiosi di fede monarchica, ma fortemente anticlericali, tra questi il repubblicano del circolo Aurelio Saffi e futuro socialista, Salvatore Formicola (1855 – 1915), nativo di Resina ma residente nella Città delle Acque, consigliere comunale eletto nel 1896  poi coinvolto nei moti di maggio del 1898 subendo una dura condanna con gli altri compagni di fede, Catello Langella, Nicola Scognamiglio e Luigi Fusco. Su iniziativa di Langella, questo primo nucleo socialista  aveva costituito pochi mesi prima un circolo socialista, abbandonando definitivamente la loro origine repubblicana, trascinando con loro, ben presto, altri giovani entusiasti del circolo Aurelio Saffi, tra cui Raffaele Gaeta e nuovi proseliti come il giovane Francesco Giovanni Rodoero, comunemente chiamato Franco.[4]

Tra i suoi primi ricordi politici, Guida ricordava un comizio del repubblicano Arnaldo Lucci, oratore di casa nella piazza stabiese dove primeggiava Rodolfo Rispoli (1863 – 1930).  Consigliere comunale nel lontano 1896, Rispoli era stato eletto nella lista Unitaria Liberale di Catello Fusco, tre volte sindaco e deputato stabiese poi morto suicida nel 1904. Eterno candidato della locale democrazia, fedele discepole di Giovanni Bovio e finalmente deputato del collegio stabiese nelle elezioni suppletive del 15 giugno 1902 e in seguito in quelle del 1913, Rodolfo Rispoli fu lo storico rivale di Alfonso Fusco, padre padrone della politica stabiese.

Probabilmente Guida, nel suo laconico ricordo autobiografico, si riferisce ad un comizio tenuto nel luglio 1907 per commemorare Giuseppe Garibaldi e subitaneamente interrotto dal commissario di pubblica sicurezza, provocando urla di proteste e fischi da parte del pubblico.[5]  Questo fatto, evidentemente impressionò non poco il giovane Guida rimanendogli nella memoria e suscitando simpatia nei confronti del  partito fondato da Giuseppe Mazzini, al punto che, quando ebbe la facoltà di votare per la prima volta, non esitò a dare il suo voto al candidato del Partito Repubblicano, Rodolfo Rispoli. Erano le elezioni politiche del 26 ottobre 1913. Peccato che il suo candidato era nel frattempo diventato nazionalista e favorevole alla monarchia, schierandosi a favore della guerra libica. A favore della guerra di conquista della Tripolitania, la famosa quarta sponda di mussoliniana memoria, furono anche diversi esponenti della locale sezione socialista, come Raffaele Gaeta e Andrea Luise, storici protagonisti del primo movimento operaio stabiese, entrambi espulsi dal Partito nel luglio 1912. Ancora prima si era  ritrovato fuori dalla sezione un altro antico socialista, tra i protagonisti dei moti del maggio 1898, Luigi Fusco, espulso nel 1911 per le stesse motivazioni. Rispoli a sua volta aveva inutilmente tentato di dimettersi dal PRI, senza  essere accettate, dimostrando tutta intera l’ambiguità del partito dell’edera fondato nel lontano 1895.

Raffaele Guida, nato il 21 gennaio 1888 in via Giuseppe Bonito, era figlio primogenito di Francesco Paolo, operaio carpentiere del Regio Cantiere e della casalinga Carmela Esposito, unitosi in matrimonio il 12 febbraio 1887. Seguiranno Maria Carmela, Consolata, scomparsa a soli 13 mesi nel 1895, Pasquale e Giovanna.

Dopo la licenza elementare, all’età di 14 anni fu assunto nei Cantieri Mercantili e due anni dopo come garzone nel Regio Cantiere con la paga di 40 centesimi al giorno. Appena il tempo di essere promosso operaio con la paga di lire 1,50 quando fu chiamato alle armi e spedito in Libia, a seguito della guerra contro la Turchia per il possesso della Tripolitania iniziata il 29 settembre 1911, prendendo parte all’occupazione di Tripoli nell’ottobre del 1912. Una guerra d’ispirazione imperialistica costata quasi cinquemila caduti italiani. Rientrato a Castellammare, dopo quattro anni sotto le armi, probabilmente entro la fine di quel 1912, fu riassunto nel Regio Cantiere. Di simpatie repubblicane, senza aver mai militato in quel partito, votò, come si è detto, per Rodolfo Rispoli nelle elezioni del 1913.

Qualche anno dopo, in pieno conflitto mondiale, sposò il 28 ottobre 1916, la diciannovenne, Irene Maria Carmela Celotto (1897 – 1982) dalla quale avrà quattro figli, tra cui Francesco Paolo, nato il 1 gennaio 1925, a sua volta operaio della Navalmeccanica e sindacalista aziendale.

Segretario del Comitato Arsenalotto, inquadrato nella FIDES, Federazione Italiana Lavoratori dello Stato, che era un sindacato governativo facente capo a dirigenti massoni,[6] riuscì nel 1919 a far confluire la sezione stabiese nella nascente Camera del Lavoro.

Nel 1918, quando ancora infuriava il conflitto mondiale, si iscrisse alla combattiva sezione socialista guidata da Pietro Pio Carrese, uno dei maggiori protagonisti nella ricostituzione della Camera Confederale del Lavoro poi affidata nell’aprile 1919 ad Antonio Cecchi, suo primo Segretario, da poche settimane congedato dal fronte.

Lettera di Raffaele Guida pubblicata sull'Avanti nel 1918

Lettera di Raffaele Guida pubblicata sull’Avanti nel 1918

Il suo nome appare per la prima volta sull’Avanti!, il glorioso quotidiano nazionale del Partito Socialista Italiano, il 15 dicembre 1918 quando scrive una lettera al giornale nella sua qualità di Presidente del Comitato Arsenalotti in cui riporta la lettera scritta al Comitato per il monumento ai Caduti sorto a Castellammare, dichiarandosi contrario ad aderirvi.

Ill.mo Signor Presidente del Comitato pro monumento ai Caduti, il sottoscritto, quale Presidente e a nome degli arsenalotti, ringrazia dell’onorifico incarico conferitogli, a cui non può aderire, assillato come sono dalla preoccupazione del trasferimento a Taranto per punizione del loro segretario e di un altro compagno, rei solo di essere fedeli al principio dell’organizzazione. Detto trasferimento avviene proprio nel momento in cui in tutta Europa si festeggia il trionfo del diritto sulla forza bruta. Prego darne visione all’assemblea. Con osservanza.[7]

Il Comitato, composto da ben 68 personalità, aveva come presidente il sottoprefetto Francesco Farina, giunto a Castellammare nel luglio 1919, succedendo ad Enrico Pennella, scomparso il 23 maggio 1919, e tra gli altri vi facevano parte Catello Langella, Pasquale Muscogiuri, Rodolfo Rispoli, Basilio Cecchi e un’altra sessantina di illustri cittadini, quasi tutti convinti nazionalisti e molto presto anche  felicemente fascisti. Il monumento, realizzato dallo scultore, Giuseppe Renda, dopo alcune vicissitudini sarà poi inaugurato il 29 marzo 1931 alla presenza delle massime autorità locali e provinciali e benedetto dal vescovo della diocesi stabiese, monsignor Pasquale Ragosta in carica dal 1925.[8]

Tra gli altri numerosi incarichi ricoperti da Guida ricordiamo quello di Segretario della Cooperativa di Consumo Unione Proletaria Stabiese, fondata il 14 luglio 1919. Tale denominazione  cambiò in, La Rinascente, il 30 ottobre 1926 a seguito della chiusura imposta dal sottoprefetto il 6 novembre 1925, colpevole di far capo al Partito Socialista Unitario, il cui maggiore esponente locale era Giuseppe Forconi, l’ex Segretario della Camera del Lavoro stabiese, tra l’altro proposto per il confino politico, dal quale si salvò fortunosamente cavandosela con una ammonizione. La Rinascente poteva contare su 126 soci ed era ubicata in via San Vincenzo, 14. Presidente della Cooperativa era Emilio Mazzocca, mentre il cassiere era Raffaele Polito.[9]

Non sappiamo se fu un buon oratore, ma il Soviet lo cita nel suo numero del 23 febbraio 1919, grazie ad una sottoscrizione di un compagno socialista, G. Luise, al settimanale della sinistra rivoluzionaria socialista fondato da Amedeo Bordiga,  che precisa: Inviando un ribelle saluto ai compagni  Guida e D’Orsi che nel comizio stabiese, altamente hanno saputo dimostrare agli arsenalotti la vera via da seguire per la loro completa emancipazione.[10] E lo cita ancora l’Avanti nel suo numero del 29 ottobre 1919, in occasione di un suo comizio pubblico sulla fase della lotta politica nel salone della Camera del Lavoro. Con lui un altro famoso arsenalotto e socialista di antica data, Ernesto Aiello.[11]

Quando la sezione socialista, sotto la spinta inarrestabile di Bordiga, si spinse sempre più a sinistra, propedeutica alla nascita del Partito Comunista, propugnando l’astensionismo elettorale per meglio preparare la rivoluzione prossima ventura, Guida fu sicuramente tra i cinque che votarono contro e a favore dell’elezionismo. L’astensionismo stravinse con  41 voti a favore[12], salvo poi presentarsi regolarmente con la lista di candidati nelle successive elezioni amministrative del 31 ottobre 1920, provocando, tra l’altro la sospensione dal Partito di Antonio Cecchi, nel frattempo nominato Segretario della Camera Confederale del Lavoro di Napoli e membro del Comitato Centrale della Frazione Comunista Astensionista del PSI, per aver partecipato ad alcuni comizi elettorali.[13]   Raffaele Guida fu candidato in lista, ritrovandosi non solo eletto, conquistando 2.375 preferenze, ma anche nominato assessore supplente, a riprova del consenso che andava conquistandosi nella sezione e nel locale movimento operaio.[14]

La vittoria socialista impressionò non poco la benpensante borghesia locale, portando alcuni di loro ad organizzarsi per fronteggiare il pericolo rosso. L’occasione migliore era data dai Fasci di Combattimento nati a Milano il 23 marzo del 1919 su iniziativa di Benito Mussolini. Il primo Fascio costituito a Castellammare, il 4 maggio di quello stesso anno, ad opera di due ex socialisti quali Catello Langella e il tenente di complemento, Umberto Paroli, quest’ultimo dirigente del locale circolo socialista e neutralista convinto fino all’entrata in guerra. L’esperienza bellica lo aveva portato sulle posizioni opposte fino a candidarsi senza fortuna nella lista liberale nelle elezioni del 31 ottobre 1920. Il terzo fondatore fu Francesco Rega, anche lui tenente di complemento, tornato dal fronte ubriaco di nazionalismo e volontario dannunziano per Fiume, con il fratello Catello, anche se i loro nomi non risultano nella lista ufficiale dei legionari.[15] Il Fascio di Langella e camerati non era andato molto lontano, naufragando dopo breve tempo. Così non appena si insediò il nuovo consiglio comunale e fu eletta la nuova Giunta guidata dal professore di matematica, Pietro Carrese, socialista di antica data, un nucleo di simpatizzanti dell’emergente fascismo decise di passare all’azione, provando a mettere in piedi il nuovo Fascio, sulla scia di quando stava accadendo in quelle stesse settimane in tutta Italia.[16] Tra i nuovi capi alcuni candidati non eletti nella lista liberale come Andrea Esposito. Il massimo ispiratore e finanziatore fu però l’avvocato Alfonso Imperati, nato a Napoli, la cui famiglia era originaria di Agerola, desideroso di trovare il suo posto al sole e grazie al quale trovò realizzazione con la sua elezione a deputato. La costituzione della nuova organizzazione mussoliniana si presentò comunque più difficile del previsto, non a caso le maggiori adesioni si ebbero soltanto il 20 gennaio 1921, la data fatidica dell’assalto al municipio.

L’amministrazione rossa ebbe vita breve, durò appena 63 giorni prima di essere travolta dalla violenza fascista con il celebre, famigerato assalto fascista al palazzo municipale dove erano asserragliati i consiglieri comunali socialisti e un altro centinaio di militanti, mentre a difesa di Palazzo Farnese in Piazza Municipio, da qualche giorno rinominata Piazza Spartaco, vi erano un altro migliaio di operai delle diverse fabbriche cittadine e perfino un forte nucleo di pastai e mugnai della vicina Gragnano, guidati dal segretario della loro Camera del Lavoro, Domenico Sacristano, accorsi a Castellammare in aiuto della Giunta guidata dal sindaco Pietro Carrese.

I fatti li abbiamo ampiamente raccontati in precedenti articoli e non mancano libri che ne hanno narrato nei particolari la vicenda e il successivo processo.[17] Qui ci limiteremo a stralciare le vicende riguardanti il nostro protagonista.

Guida era presente quel giorno, era l’undici gennaio del 1921, quando  la Giunta Comunale decise e approvò di cambiare il nome di Piazza Municipio in Piazza Spartaco in onore e in ricordo dei martiri spartachisti, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, arrestati, torturati e assassinati il 15 gennaio di due anni prima a Berlino dai soldati del Freikorps.  Ed era presente, asserragliato nel municipio quel maledetto 20 gennaio insieme ai compagni quando si ebbe la manifestazione nazionalfascista contro l’amministrazione rossa, poi deragliata nell’assalto progettato e voluto dalla frangia violenta dei manifestanti, guidati dai capi del locale fascio, due futuri assassini, Alfonso Imperati, primo segretario del Fascio e prossimo deputato del collegio e Andrea Esposito, detto Raimo, successore dell’Imperato alla guida del Fascio. Il primo avrebbe ucciso nella tarda serata  del 12 novembre 1924 il suo camerata, il consigliere comunale Andrea Cosenza, mentre il secondo era il probabile omicida del maresciallo dei carabinieri, Clemente Carlino, ucciso con un colpo di pistola quel giorno passato alla storia come la strage di Piazza Spartaco. Nei concitati minuti che seguirono il tentativo di invadere il municipio, il povero maresciallo stava trattando, coadiuvato dal vice commissario di pubblica sicurezza, Attilio Grassi con il vice sindaco Pasquale Cecchi e con il Segretario della Camera Confederale del Lavoro, Michelangelo Pappalardi, quando esplose il colpo di pistola assassino dal terrazzino del vicino ex seminario. Il vero obiettivo dell’omicida doveva essere il vice sindaco ed invece colpì il maresciallo, dando inizio alla furiosa sparatoria delle forze dell’ordine e degli stessi fascisti contro il municipio, provocando altre cinque vittime innocenti e quindici feriti, sparando oltre duecento colpi.

Gli assediati si arresero nel tardo pomeriggio, facendo entrare la forza pubblica, arrestando i  120 assediati e tra questi Raffaele Guida, tutti condotti nel locale carcere mandamentale per poi essere trasferiti, dopo qualche giorno, nelle carceri napoletane di San Francesco e in quello di Sant’Eframo. Fermi ed arresti continuarono anche nella notte, portando il numero degli arrestati a 163. Nei giorni successivi  veniva sciolto il consiglio comunale e commissariato in attesa delle nuove elezioni amministrative del 10 aprile, un tempismo senza precedenti nella storia d’Italia. Era evidente il disegno di colpire  e affondare i due partiti di sinistra, comunista e socialista, i cui più attivi militanti e massimi dirigenti erano rinchiusi nelle patrie galere in attesa della definizione dell’inchiesta e del processo.

Le prime indagini portarono al rapido sfoltimento del numero degli arrestati, ridottosi a 74, ritenuti i maggiori indiziati e il 26 cominciarono gli interrogatori, tra questi lo stesso Guida che raccontò la sua versione dei fatti:

Andai in piazza e c’era molta gente, compresi che trattavasi di una dimostrazione di forza, perché il corteo passando non avesse invaso la piazza  e rotta la targa a Spartaco, come si era annunciato e si sapeva da tutti. Nei discorsi fatti nei giardini si era stabilito di rompere la targa. In municipio si disse che sulla loggetta del Seminario, tal Raimo Andrea armato di pistola o rivoltella, era in procinto di sparare contro il municipio. Poi intesi due colpi d’arma da fuoco, stavo per uscire dal portone del municipio, ma ci fu la scarica dei carabinieri.[18]

Anni dopo, Raffaele Guida racconterà la sua vicenda nella già indicata autobiografia, sentiamolo:

Quello fu un anno particolarmente burrascoso, un anno in cui apparvero a Castellammare i primi movimenti fascisti. La borghesia, essendosi vista togliere il comune di mano, appoggiò le azioni dei nuovi facinorosi. È nella memoria di quelli della mia generazione quanto avvenne in Piazza del Municipio in quell’anno. La Giunta Comunale eletta stabilì di mutare il nome di Piazza  Municipio in Piazza Spartaco e per l’occasione pose una lapide in piazza. Le squadre d’azione fasciste si agitarono e premettero sul Commissario di Pubblica Sicurezza perché intervenisse a far togliere la lapide. Io allora ero stato eletto assessore supplente all’amministrazione. Di fronte all’atteggiamento intimidatorio dell’Autorità di P. S. proclamammo lo sciopero generale. I partiti di destra  si coalizzarono, provocarono, fu una conclusione che sboccò nell’eccidio di sette persone, fra cui il brigadiere dei carabinieri. Il Consiglio Comunale fu sciolto ed io fui arrestato con gli altri consiglieri. Solo il sindaco non fu arrestato perché all’atto dello sciopero invece di stare al suo posto in seno alla Giunta, scomparve. Stetti in carcere un certo numero di mesi e mi rilasciarono verso maggio.[19]

La memoria, con il trascorrere degli anni gioca brutti scherzi e la versione raccontata da Guida, trenta e più anni dopo, nella seconda metà degli anni Cinquanta al sociologo Ferrarotti, non è esatta nei termini in cui realmente si svolsero, così come emerge un certo acredine contro il sindaco, Pietro Carrese, perché non era al suo posto in Giunta in quelle ore cruciali. Il sindaco, professore di matematico presso l’Istituto Tecnico, Salvator Rosa di Napoli, era in quei giorni impegnato negli scrutini e non poteva assentarsi. A finire in carcere furono però i suoi tre fratelli, tutti consiglieri comunali, Antonio, Giuseppe e Catello Carrese e presenti in quelle tragiche ore in Municipio.

Guida, come la maggioranza degli imputati ancora in carcere, fu liberato per insufficienza di prove nei primi giorni di ottobre e nelle patrie galere rimasero soltanto in quindici in attesa del processo finale, iniziato il 6 febbraio 1922 e conclusosi  il 6 aprile, dopo 14 lunghi interminabili mesi di sofferenze,  con l’assoluzione di tutti i detenuti.

Intanto il 10 aprile 1921 si erano svolte le nuove elezioni amministrative e i due partiti di sinistra, il vecchio PSI e il nuovo PCd’I, nato dalla sua costola e fortemente voluto dal suo principale fondatore, Amedeo Bordiga, decisero di presentare un’unica lista. Furono candidati quanti erano ancora in carcere, quasi a voler rimarcare la loro innocenza, denunciando le indagini condotte a senso unico dal locale commissariato guidato da un acerrimo e astioso nemico della locale classe operaia, Antonio Vignali, utilizzando in particolare due testimoni prezzolati, né tali indagini furono riaperte dopo l’assoluzione, nonostante le diverse indicazioni e anche testimonianze processuali indicassero chi fossero i veri colpevoli della strage. A riprova che le indagini furono una farsa e l’intento era di distruggere   il gruppo dirigente dei due partiti della sinistra e della Camera Confederale del Lavoro basterebbe dire che furono arrestati e incarcerati anche il vice sindaco, Pasquale Cecchi e il Segretario della Camera del Lavoro, Michelangelo Pappalardi, entrambi fuori dal municipio al momento dello  sparo perché in trattative con le forze dell’ordine, mentre fu perseguitato il sindaco, Pietro Carrese, addirittura assente in quanto impegnato negli scrutini scolastici nel capoluogo campano, provando in tutti i modi anche di farlo licenziare, senza riuscirci.[20]

Le elezioni si sono svolte domenica in una relativa calma, benché centinaia di fascisti napoletani e dei paesi circonvicini girassero per le nostre vie ostentando grossi bastoni e rivoltelle. Ma i fascisti servirono egregiamente più che a commettere violenze, ad eseguire invece il loro losco lavoro di brogli e corruzioni: migliaia di duplicati erano in mano ai dirigenti del fascio dell’ordine e servirono egregiamente a preparare  la grande vittoria borghese di Castellammare.[21]

La vittoria arrise il blocco dei partiti dell’ordine composto da democratici liberali, popolari e fascisti e soltanto tre consiglieri di sinistra furono eletti: due socialisti, Raffaele Guida e Andrea Vanacore e il comunista Antonio Esposito, tutti e tre ancora in carcere, impossibilitati a partecipare alle riunioni del consiglio comunale, fino ad essere costretti a dare le dimissioni. La lista di sinistra aveva avuto un buon successo elettorale, addirittura, nonostante i brogli, le minacce e le violenze, ottennero 500 voti in più passando da 2.200 voti raccolti il 31 ottobre 1920 a 2.700 preferenze.

L’eco della tragedia di Piazza Spartaco si riversò oltre che sulle elezioni amministrative del 10 aprile, anche su quelle successive delle politiche generali del 15 maggio quando il PSI candidò Andrea Vanacore, ottenendo un grande successo personale, fino ad essere il primo dei non eletti con i suoi 15.355 voti, mentre i comunisti candidarono ben tre protagonisti di quei giorni amari: Pasquale Cecchi (976 preferenze), Antonio Esposito (1.228) e Michelangelo Pappalardi (700). I fascisti inserirono nella loro lista Alfonso Imperati, riportando appena 1.167 preferenza ma sufficienti ad essere eletto in virtù della rinuncia del vincitore, il capolista Raffaele Paolucci, valente chirurgo e docente universitario  che scelse l’altro  collegio dell’Aquila nel quale era candidato.

Uscito dal carcere Raffaele Guida riprese immediatamente il suo posto nella sezione socialista, ricostituita dopo la scissione con grande fatica nel marzo 1921 e guidata nella sua prima fase da Catello Esposito e successivamente da Francesco Nobili, poi espulso dal Partito per indegnità. La sezione assumerà a maggioranza in questa delicata fase della vita del Paese la posizione riformista portata avanti da Filippo Turati, favorevole all’ingresso nel Governo e fortemente sostenuta a Castellammare di Stabia dal segretario della Camera del Lavoro, il socialista Giuseppe Forconi.[22]

L’avvento del fascismo portò lentamente alla forzata, spesso violenta chiusura delle Camere del Lavoro e alla scomparsa delle sezioni di partito, mentre iniziarono le persecuzioni nei confronti dei militanti di sinistra. Tra primi a conoscere il confino politico ritroviamo i capi del comunismo stabiese: Antonio Cecchi, Vincenzo Giordano e Giovanni D’Auria, arrestati e condannati a tre anni nel dicembre 1926, ancora prima, il 9 novembre, li aveva preceduti  il carismatico capo del movimento operaio di Torre Annunziata, Gino Alfani.[23] E a riprova del nuovo clima politico, in concomitanza con il primo anniversario della marcia su Roma, il 28 ottobre 1923, la nuova Giunta di Francesco Monti deliberò la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, poi revocata il 13 settembre 1944 dal sindaco socialista, Raffaele Perna.[24] Se Castellammare di Stabia non fu tra le prime a deliberare la cittadinanza onoraria, preceduta in questa corsa ad adulare il Capo Supremo, da diverse centinaia di amministrazioni comunali, quasi tutte del Centro nord, sarà invece tra le primissime città del Mezzogiorno, liberate dalle Forze Armate Alleate dall’occupazione nazifascista, a revocarla.

Scrive Guida nella sua citata autobiografia:

Le rappresaglie si susseguirono e ad ogni momento mi chiamavano in Questura e mi sottoponevano a lunghi interrogatori. In quel periodo istituirono la Carta d’identità ed io fui costretta a farla: su tale documento dovetti imprimere le mie impronte digitali e sulla testata del documento opposero un timbro con la dicitura, “Sospetto in linea politica”, non mi fu più possibile muovermi da Castellammare (…). Ho sempre lavorato al Cantiere come carpentiere in ferro (…). Prendevo 15 lire l’ora ed era la paga più alta di allora. Con la Riforma del 1923 la paga fu ridotta a lire 12,80 e con cinque persone a carico la vita che si conduceva era veramente stentata.[25]

Nella sua sfortuna Guida riuscì a cavarsela meglio di altri concittadini che furono licenziati, perseguitati, incarcerati o condannati a lunghi anni di confino politico, se non costretti a lasciare il Paese per emigrare oltre confine, alcuni oltre Oceano e molti di loro non fecero più ritorno. Guida non fu mai schedato, e neppure entrò nella lista dei sovversivi, domiciliati nel Circondario di Castellammare, ritenuti pericolosi e pertanto da sorvegliare e finanche da arrestare in determinate circostanze.[26] Di certo, ancora nel 1925, quando era ormai pericoloso esporsi, lo troviamo sottoscrivere a favore del quotidiano socialista, l’Avanti! Con lui altri irriducibili come i fratelli  Catello e Giuseppe Carrese,  Francesco D’Isa, Giuseppe Porzio, Giovanni Ferrara e tanti altri.[27]

Infine il fascismo passò, travolto dai suoi errori e da una guerra persa senza onore. Un colpo di Stato, largamente favorito dalle forze armate, dallo stesso governo e finanche dall’impavido re Vittorio Emanuele, aveva portato Mussolini al vertice del potere il 28 ottobre 1922. Il duce fu ripagato, venti anni dopo, con la stessa moneta, defenestrato da un altro colpo di Stato ordito da quelli che Mussolini riteneva i più fedeli seguaci, i gerarchi del Gran Consiglio del Fascismo, tra cui lo stesso genero, il Conte Galeazzo Ciano, riunitosi nel pomeriggio del 24 luglio 1943 e sfiduciato dopo dieci ore di logoranti discussioni. Seguì il suo arresto, la fuga, la farsa dello stato fantoccio di Salò, la fratricida guerra civile, provocando altre decine di migliaia di morti, l’orrore delle stragi nazifasciste che non risparmiarono Castellammare con i suoi trentadue caduti, tra cui alcuni combattendo armi in pugno ed infine la cattura dell’ex duce mentre tentava di scappare oltre confine, nella neutrale Svizzera, travestito da militare germanico e finito giustiziato  dai partigiani con regolare sentenza emanata dal Comitato di Liberazione nazionale. Era il 28 aprile 1945, finendo a testa in giù in Piazzale Loreto, lo stesso dove un anno prima, il 10 agosto 1944, erano stati fucilati dai fascisti 15 partigiani e i loro cadaveri esposti al pubblico, vilipesi e oltraggiati dalle camicie nere.

 Castellammare, liberata dagli anglo americani il 29 settembre 1943, vide subito dopo la  rifondazione dei partiti politici e delle Camere Confederali del Lavoro. Raffaele Guida fu tra quanti si impegnarono da subito nella ricostituzione della sezione socialista dopo una serie di riunioni di vecchi militanti, in gran parte della Navalmeccanica. Oltre il nostro protagonista ripresero il loro posto, Ferdinando Di Somma (1889 – 1947), Catello Di Capua, Raffaele Lascialfari, Luigi Spera, Domenico Carrese, Giovanni Criscuolo e tanti altri.[28] La  prima sede fu aperta in Via Gesù. Inizialmente erano soltanto una trentina, ma ben presto raggiunsero il notevole traguardo di trecento iscritti. Raffaele Guida fu il primo Segretario della sezione, lasciando poi il posto a Giovanni Criscuolo per essere nominato dal partito nel locale Comitato di Liberazione, composto da Vincenzo Giordano, Gerardo Schettino e Oscar Ossi, per il PCI;  Silvio Gava e Catello Gargiulo (DC),  Antonio Sorrentino (PLI), Andrea Luise, Eduardo Manniello e Achille Gaeta (Partito d’Azione), Mario De Simone (Democrazia del Lavoro),  Raffaele Guida,, Pasquale Vanacore e Raffaele Criscuoli (PSI). Pasquale Vanacore (1886 – 1966) era il fratello maggiore di Andrea, operaio dei cantieri navali e socialista rivoluzionario fin dal 1919. primo Presidente del Comitato di Liberazione stabiese fu il democristiano Silvio Gava, poi sostituito dal comunista Pietro Carrese.[29]

 Tra gli altri incarichi assunti da Raffaele Guida fu quello di essere eletto da subito nella Commissione Interna della Navalmeccanica, l’antico Regio Cantiere Navale privatizzato nel 1939. Con le prime libere elezioni svoltosi a Castellammare il 7 aprile 1946, e vinte con largo margine del Fronte della Sinistra, il nostro fu, naturalmente candidato ed eletto nelle liste del Partito Socialista (3.394 preferenze), ottenendo, ancora una volta, di essere nominato assessore supplente nella Giunta guidata dal comunista Pasquale Cecchi. A tenergli buona compagnia i vecchi antifascisti della sua gioventù, i compagni della sezione, Andrea Vanacore e Ferdinando Di Somma.

Riconfermato nella seconda consiliatura, senza perdere l’incarico di assessore, lo ritroviamo anche nella terza, stavolta tra i banchi dell’opposizione, dopo la dura ed immeritata sconfitta della sinistra del 28 marzo 1954, grazie a brogli di varia natura perpetrati dalla Democrazia Cristiana di Silvio Gava e dei suoi alleati del  centro destra, eleggendo sindaco Giovanni Uberti.[30]

Non mancherà la riconferma anche nelle successive elezioni del 6 novembre 1960, l’ultima della sua vita, lasciando il posto ai socialisti della nuova generazione, quelli nati dopo il primo conflitto mondiale.[31]

Raffaele Guida aveva avuto la grande soddisfazione di essere candidato nelle prime libere elezioni politiche generali del 2 giugno 1946, per eleggere i deputati della costituente e per il referendum istituzionale, quando gli italiani furono chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica. Raffaele raccolse 1.557 preferenze. Nella sua stessa lista vi era un altro celebre stabiese, l’avvocato Nino Gaeta, seppure residente a Roma, il quale ebbe 2.425 voti.[32] Dal canto suo il PCI rispose inserendo in lista, Luigi Di Martino (1.971 voti). Altri stabiesi furono Ugo Fusco (4.965), candidato nel partito dell’Uomo Qualunque e Alfredo Olivieri (420), per il Partito Repubblicano.

Nelle elezioni del 1948 il partito preferirà candidare Vito, figlio del compagno di sezione, Raffaele Perna, già sindaco nell’immediato secondo dopoguerra,  conquistando 1.074 voti. Raffaele Guida sarà nuovamente candidato nelle elezioni politiche del 7 giugno 1953, ottenendo 1.318 preferenze. Il PCI stabiese gli oppose allora Pasquale Cecchi (8.255 voti). Sarà candidato per l’ultima volta nel 1958, quando ottenne 1.068 voti. Suo rivale fu il comunista Eugenio Postiglione (9.055 preferenze), il futuro sindaco di Castellammare nel 1960.[33]

Raffaele Guida scompare il 6 febbraio 1967.


Note:

[1]Biografia di R.G. Operaio in Franco Ferrarotti:La piccola città, Liguori Editori, Nuova edizione 1973, pag. 198/202.

   L’autobiografia, scritta nella seconda metà degli anni Cinquanta, presenta molte inesattezze per quanto riguarda le notizie storiche relative al movimento operaio e alle diverse vicende che riguardano la sezione socialista e continua è la confusione di date ed eventi.

[2]Al 31 dicembre 1909 risultavano essere presenti a Napoli e provincia soltanto quattro sezioni socialiste: Napoli, Portici, Castellammare e Torre Annunziata. Cfr. Avanti! 30 gennaio 1910: Le sezioni del Partito Socialista Italiano al 31 dicembre 1909. Cinque anni dopo, al 31 marzo 1914 saranno nove così distribuite: Castellammare 28 iscritti, Gragnano (15), Torre Annunziata (65), Napoli (100), Napoli sez. femminile (10), Boscoreale (13), Giugliano (30), Secondigliano (30), San Giovanni a Teduccio (15). Cfr. Avanti!, 12 aprile 1914: Elenco delle sezioni socialiste regolarmente iscritte al Partito. E relativo numero dei soci al 31 marzo 1914.

[3]Raffaele Scala: 1907 – 2017. Centodieci anni di sindacato a Castellammare di Stabia. Le origini, in  Cultura&Società, anno VII – XI, 2013-2017

[4]Per approfondimenti cfr. Raffaele Scala:  Catello Langella (1871 – 1947): Alle origini del socialismo e della Camera del Lavoro a Castellammare di Stabia, in Studi Stabiani in memoria di Catello Salvati, Miscellanea a cura di Giuseppe D’Angelo, Antonino Di Vuolo e Antonio Ferrara, pp. 155 – 230, Nicola Longobardi Editore, 2002.

[5]La Propaganda n. 721, 21 luglio 1907: Castellammare di Stabia e Avanti!, 15 luglio 1907: Commemorazione Garibaldi. Violenze poliziesche a Castellammare di Stabia.

[6]Franco Ferrarotti, cit.

[7]Avanti!, 15 dicembre 1918: Gli arsenalotti di Castellammare contro gli strampalati patriottici

[8]Il Popolo d’Italia, 31 marzo 1931: Il monumento a 550 caduti di Castellammare di Stabia.

     Per i particolari sulle vicissitudini del monumento cfr. Maurizio Cuomo: Monumento ai caduti, in Libero Ricercatore, pubblicato il 29 marzo 2023.

[9]ASN, Associazioni, b. 6, II parte: Coop. Di Consumo Unione Proletaria Stabiese

[10]Il Soviet, Organo delle sezioni del Partito Socialista Italiano nella provincia di Napoli, Anno II, n. 10, 23 febbraio 1919: Sottoscrizione permanente per Il Soviet.

      In realtà non abbiamo certezza che il Guida indicato sia Raffaele, in quanto nel Regio Cantiere militava un altro Guida, Michele, nato nel 1880, antico socialista, promotore di diverse agitazioni operaie e per questo ben presto trasferito d’imperio alla Maddalena. Dopo l’avvento del fascismo si trasferì a Nizza. Non si hanno altre sue notizie. 

[11]Avanti!, 29 ottobre 1919: Comizio degli arsenalotti a Castellammare di Stabia.

[12]Il Soviet, Anno III, n. 12, 25 aprile 1920: Dai gruppi aderenti alla Frazione.

      Nella vicina sezione di Gragnano vinsero largamente gli elezionisti con 12 voti a favore contro tre, ugualmente a Torre Annunziata, nella sezione dominata da Gino Alfani, vinsero 48 contro 8, addirittura a Meta di Sorrento, 12 su 12 votarono a favore delle elezioni.

[13]Il Soviet, n. 26, del 24 ottobre 1920: Frazione Comunista Astensionista del PSI.

      Nella lista presentata dalla sezione socialista era candidato il fratello maggiore, Pasquale, poi eletto vice sindaco nella Giunta Carrese. La lista completa dei candidati socialisti in Antonio Barone: Piazza Spartaco, Editori Riuniti, 1974, pag. 94/95

[14]Avanti!, 23 novembre 1920: Insediamento dei consigli socialisti. Castellammare di Stabia.

     Si è insediata l’amministrazione comunale socialista. Procedutosi alla elezione delle cariche è stato eletto sindaco il professor Pietro Carrese.; assessori effettivi i compagni, avv. Pasquale Cecchi, prof. Antonio Esposito, avv. Pasquale Di Nola, Edoardo Gesini, Andrea Vanacore, Salvatore Gargiulo; assessori supplenti i compagni Gaetano Cotticelli, Raffaele Guida.

[15]Cfr. Elenco ufficiale dei legionari fiumani depositato presso la fondazione del Vittoriale degli Italiani in data 24/06/1939. Gli stabiesi presenti in questo elenco sono:il marinaio Alfredo Aprea, Agostino Cascone, Cosimo Cellamare, Alfredo Esposito, Umberto Patalano, il tenente Flavio Perrelli, Raffaele Petruolo e Vincenzo Piantarosa,

[16]Il Popolo d’Italia, 13 novembre 1920: Per il Fascio a Castellammare di Stabia

      Come pronta e salutare reazione al successo ottenuto dai socialisti ufficiali nelle elezioni amministrative, per opera di un gruppo di smobilitati è stata lanciata l’idea di far sorgere nella nostra città il fascio di combattimento.

[17]Antonio Barone: Piazza Spartaco. Il movimento operaio e socialista a Castellammare di Stabia (1900 – 1922), Editori Riuniti, 1974; Antonio Ferrara: Violenza e fascismo nel napoletano. Il caso di Castellammare di Stabia. Piazza Spartaco (1921 – 2021), Francesco D’Amato Editore, 2021; Raffaele Scala: L’altra faccia di Piazza Spartaco. La strage impunita, pubblicata il 20 gennaio 2021 nei siti web, Libero Ricercatore  e Nuovo Monitore Napoletano.

[18]Antonio Ferrara, cit. pag. 133. l’Autore si avvale di una documentazione inedita conservata nell’Archivio di Stato di Napoli, ASNA, Tribunale Penale di Napoli – Corti d’Assise della Corte d’Appello di Napoli, processo 221, Faldone interrogatori, 1921-1922.

[19]Franco Ferrarotti, cit. pag. 200/201

[20]Il Commissario Antonio Vignali sarà poi trasferito a Pozzuoli pochi mesi dopo la conclusione del processo. Cfr. Avanti!, 1 giugno 1922: Trasloco del Commissario Vignali.

     In Italia i responsabili degli eccidi invece di essere messi alla sbarra sono trasferiti. Il Commissario locale di P.S., Antonio Vignali, che dal compagno Antonio Esposito, da accusato divenuto accusatore, in piena Corte d’Assisi, fu indicato ai giurati quale responsabile dell’eccidio del 20 gennaio, ha raggiunto la residenza di Pozzuoli. Verrà poi la volta degli altri responsabili.

     Rimase invece senza seguito l’interrogazione del socialista Corso Bovio al Ministro dell’Interno per conoscere quali provvedimenti intendeva prendere nei rapporti dei funzionari locali, a cui risale la responsabilità degli avvenimenti e che furono gli artefici della montatura a carico dell’amministrazione socialista. Cfr. Avanti!, 24 giugno 1922: Le sedute di ieri alla Camera. Le sanguinose gesta fasciste di Castellammare. Vedi anche Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Discussioni, pag. 6645/6647 con la risposta evasiva, che di fatto riprendeva il rapporto del Commissario Vignali, del Sottosegretario di Stato Ministero Interno, Antonio Casertano

[21]Soviet, Anno IV, n. 7, 17 aprile 1921: Castellammare proletaria ha vinto

     Sulla vigilia elettorale sono molto interessanti anche gli articoli del Mattino del 10/11 aprile 1921: La lotta amministrativa a Castellammare di Stabia e del 12/13 aprile: Le elezioni amministrative a Castellammare di Stabia.

[22]Avanti!, 5 luglio 1922: Alla sezione di Castellammare.

[23]In pochi giorni, in tutta Italia furono arrestati e condannati al confino ben 522 antifascisti. Cfr. Il Popolo d’Italia, 1 dicembre 1926: Il lavoro per l’assegnazione al confino eseguito dalle Commissioni. Nella sola Campania saranno 40 al 31 dicembre 1926, di cui 17 della provincia di Napoli, complessivamente oltre settecento tra il 1926 e il 1943. Saranno complessivamente dodici gli stabiesi condannati per uno o più anni al confino politico Cfr. Rosa Spadafora: Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Campania, Edizioni Athena, 1989

[24]Sulla vicenda stabiese legata alla marcia su Roma vedi di Raffaele Scala:28 ottobre 1922. La marcia su Roma da Castellammare di Stabia, in Infiniti Mondi, bimestrale di pensieri di  libertà diretta da Gianfranco Nappi, Anno 7, n. 27, gennaio/ febbraio 2023, pagg. 145 – 157

[25]Franco Ferrarotti, cit, pag. 201-202.

      La carta di identità fu istituita in Italia con D.M. del Ministero dell’Interno, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, n. 261, del 10 novembre 1926 per motivi di pubblica sicurezza, in ottemperanza dell’art. 159 del Regio Decreto n. 1848, del 6 novembre 1916: Approvazione del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza. Cfr. Il Popolo d’Italia,13 novembre 1926: Il decreto per la carta d’identità. La carta di identità andava rilasciata alle persone di età superiore ai quindici anni di età.

[26]I sovversivi stabiesi ritenuti pericolosi e da arrestare in determinate circostanze per il periodo 1929 – 1936 erano Antonio Cecchi, Giovanni D’Auria, Giovanni Di Martino, Raffaele De Rosa, Ernesto Nicotera e Alfonso Scelzo. Cfr. ASN, Questura di Napoli, Archivio Gabinetto, II Serie, b. 74.

    Stranamente mancano, in questo elenco stilato dalla Questura, nomi importanti del movimento operaio stabiese quali, per esempio, Luigi Di Martino e Vincenzo Giordano ampiamente sottoposti a pesanti controlli fin dall’avvento del fascismo.

[27]Avanti!, 26 aprile 1925: Il proletariato per l’Avanti!

[28] Avanti!, 26 marzo 1944: Castellammare di Stabia.

[29]In realtà i nomi dei componenti del locale Comitato di Liberazione si avvicendarono spesso, quelli da noi scelti sono ripresi  da ASN, Comitato di Liberazione Napoli, busta 5 del 12 aprile 1944. Infatti altri componenti di questo Comitato furono, tra gli altri, Achille Gaeta, Erasmo Esposito, Alberto mango, Francesco Pandolfi, Luigi Rosano ed altri di cui si è perso il ricordo.

[30]Sulle elezioni del 1954 a Castellammare di Stabia cfr Raffaele Scala: Stalingrado del Sud. 1943-1969. Storia di Castellammare di Stabia operaia tra lotte politiche e sindacali, in Cultura e Territorio, Rivista di Studi e Ricerche sull’Area Stabiana e dei Monti Lattari, Nicola Longobardi Editore, Nuova Serie, Anno II, 2020, pag. 95-137 e dello stesso Autore: Pasquale Cecchi, in: G. D’Agostino-S. De Majo: Resistoria, Quaderni 3, 2022 a cura dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, pag. 61-88.

[31]Sulle diverse elezioni amministrative cfr. Filomena Piras-Gennaro Maio: Castellammare di Stabia. Mezzo secolo di storia politico amministrativa, Edizioni Eidos, 1996

[32]Nino (Gaetano) Gaeta (1903 – 1999) era il figlio di Raffaele, uno dei primi socialisti di Castellammare di Stabia con Catello Langella dalla fine dell’Ottocento. Con i fratelli Oscar e Guido, Nino militerà nel Circolo Giovanile Socialista stabiese, fino a ad essere eletto Segretario del circolo e successivamente della Federazione provinciale nel primo dopoguerra. Dopo il secondo conflitto mondiale con Oreste Lizzadri ricostituirà il PSI in Campania, direttore dell’Avanti! nel Sud liberato dagli Alleati.   A Roma dirigerà il settimanale della CGIL, Il Lavoro, Si dedicherà infine alla  professione di avvocato, senza mai abbandonare la sua fede socialista. Su Raffaele Gaeta vedi di R. Scala: Raffaele Gaeta un socialista stabiese del primo ‘900, in Libero Ricercatore il 3 marzo 2015 e su Nuovo Monitore Napoletano il 15 dicembre 2017. Interessante, dello stesso Autore, anche la biografia del primogenito, Oscar: Oscar Gaeta, il comunista che conobbe Lenin e fondò l’Unipol, pubblicata su Libero Ricercatore il 3 ottobre 2018 e su Nuovo Monitore napoletano il 28 gennaio 2019.

[33]Archivio Storico Elettorale del Ministero dell’Interno

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *