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Ugo Cafiero a Piero Girace

Ugo Cafiero a Piero Girace

di Giuseppe Zingone

La fontana di pietra, copertina

Nel 1931 il giornalista stabiese Ugo Cafiero1presenta e scrive una ricca introduzione al libro di poesie: La Fontana di pietra, di Piero Girace, il piccolo volumetto è di proprietà del Dottor Carlo Vingiani. Continua a leggere

  1. Leggi: Un giornalista d’altri tempi, di Raffaele Scala.
Ugo Cafiero e famiglia

Un duello d’inizio Novecento: Cafiero – Ungaro

Un duello d’inizio Novecento: Cafiero – Ungaro

articolo del dott. Raffaele Scala

Caro Maurizio, ti invio una mia ricerca, che avrebbe meritato ben altro tempo per completarla, ma la pandemia prima e altri interessi dopo, hanno frenato la mia voglia di andare oltre, almeno per il momento. La ricerca è comunque a suo modo completa. Riguarda un duello del 1910 tra due giornalisti, uno già famoso, il nostro concittadino, Ugo Cafiero, di cui mi sono in passato occupato e di cui a suo tempo abbiamo pubblicato la biografia, e un altro destinato a diventare una stella nazionale, come giornalista, avvocato e uomo politico, Filippo Ungaro, un pugliese trapiantato a Roma. Colgo l’occasione per porgere ala redazione ed ai nostri lettori i migliori saluti. Raffaele Scala.


Villa Cafiero - in foto il giornalista Ugo Cafiero e famiglia.

Villa Cafiero – in foto il giornalista Ugo Cafiero e famiglia. Unica foto esistente, almeno a mia conoscenza.

Premessa

Il duello, ci dice il nuovo Zingarelli, è un combattimento che si svolge secondo speciali norme tra due contendenti con armi uguali (pistola, spada o sciabola) per risolvere controversie, specialmente d’onore. Si racconta che sia nato in Italia  e da qui diffuso nel resto d’Europa, ma già nel Vicereame di Napoli nel 1540, dimostrando una civiltà che altri non avevano ancora raggiunto,  il duello fu punito per legge. Con l’Unità d’Italia fu definito illegale ma vietato solo nel 1875. Ciononostante  le cosiddette classi elevate, nobili, ufficiali dell’esercito, ricchi borghesi, o presunti tali, non rinunciarono a battersi, tra pari, per difendere la rispettabilità, l’onore offeso, il proprio, quello di un familiare, della stessa Patria. oppure in nome della Giustizia. Celeberrimo è il duello nel quale perse la vita, il focoso e impulsivo radicale milanese, Felice Cavallotti (1842 – 1898), dopo essere stato gravemente ferito in duello con la sciabola dal giornalista, Ferruccio Macola, il cui braccio era ben più lungo dell’avversario[1]. Rimanendo in tema di giornalisti, meno famoso, forse, fu quello che vide coinvolto il noto scrittore francese, Marcel Proust (1871 – 1922) con Jean Lorrain (1855 – 1906), noto giornalista, poeta e scrittore, sfidato per averlo negativamente recensito. Altri raccontano per alcune maliziose insinuazioni sulle sue amicizie maschili. Lo stesso Lorrain, a differenza del giovane Proust, amava ostentare la sua omosessualità con la evidente volontà di dare pubblico scandalo.  Fortunatamente i colpi di pistola, due ciascuno, sparati il 6 febbraio 1897, andarono a vuoto e tutto finì senza  successive conseguenze. Meno importante è anche il duello con la sciabola tra Benito Mussolini (1883 – 1945), non ancora duce ma già direttore del Popolo d’Italia e il socialista, Francesco Ciccotti Scozzese (1880 – 1937), tra i fondatori del quotidiano romano, Il Paese, entrambi deputati. Il duello, avvenuto a Livorno nell’ottobre 1921, si interruppe a seguito di una crisi cardiaca del Ciccotti.[2]  Chiudiamo questa breve carrellata con Totò, ricordando che anche lui sfiorò il duello sfidando, nel  1950, il futuro Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, allora giovane e bigotto parlamentare.[3]

Il Fatto

Sicuramente ignorato dai più, ma per noi che scriviamo non meno importante, fu il duello tra due giornalisti, lo stabiese Ugo Cafiero (1866 – 1951) e il pugliese, Filippo Ungaro (1888 – 1977), entrambi dipendenti dei quotidiano napoletano, Il Mattino. Cafiero era caporedattore della redazione romana da diversi anni e tra i suoi collaboratori vi fu il giovane, ma non per questo meno ambizioso, Ungaro, destinato a luminosa carriera, non solo come pubblicista e giornalista, ma quale avvocato illustre e deputato per numerose legislature, dal 1921 al 1943.[4] Continua a leggere