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San Catello, Santo protettore dei migranti

In prossimità della festa civica del nostro Santo Patrono, Libero Ricercatore intende affrontare un problema molto attuale, oggetto spesso di divisioni ideologiche, oltre che filosofico-dottrinali: – La “migrazione”– La questione viene trattata dal compianto prof. D’Angelo storico stabiese di inarrivabile spessore, con la documentata serietà di sempre. D’Angelo, nel raccontare brevemente la missione di San Catello, ci riporta un’idea, un progetto, di don Gennarino Somma. Don Gennarino intendeva promuovere una richiesta a sua Santità il Papa, per nominare San Catello, Santo Protettore dei migranti, di tutti i migranti.

San Catello, il Santo Protettore dei Forestieri, aiutava coloro che fuggivano dalle razzie, poiché vessati e logorati nel corpo e nell’anima, profughi, esuli, migranti dalla violenza. Questa riconosciuta base storica, potrebbe sorreggere l’affascinante proposta.

Anche Gesù, Maria e Giuseppe, minacciati da Erode, abbandonarono la propria terra, la propria identità, per salvarsi. Maria, Giuseppe, Gesù non erano pericolosi, erano in pericolo.

Don Gennarino, e con lui Pippo D’Angelo, aveva colto nel comportamento di San Catello, il messaggio evangelico dell’accoglienza, messaggio drammaticamente attuale, mentre interi popoli sono in movimento in tutto il pianeta, dall’Africa, al vicino Oriente, dall’Asia centrale all’Asia del Pacifico, dal Sud al Nord delle Americhe.

Libero Ricercatore, sensibile a queste tematiche, invita le Istituzioni Civili e Religiose, a fare propria questa proposta, supportandola fino a portarla a compimento.

 

 

Nascita di Castellammare di Stabia

articolo del prof. Giuseppe D’Angelo

(tratto da: I Luoghi della Memoria. Il centro antico di Castellammare di Stabia. Pompei, Tip. F. Sicignano, 1990. Eidos, Nicola Longobardi Editore. Pagg. 39 e 47)

Pacichelli, Castellammare 1701, collezione Gaetano Fontana

Pacichelli, Castellammare 1701, collezione Gaetano Fontana

Per la sua conformazione orografica la città di Castellammare di Stabia è, per così dire, articolata su due livelli. Un’angusta collina di forma semicircolare che l’avvolge, da Pozzano, le Fratte, Quisisana, Monte Coppola, Scanzano, Varano, e una pianura stretta all’inizio, sul lato sud, che man mano si amplia procedendo verso nord, formata prevalentemente da una serie di piattaforme alluvionali.

E’ da presumere che nell’antichità la pianura fosse molto più esigua di oggi, per cui i primi abitanti delle nostre terre edificarono le proprie abitazioni proprio sulla collina. A conferma di ciò va ricordato che gli scavi effettuati – sia sistematicamente sia a caso – hanno riportato alla luce antichi reperti proprio a Pozzano (nel XVI secolo), le Fratte, Quisisana (secc. XVIII-XX), Monte Coppola (sec. XX) e, principalmente a Varano (secc. XVIII-XX), come noto a tutti; anche se ritrovamenti sporadici vengono segnalati sin dal sec. XVI.

Dall’esegesi storica di alcuni documenti si deduce che prima del periodo angioino era impossibile abitare a valle, perché luogo paludoso, e perciò soltanto dal 1284 inizia il movimento migratorio dalle colline di Visanola a valle. Continua a leggere