Archivi tag: dott. Raffaele Scala

1869. La breve vita della I Internazionale a Castellammare di Stabia

di Raffaele Scala

L’antefatto: i licenziamenti nel Regio Cantiere Navale

Il decennio successivo all’unificazione del Paese non fu uno dei più tranquilli per la classe operaia stabiese, sconvolto da licenziamenti a catena che falcidiarono l’occupazione nel Regio Cantiere

(…) a seguito dell’abolizione pressoché immediata delle vecchie tariffe protezionistiche, dall’ottobre 1960, esponendo di colpo buona parte delle industrie dell’ex Regno alla concorrenza esterna mettendola in grave difficoltà e costringendo, talora, le più deboli alla chiusura.

com’ebbe a scrivere Piero Bevilacqua nella sua Breve storia dell’Italia meridionale. E, infatti, a Castellammare, negli anni successivi all’unificazione, gran parte degli opifici legati al capitale straniero, come l’industria tessile e conciaria – diventata famosa in tutta Italia e in alcuni casi esportata perfino all’estero grazie ad alcuni abili imprenditori – chiusero una dopo l’altro, non trovando più la convenienza ad investire nell’area stabiese e nel Mezzogiorno in generale[1].

La crisi economica, con il vertiginoso aumento del costo della vita e il dilagare della disoccupazione, si fece sentire in tutta la sua gravità fin dai primi mesi del nuovo regime, oscurando ben presto la gioia di quanti avevano salutato il nuovo ordine politico invadendo festosamente le strade per accogliere degnamente le camicie rosse di Garibaldi. Dappertutto salutati come autentici liberatori – i vincitori d’ogni tempo, luogo e colore, sono sempre salutati come liberatori – salvo pentirsene amaramente, il popolo minuto innanzi tutto, quando si resero conto che il cambiamento tanto auspicato tardava a farsi vedere. Continua a leggere

Leopoldo Siano, storia di un fascista stabiese

Leopoldo Siano, storia di un fascista stabiese

                                                                                                                di Raffaele Scala

La prima parte del lavoro che segue è tratto da un documento finora inedito ed è la lettura di un interrogatorio subito da Leopoldo Siano dopo il suo arresto, avvenuto alle sette del mattino del 26 aprile 1945 presso l’abitazione paterna al Corso Vittorio Emanuele, 65. L’arresto fu effettuato dal maresciallo maggiore Giuseppe Nusco e rinchiuso lo stesso giorno nel carcere di Poggioreale. [1]

Naturalmente durante l’interrogatorio Siano negò ogni suo coinvolgimento nel movimento neofascista, sorto a Castellammare nei mesi successivi alla caduta del duce, Benito Mussolini e dell’intero regime fascista. Come lui stessi confesserà anni dopo, agli inquirenti raccontò, un sacco di fesserie,[2]  ma non servì a nulla perché le menzogne non lo salvarono, su disposizione delle autorità militari alleate, da una condanna a sei mesi da scontare nel famigerato campo di concentramento di Terni, cosiddetto, campo R, gestito dalle truppe d’occupazione militari inglesi. Non tutti furono d’accordo sulla pena di sei mesi, ritenuta mite, per alcuni l’internamento deve durare fino a che la situazione politica interna lo consiglierà.[3] Qualche mese dopo sarà trasferito nel campo di concentramento di Padula, in provincia di Salerno, dove sconterà il resto della pena.

L’accusa nei confronti di Siano non era leggera, secondo le dichiarazione di altri arrestati, faceva parte di un quadrunvirato che gestì il reazionario movimento stabiese, atto a sovvertire le nascenti istituzioni democratiche.

Ma al momento leggiamo la sua versione dei fatti. Poi racconteremo il resto della storia, parte della quale lui stesso ammetterà successivamente, negli anni a venire, senza mai negare la sua fede fascista.

Leopoldo Siano

Leopoldo Siano (cartolina pubblicitaria – archivio liberoricercatore.it)

1.    Le false verità di Siano

Questionario per il SI, Servizio Informazioni, sull’interrogatorio di Siano Leopoldo

Primogenito di cinque figli, Leopoldo Siano nasce a Castellammare di Stabia il 16 aprile 1920 da Leopoldo, negoziante di carboni al Corso Vittorio Emanuele 65, nello stesso stabile dove si trova pure l’abitazione, e da Maria Di Navi, casalinga. Un fratello minore di un anno, Silvio (1921 – 1990), diventerà un giorno il famoso regista di tanti film girati nella nostra città, tra cui il più famoso fu, Soli per le strade, che partecipò fuori concorso al Festival di Cannes nel 1954. ricevendo anche un riconoscimento, e fu utilizzato negli USA dalla Fondazione americana, Foster Parents per promuovere le attività di protezione dell’infanzia abbandonata.[4] Continua a leggere

Via Cassiodoro due: il terremoto del 21 agosto 1962

( nei ricordi del dott. Raffaele Scala )

Premessa d’autore:

Caro Maurizio, ritorno con il racconto breve della seconda parte dei ricordi di via Cassiodoro, mettendo a fuoco la sera del 21 agosto 1962, quando ci fu il terremoto, che però non colpì la nostra città, se non per la scossa avvertita in tutte le abitazioni, provocando molta paura ma nessun danno a persone e a cose.
Il racconto ha una sua importanza perché ricorda alle nuove generazioni, cresciute in case in cui ci sono tanti televisori quante sono le stanze e trecento canali sui quali sbizzarrirsi h24, mentre a quei tempi la televisione, uno scatolone enorme, con rivestimento in legno, la Rai trasmetteva soltanto poche ore al giorno. Erano i tempi della preistoria della tecnologia!

Con immutata simpatia. Raffaele Scala.

Castellammare in Televisione (coll. Bonuccio Gatti)

Castellammare in Televisione (coll. Bonuccio Gatti)

In un articolo precedente ho parlato del tempo in cui portavo ancora i calzoni corti ed abitavo in via Cassiodoro. Appartiene a quel tempo lontano, erano gli anni Sessanta, un ricordo ancora vivo in chi lo ha vissuto: quello del terremoto verificatosi nel tardo pomeriggio del 21 agosto 1962, quando due forti scosse di magnitudo sei colpirono le province di Avellino e Benevento, provocando 17 morti e migliaia di senza tetto. In quel tempo, lasciata la casa di Salita I De Turris, dopo una breve parentesi in via Napoli, la nostra balda famiglia Scala si trasferì in via Aurelio Cassiodoro, una traversa cieca di via Giuseppe Cosenza in un appartamentino al piano terra con un piccolo cortiletto e cancello che dava sulla strada. Continua a leggere

Via Cassiodoro

( nei ricordi del dott. Raffaele Scala )

Premessa d’autore:

Caro Maurizio, in allegato ti invio un ricordo lontano della Castellammare che fu, un piccolo racconto autobiografico che spero incuriosisca i lettori e li inviti, a loro volta, a ricostruire il mosaico di quella strada, di quel quartiere, della Castellammare degli anni Sessanta.

Come sempre con amicizia, il tuo, e vostro Raffaele Scala.

Via Cassiodoro

Via Cassiodoro

Doveva essere il 1960 quando andammo ad abitare in via Cassiodoro, una piccola traversa cieca di via Cosenza, in un appartamento al pian terreno, con cortile chiuso da un cancelletto. La traversa era costeggiata dai muri perimetrali del grande deposito di legnami Domenico Rosa Rosa, la cui area confinava con via Cicerone, il neonato quartiere popolare, allora ancora in via di completamento. All’inizio degli anni sessanta entrarono in funzione anche i primi padiglioni della moderna scuola elementare che pose fine alla sconcio del vecchio, precario edificio situato all’altezza di Ponte San Marco.
All’inizio degli anni Cinquanta in realtà il quartiere San Marco ancora non esisteva, solo poche case, il campo sportivo e per il resto soltanto aperta campagna, giardini ed agrumeti profumati. I pochi abitanti, infatti, per andare a messa si recavano nella chiesa Maria Santissima del Rosario, più comunemente conosciuta come chiesa della Starza, in via Cosenza. Continua a leggere

Storia di uno stabiese Caduto durante la Prima Guerra Mondiale

articolo del dott. Raffaele Scala

Caro Maurizio, ritorno a te dopo, mi pare, un lungo silenzio, raccontando la storia di un mio prozio morto il 21 novembre 1916 nel corso della Grande Guerra, giusto cento anni fa…

Un saluto all’intera redazione dal cordialmente vostro Raffaele Scala.


Storia di uno stabiese Caduto durante la Prima Guerra Mondiale

Un mio antenato, fratello della bisnonna paterna, Annunziata Ruocco, Raffaele (Castellammare di Stabia 29 gennaio 1883 – Nad Logem, Slovenia, 21 novembre 1916), fu uno degli oltre cinque milioni di italiani chiamati alle armi per dare il proprio contributo di sacrificio, dolore e sangue, consentendo al nostro Paese la vittoria finale nella Grande Guerra (1915 – 1918) e tra i 651mila militari destinati a non fare ritorno a casa. Arruolato nel 14° reggimento di Fanteria, Raffaele partì, lasciando una moglie e un figlio in tenerissima età, contando di tornare per raccontare le sue avventure belliche ma non ce la fece, cadendo il 21 novembre 1916 nel corso di uno dei tanti furiosi combattimenti verificatosi sul colle di Nad Logem, attualmente territorio della Slovenia.

Curiosamente quello stesso giorno morirà, dopo 68 anni di ininterrotto regno, Francesco Giuseppe (1830 – 1916), il potente imperatore d’Austria e Re d’Ungheria. Su di lui pesava come un macigno l’onere di aver dato inizio alle ostilità, dichiarando guerra alla Serbia il 28 luglio 1914, convinto che, per quanto micidiale potesse essere, il conflitto sarebbero state di breve durata. Non immaginava, non poteva, quale terribile, terrificante genocidio sarebbe derivato da quel suo bellicoso atto.

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Ma torniamo a Raffaele Ruocco e alla sua triste vicenda: Come gli altri membri della famiglia, Raffaele non era molto alto, anzi, nel suo caso misurava appena un metro e 57 centimetri, aveva capelli castani, colorito bruno, una dentatura già guasta nonostante la giovane età, analfabeta e di mestiere faceva il carrettiere. Militare di leva di terza categoria era stato lasciato in congedo illimitato il 25 giugno 1903 e quando scoppiò il conflitto evitò le prime chiamate destinate ai più giovani, magari sperò pure di farla franca. Invece, implacabile, il 10 luglio 1916 arrivò il suo turno e inviato a compiere il suo dovere di soldato a Foggia, nel deposito del 52° reggimento di Fanteria, dove giunse il giorno dopo.[1] Purtroppo per lui non vi rimase molto, ma proviamo a ricostruire i suoi ultimi giorni di vita dalle scarne carte in nostro possesso. Continua a leggere