Nicolas François Dun, Mary Anne Acton, Lady Acton (1784-1873), Acquerello su avorio 1823, dimensioni 13x11, Coughton Court, Warwickshire 2

Mary Anne Acton

Mary Anne Acton

di Giuseppe Zingone

Nicolas François Dun, Mary Anne Acton, Lady Acton (1784-1873), Acquerello su avorio 1823, dimensioni 13x11, Coughton Court, Warwickshire 2

Nicolas François Dun, Mary Anne Acton, Lady Acton (1784-1873), Acquerello su avorio 1823, dimensioni 13×11, Coughton Court, Warwickshire

Lady Acton (secondo alcune informazioni nata nel 1784 secondo altre nel 1786 e deceduta nel 1873) era la moglie del Generale John Acton. Questa rara immagine giovanile che ritrae Marianna Acton con alle sue spalle il Vesuvio fumante, non poteva lasciarmi indifferente. Seppur scarni, alcuni dettagli mi hanno fatto subito pensare a Villa Acton e quindi altro non si poteva trattare che di Castellammare di Stabia.

Purtroppo non abbiamo su Marianna informazioni così dettagliate come per suo marito e riportate da Pietro Colletta. Ma i pochi dati in nostro possesso, li rimettiamo all’attenzione del lettore. Marianna Acton era figlia di Joseph Edward fratello minore di Sir John. Il generale Acton per poterla sposare (essendo Marianna consaguinea, oltre che giovanissima) chiese ed ottenne una speciale dispensa papale. Lo scopo di questa scelta, era quello di incamerare i beni del giovane fratello defunto ed evitare che venisse disperso in altri legami nobiliari.1A Palermo il 2 Febbraio del 1800, Marianna sposò suo zio molto più vecchio di lei. Lady Acton era inserita a pieno titolo nell’entourage della Regina, Maria Carolina D’Asburgo, moglie di Ferdinando IV, così come si apprende da diversi annuari di Corte della sovrana.2

Dal matrimonio di Marianna e John Acton, nacquero tre figli, Ferdinand Richard Edward Acton, Charles Januarius Edward Acton e Elizabeth Acton, Marianna morì nel 1873, quando anche i suoi tre figli l’avevano da tempo lasciata.

Il Generale Acton, in fuga con il Re Ferdinando fu scortato dall’Ammiraglio Nelson, prima dell’insurrezione dei moti del 1799 a Palermo, una piccola parentesi di “libertà” prima di nuove violenze e riconquiste, qui sposò sua nipote Marianna nel 1800. Sul finire dell’insurrezione, Jhon Acton è insieme a Re Ferdinando IV, sotto la guida di Nelson sulla nave del Re nel porto di Napoli,3 dopo una breve restaurazione borbonica fu costretto dai francesi (di nuovo) alla fuga nel 1806, a Palermo, dove morì il 12 Agosto 1811.4

Nel dipinto, inoltre, si riesce ad intravedere anche una chiesa ed il suo campanile, inizialmente ho avuto delle titubanze, in quanto la cupola di quest’ultimo non è presente nell’attuale silhouette della struttura campanaria della chiesa di Santa Croce.

Chiesa di Santa Croce, Castellammare, foto Giuseppe Zingone

Chiesa di Santa Croce, Castellammare, foto Giuseppe Zingone

Padre Pini, in una breve nota su Villa Acton, ci fornisce le giuste coordinate, grazie alle quali immaginando una linea retta che da Villa Acton guardi al Vesuvio, era possibile intravvedere  da Villa Acton (Pellicano) la Chiesa di Santa Croce.

Dirimpetto all’ingresso della casa di Campagna di S. E. il Sig. Cav. Acton situata poco sotto la Villa Reale di Castell’a mare osservai una cosa, che mi parve singolare …..“.5

Palazzo Acton ed il Vesuvio da Castellammare

Palazzo Acton ed il Vesuvio da Castellammare

Dal dipinto di Carelli, inoltre, si evince con chiarezza che la struttura campanaria della chiesa di Santa Croce, era leggermente diversa da quella che oggi possiamo osservare anche dalla Villa Comunale, la cupola del campanile, infatti, non esiste più.6

Dal CATALOGO STORICO DELLE ERUZIONI DEL VESUVIO DAL 1631 AL 1944, sappiamo infatti che alla fine del 1822, dal 21 Ottobre al 10 Novembre ci fu una Eruzione Mista di cui riportiamo le notizie: “Lave verso Ottaviano, Boscotrecase ed Ercolano. Caduta di piroclastiti verso Boscotrecase e Torre Annunziata. Ceneri rossastre a Ottaviano, Pomigliano, Casoria, Napoli, Barra e Resina. Colate di fango sui versanti settentrionali e orientali del Somma e del Vesuvio. L’eruzione cominciò con emissioni di fumo e lave. Poi si ebbero fontane di lava, di cui una alta circa 2000 metri, visibile da Napoli, seguita dalla formazione di una nube eruttiva da cui ricaddero frammenti piroclastici verso sudest. Dopo una breve pausa, nel pomeriggio del 22 ottobre una colonna eruttiva si innalzò fino a circa 4000 metri, e da essa ricaddero ceneri grossolane. Si ebbe quindi il collasso della parte orientale del cratere, accompagnato dalla fuoriuscita di una notevole quantità di lava che si diresse verso Boscotrecase. Nella serata del 22 vi fu una forte attività sismica e numerose fontane di lava. Nella notte si formò una nuova nube eruttiva dalla quale particelle piroclastiche furono scagliate verso sudest. Nel pomeriggio del giorno 23 si formò una nuova colonna eruttiva, meno alta della precedente, da cui ricaddero prima ceneri grossolane e, dalla notte, finissime ceneri rossastre. La mattina del 25 da una nuova nube eruttiva ricaddero ceneri rossastre verso nord; nello stesso giorno cominciarono le piogge. Per diversi giorni si ebbero piogge miste a ceneri, prima rossastre, poi bianche, che provocarono la formazione di colate di fango alle falde del vulcano. Lave per 66 milioni di metri cubi; piroclastiti per 48 milioni di metri cubi. Distruzione di campi coltivati, boschi, vigneti ed abitazioni. L’inizio dell’eruzione fu accompagnato da terremoti. Fu l’eruzione più violenta del secolo XIX. In seguito all’eruzione il cratere si abbassò di circa 93 metri sul lato sudoccidentale. Gli spessori dei depositi piroclastici da caduta alla distanza di 5 miglia dal cratere erano compresi tra circa mezzo centimetro e 25 centimetri (verso sud). La mattina del 24 ottobre, durante l’emissione di ceneri rossastre, che si depositarono fino ad oltre 100 miglia dal vulcano, Napoli e tutti i paesi del versante settentrionale furono avvolti dall’oscurità. Nel corso dell’eruzione la gente ripulì i tetti dalla cenere accumulata per impedirne il crollo. Il tetto della chiesa di S. Anna a Boscotrecase crollò per il peso delle ceneri”.

Articolo del 25 Aprile 2018


Note:

 

  1.  Debrett’s, Baronetage of England, Volume I, Londra 1824, pag. 194 e anche Debrett’s, Baronetage of England, (Revised correct and continued by George William Collen Esq), London MDCCCXL, pag. 6 e 7. Inoltre vedi: “Sir John Francis Edward, the sixth baronet, was great great grandson to Sir Walter, the second, being the great grandson of his second son Edward. He was born in 1736 and murriage (by dispensation of the Sovereign Pontiff) Mary Anne Acton, his niece, by whom he had issue Ferdinand Richard Edward, the present baronet, and two other children. Sir John Francis Edward became commander in chief of the land and sea forces of Naples, and was several years Neapolitan prime minister. He dead at Palermo on the 12th of August 1811″. In: John Burke, Dictionary of the Peerage and Baronetage of the United Kingdom, London MDCCCXXVI, pag. 5.
  2.  “Miledi D. Marianna Acton de’ Baroni Acton”. In Almanacco della Real Casa e Corte, Capitolo XI Casa della Regina, Sezione I dame di Corte, Napoli 1830, pag. 104. Vedi anche: Almanacco Reale del Regno delle Due Sicilie, Stamperia Reale 1854, pag. 73.
  3. Pietro Colletta, Storia del Reame di Napoli, dal 1734 al 1825, Tomo I, Milano 1861, pag. 270.
  4. Il monumento funebre di John Acton si trova nella chiesa di Santa Ninfa ai Crociferi di Palermo.
  5. Padre Ermenegildo Pini, Viaggio Geologico per diverse parti meridionali dell’Italia, Seconda Edizione, Milano 1802, pag. 90.
  6. Volendo semplicemente avanzare una ipotesi, la più vicina possibile alla realtà, pensiamo che la cupola del campanile sia stata abbattuta perché pericolante, A dire il vero la causa di questo mutamento è insita all’interno del piccolo dipinto stesso, ossia il Vesuvio e i terremoti che anticiparono l’eruzione. Il dipinto datato 1823 ci mostra alle spalle di lady Acton un Vesuvio ancora fumante. Per ulteriori immagini sulla chiesa di Santa Croce si rimanda all’articolo su Emily Jane Wodehouse a Castellammare e due dei suoi acquerelli relativi alla chiesa datati 1889.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *