Le critiche di Piero Girace

Le critiche di Piero Girace

di Giuseppe Zingone

Artisti contemporanei, di Piero Girace, EDART, 1970, pag.

Artisti contemporanei, di Piero Girace, EDART, 1970, pagg. 720.

La biblioteca emeroteca Tucci di Napoli, possiede un patrimonio librario di 45 mila libri, ma sono oltre 300 mila i volumi, in cui sono raccolte le sue collezioni (oltre 10 mila) di quotidiani, riviste, annuari, almanacchi e strenne, italiani e stranieri (austriaci, francesi, inglesi, neozelandesi, polacchi, portoghesi, russi, scandinavi, spagnoli, svizzeri, statunitensi, sudamericani, tedeschi e vietnamiti).
I periodici coprono un arco di cinque secoli.
Degli oltre diecimila titoli, più di 3mila non sono posseduti da alcun’altra biblioteca della Campania e circa duecento mancano alle biblioteche pubbliche italiane e straniere.
Dal 24 giugno 1999 l’Emeroteca Biblioteca Tucci è stata dichiarata bene di notevole interesse storico.

All’interno di questo “fascinoso mondo” ci è capitato di imbatterci in un bel dipinto che inseriremo nella nostra Galleria di Pitture nostrane, dal titolo Golfo Stabiese, ma anche diversi riferimenti al critico d’arte Piero Girace. Ci è sembrato giusto far conoscere e pubblicizzare questo prezioso ente e nel contempo sintetizzare parole ed immagini legata ad alcuni pittori di cui nel tempo si è occupato il Girace, critico d’arte.

Raffale Limauro, Golfo Stabiese, Emeroteca Tucci di Napoli


Scugnizzo, Roberto Carignani

Roberto Carignani, (Napoli 1894 – 1975). Dipinse scene piedigrottesche di esasperata sensualità e notturni in cui, secondo il critico Piero Girace, riviveva “come in una favola da Mille e una notte il fascino del golfo di Napoli, in un giuoco di luci e di ombre, in un’atmosfera di leggenda omerica”.
Così scrisse di lui Girace, sottolineando che era “amato e vituperato, estroso, prodigo, giocatore accanito capace di dilapidare somme favolose nello spazio di poche ore”.


Libera Carelli, Domenico De Vanna

Domenico De Vanna, (Terlizzi 18.8.1892 – Napoli 9.11.1980). “Con l’impeto dell’impressionista, con l’amarezza e l’angoscia dell’espressionista, rivelando una colorazione doviziosa, e con impasti grevi, paesi e personaggi nelle calde atmosfere della costiera amalfitana, tra le luci arroventate dei tramonti estivi, o fosche di certi interni di proletari, o misteriose delle sagre notturne” (Piero Girace).


 

La processione d’Abruzzo, Vincenzo La Bella

Vincenzo La Bella, (Napoli, 24 ottobre 1872 – 26 dicembre 1954). Fino al 1943. La Bella aveva collaborato al “Roma della domenica”. Il critico Girace ricordava “quel vecchio signore, dall’aria stanca e dallo sguardo indagatore, di statura media, dignitoso e composto come un professore…Stava lì in attesa, e distrattamente schizzava con segni rapidi e leggeri delle figurine su un pezzo di carta che aveva davanti. Poi improvvisamente si animava, e allora, parlava in fretta, con un eloquio sicuro, ricco di boutade e di ironia, in cui si intuiva una preparazione letteraria e un gusto non comuni. Ma giungeva d’improvviso il redattore capo e lui s’interrompeva di botto. Consegnava il suo disegno e filava via”.


Argine, Francesco Parente

Francesco Parente (Napoli, 19 febbraio 1885 – 22 settembre 1969). Nei suoi ritratti di donne, bambini e adolescenti “si ritrovano – afferma il critico Piero Girace – gli accenti di una poesia tenuta oggi quasi in dispregio; la malinconia, la rassegnazione di quei volti non è sentimentalismo, ma autentico sentimento che nasce non per facili effetti esteriori (leggi pittoricismo), ma per un sofferto vigore della forma”. “Compostezza classica e saporosità impressionistiche – rileva ancora Girace – si integrano nella sua opera e si conciliano, senza dar luogo a compromessi formali o disarmonie spirituali”.
E quando era di moda la scultura umanitarista, amara, ammonitrice, “Parente creava opere di un certo erotismo sognante, sensuali e sentimentali (donne velate, nudi armoniosi), dando ascolto semplicemente alle sue sensazioni come poeta elegiaco”.


Raffaele Viviani, Salvatore Maria Sergio

Salvatore Maria Sergio (Torino, 1934 – 2020). Per il critico Girace, l’artista Sergio era “Uomo curioso e aperto, tendente alla completezza in senso rinascimentale: di quelli che, nel nostro secolo, si sono realizzati in personaggi alla Hemingway”.


La Forosetta, Giuseppe Uva

Giuseppe Uva, (Napoli, 1874 – 1937). “Uva – racconta Piero Girace – rassomigliava a quei santi anacoreti macerati dai digiuni, e nello stesso tempo poteva far venire in mente certi pastori dello scultore Sammartino che popolano gli antichi presepi napoletani”. E ricorda: “Lassù in quel suo studio angusto, gremito di nature morte (in massima parte grappoli d’uva d’ogni qualità), il vecchio artista non si limitava a dipingere, ma vi trascorreva la sua esistenza tra conversazioni interminabili con gli amici del vicino “Quartiere” e non meno interminabili con l’amica, modella ancor giovane, che oltre a posare per lui badava anche alle faccende di casa (…) .Nei momenti di ozio si aggirava nella spaziosa terrazza del “Quartiere”, intrattenendosi a conversare con le giovani massaie che sciorinavano i panni al sole oppure faceva una capatina nello studio di Vincenzo Ciardo: “Che si dice don Vicié? Che stai preparando di bello?”.


Altri documenti di Piero Girace

Articolo terminato il 14 febbraio 2023

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