Terremoto 1980 (foto Antonio Cimmino 05)

Il Terremoto dell’80 a Castellammare (le immagini raccontano)

Il Terremoto dell’80 a Castellammare (le immagini raccontano)

a cura di Maurizio Cuomo

Terremoto dell'80

Terremoto dell’80 (foto Antonio Cimmino)

La pagina ospita una raccolta di immagini inedite, che ritraggono la nostra Castellammare nell’imminente post-terremoto.
Le foto sono tratte dagli archivi fotografici dei sig.ri Enzo Sansone, Gerardo D’Auria, Pasquale Ammendola e dei dott.ri Antonio Cimmino e Carlo Felice Vingiani (che ringraziamo pubblicamente per la gentile concessione).

 Le gallerie fotografiche:

Archivio “Carlo Felice Vingiani”


Archivio “Francesco Fariello”


Archivio “Enzo Sansone”


Archivio “Gerardo D’Auria”


Archivio “Pasquale Ammendola”


Archivio “Antonio Cimmino”


P.S.: La galleria di immagini è aperta a tutti, il vostro contributo è ben accetto, si ringrazia anticipatamente tutti coloro che vorranno contribuire ad arricchire la raccolta. Le foto sono provviste di didascalia: per visualizzare la relativa descrizione stazionare con il cursore sulle immagini.

8 pensieri su “Il Terremoto dell’80 a Castellammare (le immagini raccontano)

  1. Giada

    I due palazzi che fanno angolo con via Roma,via Catello Fusco e via Alvino li ho visti sbriciolarsi davanti ai miei occhi. Quella maledetta sera avevo appena 7 anni e non sapevo cosa fosse un terremoto.
    Il crollo di questi due edifici ci rese impossibile a me ed alla mia famiglia raggiungere a piedi la villa comunale. Fummo costretti ad andare per via Plinio il Vecchio e poi via Amato e piazza Ferrovia. Ricordo benissimo anche l’odissea che fu per noi arrivare a raggiungere la villa comunale attraverso queste strade appena citate.Camminavamo con fatica attraverso macerie e fili della corrente completamente a terra!Uno scenario veramente apocalittico che purtroppo non dimenticheró MAI!

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  2. Associazione Musearte

    Una splendida testimonianza, anche se su un ricordo così drammatico. Non credo di aver mai saputo che il treno merci avesse ospitato delle persone! Ho assistito all’abbattimento del palazzo tra piazza Ferrovia e via Catello Fusco. Non lo dimenticherò mai

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  3. Delfina

    Che impressione vedere queste foto!
    Mi tornano in mente le notti trascorse all’addiaccio, in pigiama, pantofole e vestaglia (in questa “mise” fui sorpresa dal terremoto) cercando riparo dal freddo nelle auto dei vicini perché noi l’auto non l’avevamo; gli sguardi disperati degli abitanti di Via Benedetto Croce e Via D’Annunzio – strade vicine a casa mia – dove i fabbricati erano sì rimasti in piedi, ma erano gli scheletri di se stessi; il senso di colpa di vedere casa mia ancora in piedi mentre altri avevano perso tutto; la paura che avevo, comunque, di rientrarci; lo sgomento provato, qualche giorno dopo, raggiungendo il centro città tra le macerie di Via Catello Fusco, Via Alvino, Via Nocera, Vico Benuccci… terribile!

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  4. franco Celentano

    Cara Giada non ti conosco ma quell maledetta sera mi sa che eravamo molto molto vicini, avevo 6 anni ed ero davanti da Scialò…quando mi viltai alla rice r ca di mia mamma vidi il palazzo del serraglio sbriciolarsi. Mentre lo scrivo potrei disegnare la scena…. un incubo. Mi voltai attratto da un rumore strano, ero un bambino, e all angolo di via plinio i cavi della luce ballavano a terra come anguille impazzite.

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  5. Giuseppe

    Quella sera avevo 11 anni ,ricordo che era una sera calda per il periodo, ero a casa con i miei fratelli e mia nonna a guardare la tv e ad aspettare il rientro da lavoro di mia madre.
    All’imprivviso iniziò a tremare tutto e nel mentre della scossa cercammo la via di uscita dall’appartamento posto al terzo piano di uno stabile di via Roma…….ma subito all’inizio della scossa crollò la rampa di scale e quindi restammo bloccati in casa noi e gli inquilini del 4 ed ultimo piano….inutili le telefonate di aiuto ai vigili del fuoco che erano impegnati nei vari crolli… il centralinista dopo l’ennesima richiesta di aiuto ci disse di star tranquilli e di pregare per noi stessi ed anche per i suoi colleghi impegnati a salvare la vita ad altre persone…..
    Nelle ore successive la grande scossa è le scosse di assestamento si arrampicarono,senza non pochi problemi, sui da noi mio zio muratore ed un mio vicino falegname. Alle 2 di notte ci raggiunsero e ci calano giù legati con delle corde me e mio fratello……mentre mia sorella decise di non lasciare sola mia nonna ed aspettare l’intervento dei pompieri che arrivarono alle 6 del mattino con un’autoscala arrivata da Napoli (che però non arrivava all’altezza del terzo piano) e con notevoli problemi misero in salvo i miei e quelli del 4 piano…..

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  6. Ersilia Cosenza

    I ricordi sono incancellabili. Non il 23 novembre ma ogni giorno della mia vita. Quella giornata era cominciata in modo strano, sul grande terrazzo in cotto antico, con rampicanti che avevo avuto la gioia di far crescere rigogliosi in vasi di un tempo antico, c’erano botti in cui fermentava l’uva, per la gioia di familiari che avevano dedicato il loro tempo libero e il loro impegno. Improvvisamente avevo visto muoversi le mura di un palazzo poco distante, pensai al terremoto, ma con la mano scacciai l’immagine e il movimento. Poi decisi di accettare l’invito dei cognati e con i miei bambini, uno di tre anni e mezzo e la piccola di cinque mesi mi recai da loro, mio marito assente perché era andato a incontrare un radioamatore con altri amici a Lauro. La giornata trascorse piacevolmente con cinque cuginetti festosi e la piccola coccolata da tutti. Verso le 18,30 pensammo di andare a fare una passeggiata tutti insieme, per il lungomare approfittando della strana tiepida temperatura. I bambini passando sotto al mio palazzo volevano salire al primo piano per giocare sull’ampio terrazzo. Fortunatamente si decise diversamente nonostante le loro proteste, in compenso avevano fatto un’abbondante merenda provvidenziale perché sazi. Dal mio palazzo uscì un topo di dimensioni enormi che velocemente attraversò la strada, stessa cosa nel vicoletto che da Santa Maria dell’Orto conduceva al lungomare. La mia piccola, l’unica femmina, nella carrozzina con solo un lenzuolino a coprirla, del resto faceva caldo. Arrivati alle giostrine, mentre facevo salire il mio bambino su un cavalluccio, avvertii un capogiro fortissimo. Fui la prima a gridare “il terremoto” avvertendo la disperazione e il desiderio di scappare tutelando i piccoli; ma il mare era una tavola, nessun segno di movimento, mentre un polverone immenso si levava dalla zona del mio palazzo. Appena placammo la tensione, non subito, mio cognato mi consigliò di andare a prendere a casa qualche coperta e …nel mio palazzo al terzo piano c’erano mia madre, mio padre e mia sorella. Solo macerie davanti agli occhi, solo macerie, riuscimmo passando per un vicolo ad aggirare l’ostacolo e …mio padre mia madre mia sorella lì disperati, ma salvi. Tornammo prendendo da una macchina una coperta. Noi eravamo salvi, in un palazzo vicino diversi erano sotto le macerie. Mio marito? Chissà, non c’era modo di comunicare, e poi dopo mezzanotte comparve. Era stato in una delle cittadine devastate, salvo perché non era arrivato il suo momento. Cominciò poi la disperazione, vivi, ma avevamo perso i ricordi, niente foto, niente casa in cui tornare, niente di niente. E la paura ad ogni scossa di assestamento. In periferia le case erano scampate al disastro e ci accampammo dal suocero e i miei genitori da mio fratello. Poi la storia continuò con attacchi di panico e purtroppo vicende che si conclusero con la morte di mio padre. Aveva portato in salvo moglie e figlia, trovato una sistemazione abitativa per tutti noi, ma il suo cuore smise di battere il 12 gennaio 1981.

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