Fig. 5

Lo Stabias Hall

Lo Stabias Hall

di Lino Di Capua & Gelda Vollono

articolo del 13/10/2012


Lo Stabias hall

Lo Stabias hall

E’ fuori dubbio che l’Ottocento è stato il secolo d’oro per Castellammare di Stabia: l’ingrandimento e l’abbellimento, iniziati per volontà di Ferdinando IV già sul finire del settecento, continuati poi da tutti i discendenti di casa Borbone e prolungatisi ben oltre l’Unità d’Italia, fecero sì che la nostra città divenisse una delle mete a la page per tantissimi intellettuali, artisti, nobildonne e nobiluomini politici, ma anche per professionisti e gente comune nazionali e internazionali. Questi, sempre più numerosi, sceglievano la nostra città per trascorrervi le vacanze, attirati dalla bellezza dei luoghi, dall’incanto del mare, dalle innumerevoli fonti di acqua salubre, dall’atmosfera serena e festosa dei caffè e dai tanti eventi, tra cui le serate danzanti nei numerosi ed eleganti alberghi e gli spettacoli teatrali, che con frequenza allietavano il loro soggiorno. Castellammare di conseguenza ad ogni estate assumeva sempre più un tono decisamente mitteleuropeo: i frequenti collegamenti ferroviari e le linee di navigazione, che vi facevano scalo, la collocavano tra le località di villeggiatura più facilmente raggiungibili; per di più la nobiltà partenopea vi risiedeva stabilmente da quando, dopo l’Unità d’Italia, Napoli non era più capitale del regno, e la ricca borghesia vi affluiva sempre più numerosa. Bisognava pertanto offrire nuove occasioni di svago perché il soggiorno potesse competere con le migliori stazioni di villeggiatura italiane ed europee. Ecco come viene descritta la nostra città da Nicola Lazzaro(1) durante la stagione estiva del 1880:
“Fino allo scorso anno la stazione balnearia si presentava brillante per l’unione dei villeggianti, e le partite di campagna, che si facevano di qua e di là. La sera la si passava al caffè in piazza del Municipio, presso uno square, splendidamente illuminato e nel quale la musica facea udire più o meno dolci concerti. Ma ora si è sulla via del progresso. Starsene neghittosi al caffè, sorbirsi un gelato al ricordo della Norma, Aida o Traviata, piaceva si, ma non segnava l’apogeo del divertimento. Se la musica intonava un valzer o una polka, i piedini delle belle soffrivano un tic nervoso, i loro occhi divenivano luccicanti dal desiderio. Anche se ingolfati in teneri discorsi, con un piacevole vicino, alzavano il capo a certe battute di Strauss…”.
In tutta Europa ed anche in Italia ogni anno sorgevano nuove voghe per attirare i villeggianti, tra queste i Kursaal: caffè, che nascevano e morivano nel tempo di una estate. L’architettura alla quale fa riferimento tale tipologia di costruzioni è quella effimera, impiegata già a partire dal XVI secolo in tutta Europa, principalmente per la costruzione di apparati festivi che, al termine delle manifestazioni, erano smontate e distrutte da cui il termine di architettura effimera(2). L’uso di macchine in occasione di feste o cerimonie nel ‘600 e ‘700 si diffuse nelle maggiori città italiane ed europee e certamente non lasciò indifferente la Castellammare di fine ‘700 che, come abbiamo già scritto, grazie alla politica illuminata dei Borbone era presente sulla scena nazionale ed internazionale: la macchina per l’esposizione del SS. Sacramento (v. fig. 1), che si può ancora ammirare nella chiesa del Gesù e che rappresenta per di più l’unica superba testimonianza attualmente esistente in Campania di un apparato festivo barocco, ci fa intuire la portata del coinvolgimento della nostra città a questa forma d’arte, che certamente non dovette essere di scarsa importanza e che sicuramente dovette entrare nella tradizione popolare, tanto da essere utilizzata sporadicamente anche per altri scopi.

Fig. 1

Fig. 1

Una delle prime e rare testimonianze scritte di una struttura effimera utilizzata per l’intrattenimento degli ospiti ci viene fornita da Francesco Sacco(3) già alla fine del ‘700 che, nel riportare le bellezze della collina di Quisisana, dà notizia della presenza di un teatro estivo. “Poco lungi da questa galleria vi è un piccolo teatro con la sua platea, capace di 100 persone, coperto ancora di rami di castagne”.

Fig. 2

Fig. 2

Fu per questo che, quando in Europa esplose la moda dei Kursaal, Castellammare ne fece un largo uso, come testimoniano alcuni disegni conservati all’archivio storico di Castellammare, che qui di seguito riportiamo (v. fig. 3, 4, 5, 6):

Tale tipologia fu utilizzata anche per la realizzazione del complesso dello Stabias Hall: costruito nel 1879 sul suolo(4), che allora era dato in concessione annualmente dal Comune al Principe di Moliterno. Questi, avvezzo ad ospitare nella sua villa Antonietta(5) a Quisisana (v. fig. 7), reali e aristocratici per i quali organizzava feste e balli, pensò di utilizzare quest’area per costruire su di essa un ritrovo estivo.

Grazie anche alla posizione geografica al centro del golfo di Napoli il successo fu tale che l’anno successivo, in data 21 aprile 1880, si costituì una società di 140 azionisti, rappresentata dai signori Carmine Dattilo, Ferdinando Scalese e Carmine Trojano, che, con capitale versato di circa 1000 lire, chiese ed ottenne dal Comune in concessione decennale lo stesso suolo sul quale impiantare, nel periodo estivo, un ritrovo, che comprendesse sala da ballo, ristorante e teatro. Inoltre venne concesso anche un locale ubicato nel Monastero della Pace per uso deposito del materiale durante il periodo d’inattività(6). Ed ecco come lo stesso Lazzaro(7) ne riporta la notizia dalla quale traspare tutta la sua soddisfazione e contentezza:
“Il loro desiderio negli scorsi mesi fu soddisfatto. Alcuni gentiluomini idearono per la stagione estiva lo Stabias Hall. Il caffè fu quasi abbandonato. L’innovazione attecchì e allo Stabias Hall si balla, si mangia, si giuoca, si fuma e si … amoreggia, restando sulla riva del mare e guardando uno dei panorami più splendidi che si possano immaginare. Se poi vi è la luna, lo spettacolo è incantevole. Se, sul destro lato, più al nord, il Vesuvio civettescamente mostra il fuoco dal suo vertice, allora diventa fantastico, e nell’animo triste del pensatore sorge il desio di tuffarsi nelle placide onde in cui si specchia, con la speranza di rialzarsi in un mondo migliore”.
Le immagini che di seguito riportiamo lasciano facilmente individuare le strutture che componevano il complesso dello Stabias Hall sul finire dell’Ottocento(8) (v. fig. 8, 9):

Il successo del ritrovo continuò anche negli anni successivi poiché al villeggiante, oltre alle solite venivano offerte altre attività di svago, come assistere a spettacoli di varietà, che venivano rappresentati almeno due volte a settimana o ammirare gli eventi che frequentemente si verificavano nello specchio di mare ad esso antistante quali un varo, una regata velica o ancora un semplice spettacolo pirotecnico (v. fig. 10).

La rivista l’Eco dello sport del 1881 in occasione delle regate svoltesi il 21 agosto dedica a questo avvenimento un ampio servizio, dal quale emerge un quadro completo dei luoghi, delle attività e dei personaggi che erano soliti frequentare lo Stabias Hall. Ne riportiamo qualche stralcio:
Lo Stabia Hall è un luogo di ritrovo in riva al mare di tutti i villeggianti e di coloro che si recano a Castellammare per prendere i bagni marini e termali ed anche di diversi abitanti del paese. Nello Stabia Hall si gode del bel fresco, vi è festa da ballo in una ala apposita tutte le sere, e due volte la settimana su di un palcoscenico eretto nello stesso steccato, di fronte alla sala da ballo, vi si rappresentano delle operette dalla compagnia del nostro teatro di varietà. Vi è inoltre un caffè restaurant …”. Ed ancora: “Lo Stabia Hall è un luogo di ritrovo in riva al mare di tutti i villeggianti e di coloro che si recano a Castellammare per prendervi i bagni marini e termali ed anche di diversi abitanti del paese. Nello Stabia Hall si gode del bel fresco, vi è festa da ballo in una sala apposita tutte le sere, e due volte la settimana su di un palcoscenico eretto nello stesso steccato, di fronte alla sala da ballo, vi si rappresentano delle operette dalla compagnia del nostro teatro di varietà. Vi è inoltre un caffè restaurant. … Ieri sera poi era addirittura gremito. Che bei visini aristocratici e non aristocratici, che toilettes! Il bianco predominava su tutta la linea, in seconda il nero. Brillavano poi come le più note ed eleganti: le principesse di Tricase, di Ottajano e di Belmonte, le duchesse di Monteleone, di Iannace, del Galdo e di Galllese con le rispettive figliuole le due ultime, la contessa Gabardi, la marchesa di Santasilia e Santasilia-Sanfelice con la sua signorina, la contessa di Bassorano con la sua sorella, la contessa di Tronco con la sua graziosa figliuola, la baronessa Brescia-Morra con la graziosa nipote, la signora Olga Ossani, la signora del Prato, la signora di Martino, la signora Casarano, la signora Sanfelice di Bagnoli, la signora Biancini, la Italia Garibaldi, la moglie di Crispi e tante altre il cui nome mi sfugge. Non mancavano anche gli uomini politici, poiché notai la presenza degli onorevoli san donato, Fusco, Trinchera, Lioy Giuseppe, Savini, Parenzo, Correali, del prefetto Brescia-Morra ed altri. Su di un pontone verso le dieci pomeridiane si bruciarono dei fuochi d’artifizio, mentre nel fondo del padiglione, all’uopo destinato, eleganti coppie si slanciavano nei vortici del ballo. In fondo poi al mare eravi la corazzata Roma, illuminata a palloncini ed a luce elettrica, sulla quale i comandanti di Suni ed Acciuni diedero una festa da ballo, alla quale furono invitate ed intervennero una gran parte della nostra aristocrazia, e questa soiree danzante ebbe termine pure con l’accensione dei fuochi pirotecnici”.
Tale favore di pubblico e la fama acquisita a livello nazionale e internazionale spinsero i più noti architetti dell’epoca a presentare al Comune progetti per ampliarne la struttura onde dare ai villeggianti sempre più e diversificate occasioni di svago e di divertimento. Fu così che nel 1888 il sig. Cuomo Alfonso e soci(9) presentarono una domanda per la concessione del suolo, che in precedenza era stato dato al Principe di Moliterno, affidandone il progetto all’ingegnere Eugenio Cosenza, ideatore tra l’altro della Cassarmonica. Egli lo redisse una prima volta proprio in quell’anno come struttura da montare e smontare rispettivamente all’inizio e al termine della stagione estiva ma poi in seguito l’ho ripensò altre due volte apportando modifiche e ampliamenti altre due volte, nel 1894 e nel 1898. Il complesso, che doveva estendersi dall’inizio dell’attuale via Bonito fino all’altezza dell’attuale vicolo Canottieri (in prossimità del Cinema Montil), comprendeva un ampio ristorante, sale da gioco, da biliardo, da lettura, da conversazione, un piccolo teatro, un grande salone da ballo, nonché infine un ampio loggiato panoramico, così come mostrano le immagini di seguito (v. fig. 11, 12, 13, 14).

Nel progetto si prevedeva di utilizzare telai tanto lignei quanto metallici, che sapientemente assemblati e decorati, rispondessero al duplice intento di realizzare da una parte una struttura leggera e facilmente smontabile e dall’altra simulare una costruzione stabile corrispondente al decoro e al gusto della borghesia dell’epoca.
Purtroppo un terribile incendio nel 1894 pose fine alla felice avventura dello Stabias Hall. Infatti le molteplici e irrisolte diatribe tra i successivi concessionari e il Comune, impedirono non solo che i progetti di Eugenio Cosenza vedessero mai la luce ma anche che il teatro per molti lustri fosse restituito all’antico splendore.
La più lunga e aspra querelle si ebbe col sig. Achille di Giovanni(10), che nel 1898, una volta aggiudicatosi la concessione della durata di cinque anni, lo ricostruì e per qualche anno mantenne fede agli impegni contrattuali.
Di seguito riportiamo una rara cartolina d’inizio ‘900 dove sullo sfondo a sinistra è possibile riconoscere alcune strutture dello Stabia Hall (v. fig. 15):

Tuttavia in seguito, accecato dall’avidità di guadagnare sempre di più, incominciò a disattendere a tali oneri: l’apertura estiva veniva protratta a tutto l’anno, ingaggiava compagnie teatrali sempre di più basso profilo, permetteva la frequentazione a loschi individui, che organizzavano giochi d’azzardo e incontri con donnine di facili costumi, e per finire non provvedeva più alla periodica manutenzione delle strutture, che di per sé inadatte a resistere alle intemperie, diventavano sempre più fatiscenti. Furono questi i motivi che costrinsero il Comune ad avviare un’azione legale contro il Di Giovanni chiedendo, in un primo momento, solamente il rispetto delle norme contrattuali, ma, in seguito, preso atto, che tale richieste cadevano sistematicamente nel vuoto, pretese la rescissione del contratto con conseguente ritiro della concessione. Questa lite si protrasse senza alcun esito per diversi anni fino a quando il degrado strutturale e morale del ritrovo fu tale che le forze dell’ordine si videro costrette ad intervenire decretandone la definitiva chiusura con conseguente abbattimento delle sue oramai cadenti strutture. Fu solamente nel 1908 che, grazie ad un compromesso raggiunto tra il Comune e il sig. Giovanni Nasti, che accettò di spostare l’ubicazione del costruendo nuovo teatro poco distante dal precedente e propriamente sul luogo notoriamente detto largo California, fu inaugurato un nuovo Stabia Hall. Di seguito il disegno del progetto sulla base del quale, presumibilmente, il Nasti realizzò il suo nuovo Stabia Hall (v. fig. 16):

Gli esordi sembravano presagire che esso potesse vivere una nuova e duratura stagione di successi. La serata d’inaugurazione avvenuta nel 1909 ebbe una vasta eco anche fuori dai confini cittadini tanto che ne troviamo un’accurata descrizione in un famoso periodico dell’epoca, “Regina“, della quale riportiamo uno stralcio insieme all’immagine del teatro(v. fig. 17): “Lo Stabia Hall è un teatro tornato di recente alla vita dopo il lungo novennio di chiusura… Il teatro fu ultimato la sera stessa della prima rappresentazione: l’ammirazione di tutti fu rivolta al plafond che è chiuso con un gioco speciale e capriccioso di tende, alle decorazioni sobrie, sicure, alla linea generale ampia e severa, opera di quel competente in materia che è il sig. de Gaetano(11). L’orchestra è forte e disciplinata; essa è quella del nostro S. Carlo”.

(Foglio intestato dello Stabia Hall)

(Foglio intestato dello Stabia Hall)

Sfortunatamente però il destino remava contro: i tempi erano cambiati, altre forme di spettacolo attiravano il favore del pubblico, pensiamo all’affermarsi del cinematografo, per cui il successo del primo Stabias Hall non si rinnovò e dopo appena qualche stagione, un altro incendio nell’aprile del 1911 (v. fig. 19), come si evince da un breve appunto riportato da una cartolina postale(12), distruggendolo completamente, lo consegnò definitivamente alla memoria dei posteri.


Note:
(1) Il testo citato fa parte di una raccolta di articoli già pubblicati nella Gazzetta letteraria di Torino e successivamente pubblicati nel 1880 sotto il titolo Napoli. A zonzo per il golfo;
(2) Cfr. Gelda Vollono, Lino Di Capua: 15 agosto 1807: Castellammare in festa;
(3) Sacco Francesco: Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, 1796;
(4) Verosimilmente tale suolo attualmente è occupato dai campi da tennis del Circolo Nautico;
(5) S. A. il Principe Don Alessandro di Lieven, ambasciatore di Russia presso Ferdinando II di Borbone, nel 1845- 46, fece costruire su un suolo di sua proprietà a Quisisana e che in seguito aveva ingrandito con l’acquisto del terreno limitrofo di proprietà di Don Francesco Grossi un rustico chalet circondato da un magnifico parco. In seguito la villa, pur rimanendo proprietà del Principe, fu utilizzata come residenza estiva degli ambasciatori russi succedutisi fino all’unità d’Italia. Nel 1868 il Lieven, dovendo ritornare nel suo paese, la cedette ai coniugi Gallone, Principi di Marsiconovo, Moliterno e Tricase, che a loro volta nel 1893 la donarono al figlio Giovan Battista. Questi, brillante animatore della vita mondana dell’epoca, l’ampliò apportando nel corso degli anni diverse trasformazioni, fino a farla divenire un albergo, che chiamò Hotel du Parc, divenuto, anche se per pochi anni, famoso per la conduzione elegante e festosa che vi si godeva. A partire dalla fine della prima guerra mondiale vi si sono succeduti vari proprietari, Somma, Garzia, Pagliari fino ad arrivare alla famiglia Petrella, attuali proprietari;
(6) Notizie tratte da documenti presenti nell’Archivio storico di Castellammare di Stabia;
(7) Nicola Lazzaro id. ut supra;
(8) Cfr. Natura e arte, Vallardi 1896;
(9) Nel 1888 il sig. Cuomo Alfonso e soci fece domanda di concessione del suolo che va dal largo California alla banchina del Quartuccio per costruirvi lo Stabia-Hall,su progetto dell’ing. Cosenza. La cosa inusuale è che prevedeva la costruzione in muratura e la concessione doveva durare per quarant’anni;
(10) Achille Di Giovanni aveva stipulato un contratto che andava dal 18 giugno del 1898 al 30 aprile 1903, anche se nel 1906 il contenzioso era ancora in atto. A.S.C.S.;
(11) Gelda Vollono, Lino Di Capua;
(12) Cfr. Cultura e società anno 2. N. 2. Michele Naclerio, Le cartoline “Gruss aus…” “Saluti da…”.

2 pensieri su “Lo Stabias Hall

  1. Matteo

    Vorrei complimentarmi con due grandi storici professionisti, Gelda e Lino. Unici nel loro genere, nonostante una folla di scimmiottatori si accalchi urlante alle porte di Stabia.

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  2. Gelda Geltrude Vollono

    Solamente adesso abbiamo letto il tuo graditissimo commento e ci corre l’obbligo di ringraziarti. Se qualche volta ti trovi a passare per il Circolo Velico ci farebbe piacere conoscerti. Gelda e Lino

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