Moscarella

Il “fuocaracchio” stabiese

articolo di Maurizio Cuomo

Le origini di questa tradizione purtroppo sembra che non siano ben chiare, lo stabiese Ciro Alminni, per dare un senso alla odierna accensione del fuocaracchio, nel libro “Antiche tradizioni stabiesi – Fratiélle e surèlle” (anno 1999), riporta fedelmente così come dai suoi ricordi, una suggestiva storia raccontatagli dalla sua bisnonna Carolina (vissuta tra il 1800 e gli inizi del ‘900), con la quale descrive il naufragio notturno di un peschereccio (paranziello) coinvolto in una violenta tempesta di mare e dell’unico superstite scampato alla tragedia, che in balia del mare, dopo ore di dura lotta tra le onde, mantenendosi a galla con un legno dell’imbarcazione, rimase miracolosamente illeso invocando la “Madonna”. Giunta ormai l’alba, e a mare acquietatosi, il pescatore, dolorante, stremato e infreddolito, raggiunse l’arenile adiacente alla “Banchina ‘e zì Catiello”. Notato da alcune persone che si trovavano sul posto, fu subito soccorso con un primo fuoco per riscaldare l’uomo. Il miracolato, riguadagnate un po’ delle sue forze, tra lo stupore degli astanti disse che era rimasto in vita solo perché soccorso e accolto tra le braccia dell’Immacolata Concezione (rif.: “Fratielle e surelle”). Tale storia, se vera e non di fantasia, daterebbe quindi questa tradizione almeno agli anni di fine ‘800.

Galleria fotografica dei fuocaracchi accesi nel 2009

Volendo fare una ricerca più approfondita, abbiamo chiesto alla nostra “memoria storica”, il carissimo amico Gigi Nocera (oggi 86enne), cosa ricordasse di questa tradizione e con nostro stupore, lui ha detto di non ricordare affatto che a Castellammare negli anni ’30, vi fosse la tradizione dei “fuocaracchi”.
Da ciò qualcuno a ben pensato di traslare tale tradizione agli anni del dopo guerra mondiale (asserendo che quella dell’amico Alminni fosse solo storia inventata), ma se riflettiamo (e questa è una mia personale teoria, plausibile e spero anche condivisibile), entrambi le testimonianze possono essere prese per buone, anzi quella di Gigi aggiungerebbe un tassello importante di cui ad oggi non si è mai tenuto conto, ovvero che negli anni trenta (che tengo a sottolineare erano gli anni del periodo “fascista” e del proibizionismo restrittivo), questa tradizione molto probabilmente è stata proibita o per meglio dire accantonata, per essere poi ripresa negli anni a seguire il dopo guerra.

Buona Immacolata a tutti.

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