I Conti di Castellammare – Presentazione

I Conti di Castellammare

PRESENTAZIONE

il re e la regina di Napoli, Ferdinando e Maria Carolina

il re e la regina di Napoli, Ferdinando e Maria Carolina

I “Conti di Castellammare” era il nome fittizio sotto il quale il re e la regina di Napoli, Ferdinando e Maria Carolina, viaggiavano quando intendevano mantenere il più stretto riserbo. Tale ingenuo stratagemma, ideato probabilmente da Ferdinando, visto che la sua educazione alquanto rozza, si era formata frequentando il popolo più che i nobili di corte, serviva ad evitare di sottostare alla rigida etichetta di corte, a sfuggire alle cerimonie, ai festeggiamenti, alle acclamazioni delle genti, a ritrovare insomma un minimo di normalità e perché no anche di intimità con Maria Carolina. È evidente che, data la loro importanza e fama, l’espediente non riusciva, così come dimostra il viaggio di cui tratteremo nel corso di questo lavoro.
Completamente diversa era stata, invece l’educazione che aveva ricevuto la futura regina di Napoli alla corte della madre Maria Teresa D’Austria, la più illuminata imperatrice d’Europa. Leggeva, scriveva e parlava in italiano, francese, spagnolo e tedesco; leggeva e traduceva anche il latino. Aveva studiato letteratura, storia, filosofia, etica, diritto, pedagogia, botanica, musica, canto e danza.
Quando Carolina, appena sedicenne divenne regina quasi per caso, dopo la morte delle due sorelle, Maria Giovanna e Maria Giuseppina, entrambe promesse spose a Ferdinando IV, il regno di Napoli era da tempo nelle mani del primo ministro Bernardo Tanucci, uomo di fiducia del re Carlo III di Borbone re di Spagna e padre di Ferdinando, che attraverso lui impartiva ordini e direttive. Da subito fu chiaro che Carolina aveva tutt’altre idee su come gestire il governo del regno di cui era regina. La sua azione di sovrana aveva come obbiettivo l’ammodernamento del regno e per questo si ispirava ai cambiamenti voluti dalla madre e a quelli del fratello Leopoldo Granduca di Toscana che stava governando in maniera illuminata attuando riforme, come la stesura di una costituzione e l’abolizione della pena di morte.
E chiaro che l’attività di Carolina fosse costantemente osteggiata dal suocero Carlo III che, attraverso continue missive, chiedeva al figlio di controllare le azioni della moglie che avessero una qualsiasi influenza sul governo.
Ed è proprio nell’ottica del cambiamento che si inserisce il viaggio da anni programmato da Carolina e sempre contrastato dal suocero nel Granducato di Toscana e in Lombardia dove il riformismo austriaco era fortemente attivo.
Pertanto, finalmente, ottenuto da Ferdinando che solamente a viaggio iniziato ne fosse data notizia ufficiale nella primavera del 1785, i due sovrani poco più che trentenni, partirono viaggiando in incognito (sic.) e avendo come meta gli stati dell’Italia centro settentrionale, dove sarebbero stati ospiti dei loro augusti parenti. In questa occasione utilizzarono, forse per la prima volta e per primi, stando alle fonti documentali in nostro possesso, il nome di Conti di Castellammare, a dimostrazione di quanta considerazione e amore avessero per la nostra città. In seguito anche i loro successori, Francesco e Isabella, si servirono dello stesso appellativo durante i loro viaggi in Europa.
Nella progressione del lavoro vengono fuori anche aspetti inediti legati al profilo psicologico dei due sovrani, ne sottolineiamo alcuni.
Ferdinando da un lato conferma la sua passione per la caccia e dall’altro evidenzia anche un forte interesse per il gioco del pallone fino al punto da farsi realizzare un dipinto della sfida tra giocatori milanesi e genovesi, tenutasi durante il suo soggiorno a Genova; convocare a Napoli alcuni campioni dell’epoca come Marinoni per farsi dare lezioni di questo gioco; e far costruire nelle sue residenze appositi campi da gioco, dove poter organizzare partite.
Si mostra a tal punto munifico e liberale con tutti quelli che a vario titolo hanno un pensiero per lui e la sua consorte, da meritarsi l’appellativo di “re d’oro”. Infatti anche se dona ai suoi reali parenti e ai nobili di corte preziosissimi regali, non dimentica nel contempo di lasciare un segno della sua generosità anche a coloro che abbiano estrazione più modesta A mo’ di esempio ne citiamo qualcuno: regala una lauta mancia ad un giardiniere che ha fatto loro dono di un mazzo di fiori e lo stesso fa con alcuni concertisti che hanno allietato una loro serata; non dimentica infine di elargire importanti somme di denaro ai vari istituti di beneficenza che visita durante le tappe del viaggio.
Di Carolina vogliamo subito sottolineare che, pur adempiendo ai doveri che il suo ruolo le imponeva, non manca di essere amorevole e accorta verso i propri figli ai quali scrive quasi ogni sera e dai quali aspetta con trepidazione loro notizie, anche se non le riporta nel suo diario.
Nonostante poi, sia noto il suo carattere incline alla depressione, in alcuni momenti del viaggio mostra anche dei lati meno malinconici. Scopriamo così che ama ballare il minuetto, giocare a carte e assistere con piacere alle rappresentazioni di opere buffe. Inoltre in molte occasioni dimostra di essere molto accomodante, per esempio, nonostante non ami essere ritratta, ritenendo un supplizio lo stare tanto tempo ferma in posa davanti a un pittore, pur di compiacere la cognata, se ne sottopone volentieri, oppure, pur di non far dispiacere chi la ospita, accetta di cenare a notte inoltrata e di conseguenza andare a letto quasi al mattino pur sapendo che non riuscirà più a dormire.
Meraviglia, infine, la tempra molto forte che rivela quando, sottoponendosi a dei veri e propri tour de force, viaggia per ore, a volte anche dalle prime luci dell’alba fino a sera, per poi partecipare, all’apparenza senza segni di stanchezza, alle varie manifestazioni che sono state organizzate.
E che dire della coppia?
Confermando quanto detto in precedenza, entrambi sono attenti a cogliere le innovazioni realizzate dai vari governanti nel campo socio-economico-culturale, dovute in gran parte al processo di industrializzazione e di modernizzazione, che stava investendo tutta l’Europa. Lo dimostra il fatto che il re ordina, che siano fatti dei modelli di ciò che maggiormente attira la sua attenzione. Merita perciò certamente di essere rammentato quello della Cucina dell’ospedale di S. Maria Nuova a Firenze, e del quale se ne fa una dettagliata descrizione nel corso del lavoro. Dal canto suo Maria Carolina, si entusiasma per la veste e i caratteri tipografici con i quali è stata stampata dal tipografo di corte G. B. Bodoni la “cantata” in onore della loro venuta a Parma e sicuramente, pensando alle recenti scoperte archeologiche nel regno di Napoli e alle pubblicazioni che ne sarebbero di conseguenza derivate, chiede allo stesso Bodoni insistentemente di trasferirsi a Napoli. Merita di essere sottolineato anche il grande interesse che mostrano per la lavorazione e la produzione della seta. Infatti durante il soggiorno a Torino, si recano a visitare una grossa fabbrica di seta del banchiere Giuseppe Maria Arnaud. I giornali dell’epoca riportano che Ferdinando e Carolina osservassero bene le varie fasi del processo di manifattura, soffermandosi in particolare sulla qualità dei bozzoli e sui filatoi idraulici. Non dimentichiamo che a San Leucio sta nascendo il più grande setificio industrializzato del regno se non d’Europa.
Nonostante siano convintamente cattolici praticanti tanto da andare a Messa quasi tutte le mattine, si mostrano tolleranti verso altre religioni e non perdono l’occasione, a Livorno, di andare alla sinagoga degli Ebrei per assistere alle loro funzioni.
Infine anche se si fanno vedere sempre uniti alle partecipazioni ufficiali, non dimenticando il ruolo che rappresentano, sono capaci di ritagliarsi dei propri spazi, durante i quali ognuno può liberamente dedicarsi alle proprie passioni.

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