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Pillole di cultura: Espedito

a cura del prof. Luigi Casale

Espedito, Irene, Filomena, Felice e altri sono nomi – come tante volte in altre occasioni ho avuto modo di dire – derivati da aggettivi o participi. La nostra tradizione cristiana ne ha fatto dei santi. Creandone poi la leggenda che è divenuta storia. Attenzione ! Il mio non vuol essere un discorso disfattista per negare la validità di una tradizione bene incardinata nella cultura di un popolo. In questo caso la civiltà cristiana. Basti considerare che quasi tutti i nomi all’origine, in quanto “appellativi”, indicavano una qualità dell’uomo, o un’aspirazione ideale, o un motto augurale, se non una condizione oggettiva. Ad esempio che cosa può significare il nome Primo, o Secondo, o Sesto, o Decimo? E Spurio e Postumo? Se non la condizione di nascita del neonato? Questi nomi se diffusi dall’uso sono applicati ad altre persone individuandole; e se costui è di qualche importanza sono passati alla storia diventando modello per tante famiglie nella scelta del nome da dare ai propri discendenti. Pensate che in qualche famiglia si trova il nome Cane o Mastino.
Nella cristianità delle origini i “santi” erano i proseliti del messaggio evangelico, i seguaci della nuova religione, i convertiti, i cristiani appunto. Essi poi attraverso una vita coerente e santa, diventano fedeli, nel senso di confidenti in Dio e nel senso che hanno mantenuto l’impegno fino all’ultimo giorno della loro vita o con una morte santa o con la prova del martirio. Così la Chiesa delle origini li rappresenta nella preghiera della celebrazione liturgica. E nel caso in cui si riesca a individuarne e a conservarne la tomba, essa diventa oggetto di devozione e meta di pellegrinaggi. Si dà la creazione del “santuario” (utilizzando un termine già in uso presso i Romani), specialmente se il santo è il fondatore di una chiesa o il suo primo vescovo (cattedra), del quale il corpo si conservava sotto l’altare maggiore.
Si sa pure che le catacombe erano i cimiteri dei cristiani che col culto della custodia del corpo mortale intendevano esaltare due valori: quello della santità del corpo, e quello dell’immortalità della persona.
Quindi – e così torniamo ai nomi – intorno al corpo dei morti: i santi, si sviluppa il culto della memoria, cosicché i loro nomi si diffondono.
Tuttavia di alcuni santi, di cui pur si sono trovati i corpi (le ossa) e di cui si ha anche notizia della devozione presso i primi cristiani, per mancanza di altri documenti, non è stato possibile tracciare un profilo biografico, se non stabilirne il periodo della morte e l’origine della devozione stessa. Ora questi santi erano chiamati con qualche parola o espressione trovata nella epigrafe della lapide tombale (da qualcuno creduto o nome di persona o soprannome).
Quindi non è esatto dire che certi santi non esistono perché non sono mai esistiti; ma piuttosto che essi certamente sono esistiti – prova ne è la tomba ritrovata e la devozione attestata già al periodo della loro morte – e che di essi non si è sicuri che quello sia il vero nome (cioè quello con cui sono stati chiamati quando erano vivi). Si tratta perciò, se proprio lo si vuole conoscere, il vero nome, di approfondire gli studi e la ricerca.
Così Gennaro (Ianuarius) è aggettivo collegato al dio romano Giano, Agostino (Augustinus) è il diminutivo di Augustus, l’appellativo che dal 27 a.C. fu assegnato agli imperatori romani, Felice e Pio (Felix, Pius) altri titoli assegnati agli imperatori a partire da una certa data. Mentre Espedito (exspeditus) probabilmente viene da una espressione che si incideva sulla tomba per indicare la data di morte (spedito al cielo); e così Irene (in pace); o Filomena (amata). Per fermarci a quelli che ci sono più familiari. Ma ve ne sono tanti e tanti.

L.C.