Marina di Castellammare, Gaeta Errico

Castellammare, circondario e distretto nel 1852

Castellammare, circondario e distretto nel 1852

a cura di Giuseppe Zingone

Prefazione: Tutto è fluido nello scorrere del tempo ed anche i confini di Castellammare, per quanto già facilmente deducibili dalle connotazioni fisico-geografiche del suo territorio, nel tempo hanno subito notevoli cambiamenti.

Marina di Castellammare, Gaeta Enrico

Marina di Castellammare, Gaeta Enrico

Ritroviamo Castellammare alla fine del 1500 e agli inizi del 1600, (già feudo Farnese ed inoltre Terra Franca) essere il confine più a nord del Principato di Citra, di cui prossimamente forniremo un elenco di torri,1 molto interessante. Alla ricerca di approfondimenti mi ero imbattuto in un articolo del 24 Settembre 2015 che così recitava: Capri era un’isola salernitana ed ad esso diversi articoli a vario titolo collegati, come il distacco dal Principato di Citra di Agerola, con decreto numero 9989 di Ferdinando II del 1846, nella quale la (oggi) ridente cittadina del Generale Avjtabile viene aggregata alla Provincia di Napoli, per formare un proprio circondario facente parte del nostro Distretto, il Distretto di Castellammare del quale anche Capri faceva parte.2

La storia che ci lasciamo alle spalle, non può ascoltarci e nemmeno sentire le nostre grida di protesta,  le nostre infantili rimostranze; dicendo questo affermo solo che i confini, molto labili (impressi su carta), sono solo una invenzione umana, credo che la Campania sia anche oggi una terra “Felix“, anche nei luoghi che riteniamo oramai irriconoscibili e che qualcuno forse vorrebbe cancellare. D’altronde, il dono fattole dalla natura o dal Creatore è sotto gli occhi di tutti ancora oggi. Non si può parlare di Salerno, senza Napoli e di Capri, Agerola, Sorrento, Castellammare come terre a sé stanti, sarebbe miope, mediocre, meschino. La verità è che questa terra lascia il segno nella memoria di tutti quelli la visitano e l’hanno visitata nel corso dei secoli. Viviamo in una terra unica, di indicibile bellezza e solo la nostra miopia, l’ostinazione a coltivare il nostro piccolo orticello (salvo criticare quello del vicino se non addirittura derubarlo) non ci lascia pienamente godere.

CASTELL’A MARE I (DI STABIA)

Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1703, pag. 184-185. Estratto da Google Libri

Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1703, pag. 184-185. Estratto da Google Libri

“L’antichissima Stabia, città Campana, vuolsi fondata da Ercole nel 485 prima di Roma o 1238 avanti Cristo.

Nella Guerra Sociale, quando le città Italiane reclamavano la cittadinanza di Roma, Stabia fece con le altre causa comune ed era difesa da Cajo-Papio. Ma Silla vincitore de’ confederati e de’ cittadini dava la città alle fiamme nell’ultimo giorno di aprile dell’anno 89 prima dell’era volgare. Andavano raminghi gli abitanti della distrutta città, ma ben presto tornavano a rialzare le nuove mura sul suolo dell’antica patria. Dopo 168 anni, la tremenda eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79, nella distruzione di Pompei ed Ercolano, rimanea Stabia ben anche sepolta nelle ceneri. Plinio che comandava la flotta romana in Miseno, veniva per osservare davvicino lo spaventevole cataclismo, ma costretto a ritirarsi nella casa di Pomponiamo, quivi moriva soffocato. Dopo questo tempo cominciarono a sorgere con lo esulare degli Stabiesi, i comuni di Lettere, Gragnano, Pimonte, Vico. Stabia era grande e potente: avea l’anfiteatro ove ora dicesi Varano, il Circo o Ginnasio, nel luogo che nomasi Osteria del Capillo, molti tempj tra i quali quello di Ercole, detto Petra Herculis, nella isola detta Revigliano, magnifico porto. Risorgeva nuovamente la città e già nel II secolo era famosa, perchè Galeno lodavane il latte de’ suoi armenti e le virtù delle acque minerali; Aurelio-Simmaco nel IV secolo lodavane i prodotti, re Teodorico vi mandava il suo diletto Davide a curarsi della tisi.

Scoglio di Rovigliano, Achille Gigante, tratto da Viaggio da Napoli a Castellammare, di Francesco Alvino

Scoglio di Rovigliano, Achille Gigante, tratto da Viaggio da Napoli a Castellammare, di Francesco Alvino

Oscura è la storia della città ne’ tempi Normanni e Svevi. La chiamavano Stabi o Estabi.

Pacichelli, 1703. Particolare della Torre Alfonsina

Pacichelli, 1703. Particolare della Torre Alfonsina

Re Carlo I di Angiò verso il 1570 vi faceva edificare un castello prossimo al mare; laonde la città prese nome di Castello a mare (Castellammare) con l’aggiunta dell’antica voce Stabia, per distinguerla dal Castellammare del Volturno, di Penne, della Bruca, de’ quali appresso dirò e dal Castell’ a mare di Palermo; quantunque essendo questo presso Napoli, il paese per eccellenza che abbia un tal nome possa ben dispensarsi da qualunque altro aggiunto. Vogliono altri che il castello fosse costrutto da Alfonso I. Lo stesso Carlo nel 1266 la fortificava, cingeala di muraglia, nella città faceva due castelli innalzare (comunicanti tra loro per via coperta) l’uno sulla parte superiore e se ne veggono tuttavia gli avanzi, l’altro nel luogo ora detto Fontana grande. Faceva benanche ingrandire il porto per maggior sicurezza delle navi regie.

A questi tempi messer Neri degli Uberti, fiorentino, scacciato dai guelfi, era venuto in Castell’ a mare; ed una casa tanto splendida con vaghissimo giardino vi aveva fatto costruire, che re Carlo ebbe vaghezza di vederla. Fu dal ghibellino magnificamente accolto il guelfo re e nelle mense assistettero le due maravigliose figlie gemelle del Neri, le quali nomavansi Ginevra la Bella ed Isotta la Bionda. Il re se ne invaghiva straordinariamente, ma per consiglio del conte Guido di Monforte, rimosse l’animo da quell’amore e si decise a maritare le due giovanette; e di fatti, generosamente dotatele, diede Ginevra in isposa a messer Maffeo da Palizzi ed Isotta a messer Guglielmo della Magna: l’uno e l’altro nobili cavalieri e gran baroni. Ed egli andossene in Puglia, ove con fatiche continue tanto e si macerò il suo fiero appetito, che spezzate e rotte le amorose catene, per quanto viver dovea, libero rimase da tal passione. (Dal Decamerone).

Ignoto, Palazzo Reale di Quisisana, tratto da Domus de Loco Sano

Ignoto, Palazzo Reale di Quisisana, tratto da Domus de Loco Sano

Carlo II anch’ebbe predilezione per questa residenza ed un magnifico palazzo dall’ingegnere Giovanni Vaccaro di Castellamare, vi faceva edificare, nomandolo Casa Sana (poi Qui-si-sana), per la salute che quivi dimorando, ricuperata avea. Fece anche innalzare un vasto convento dell’Ordine riformato di S. Francesco: che poi fu conceduto da Ferdinando I Borbone di gloriosa ricordanza al vescovo Bernardo della Torre; ed in seguito venne addetto al seminario della Diocesi. Avea un giardino murato sullo spazio che ora è piazza innanzi al Duomo.

Achille Vianelli – Veduta di Castellammare di Stabia, Piazza Duomo

Roberto il Saggio, poichè anche in Castellammare si fu guarito di gravissima infermità dodici chiese vi stabiliva in onore degli apostoli, fondava il monastero delle Claustrali nel luogo allora detto Valachia ed ora Valacaja e nuove e tali opere aggiungeva al Qui si sana, da esserne creduto in seguito il primo fondatore.

Quivi rifuggivansi Ladislao e Giovanna, quando ne’ rispettivi tempi infieriva la peste nella capitale; e Castell’ a mare ebbe il nome di Fedelissima nel 1420 e molti privilegj per aver contra lo Sforza Attendolo della cui fama è piena l’Italia, coraggiosamente resistito a favore della regina.

Ma ben presto Alfonso I obliando le concessioni, vendè la città a Raimondo de’ Pierleoni, se non che di poi, a preghiera de’ cittadini dallo stesso re ricompravasi la città da Luigi Pierleoni. Fece Alfonso elevare una torre detta Alfonsina, della quale credesi che fosse stato il luogo e dove dicesi Porto Carello, dopo della punta di Pozzano o al Quartuccio ove dicesi Torrione.

Portocarello - stampa del 1855 (coll. Gaetano Fontana)

Portocarello – stampa del 1855 (coll. Gaetano Fontana)

Ferdinando I accresceva di molte fortificazioni la città, la quale però restò occupata da Giovanni di Angiò o per tradimento di Giovanni Gagliardi o Gallart, spagnuolo, che in essa comandava o perchè i cittadini si volsero al partito francese nel 1461.

Si vuole che la Margherita Minutolo moglie del Gallart, per quattro mila ducati agevolasse il tradimento da lei pensato e dal marito eseguito. Narra Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II questo fatto ed aggiunge esser vero quel detto del popolo: Che nessuna rocca è tanto forte da non potervi entrare un asino carico di oro.

I Francesi però furono ben presto scacciati, nella Settimana Santa, dall’esercito Pontificio, comandato da Antonio Piccolomini nipote di papa Pio II. La città fu saccheggiata.

Da Pietro di Toledo vicerè per Carlo V Filippo Doria, era dichiarato utile signore di Castellammare pe’ servizj prestati e per la segnalata vittoria riportata nel golfo di Salerno, contro le armi Cesaree.

Giulio Campi, ritratto di Ottavio Farnese

Giulio Campi, ritratto di Ottavio Farnese

Fu venduta nel 1541 ad Ottavio Farnese, per ordine dello stesso Carlo, dallo stesso vicerè per ducati 80.000 cum eius casalibus, hominibus, vaxallis, feudis, dohanis, scannagiis. Nel 1542 era saccheggiata da Ariadeno e più fieramente da Dragut, e dopo due anni da Barbarossa, e nel 1558 da Mustafà. Quando venne a morire l’erede de Farnesi nel 1636 fu lo stato apprezzato per ducati 105.680.

Anthonis van Dyck, Ritratto di Enrico di Guisa

Anthonis van Dyck, Ritratto di Enrico di Guisa

Errico di Guisa venuto con una piccola flotta per la seconda volta contro il regno, sbarcato a Castellammare nel 1654 erano le case, le chiese, tutte saccheggiate e la città barbaramente devastata, sperdendosene finanche tutto l’archivio; ma presto dallo straniero abbandonavasi la sua preda. Fu l’invasore scacciato dopo un fiero combattimento nel 26 novembre 1633, 14 anni duravano le conquiste e le sconfitte.

Carlo III di Borbone molti scavi fece eseguire nel luogo detto Varano e vi stabilì una manifattura di cristalli piani, poi dismessa: ora è palazzo della corte, e serve di abitazione ai principi reali.

Veduta di Castellammare, Giacinto Gigante

Veduta di Castellammare, Giacinto Gigante

Ferdinando I, augusto successore al trono, ne fece restaurare il porto, vi fondò un magnifico arsenale, ch’è il primo del regno e tale che fa invidia a quelli di altre nazioni, ingrandì ed abbellì il Qui si sana, molte belle strade fece aprire, compiacendosi molto di quella residenza. Fece analizzare le acque minerali dagl’illustri Vairo e Cotugno; dalle montagne prossime fece molte acque scendere a comodo della città.

Scialpi, Terapia delle Acque di Castellammare, 1862

Scialpi, Terapia delle Acque di Castellammare, 1862

Nel 1796 onde liberarsi i cittadini dal sacco e dal fuoco (già attaccato alle prime case della strada per Napoli) s’imposero la contribuzione di ducati 200,000.

Inglesi e Francesi se ne disputarono il possesso, fino a che pacificate alquanto le cose Giuseppe Napoleone e Gioachino Murat spesso vi si recarono a diporto.

Così dopo il ristabilimento del governo Borbonico era frequentato da Ferdinando I e di poi dall’augusto suo successore Francesco I.

Questo monarca faceva aprire la bellissima via che dal largo del Cantiere conduce alla Reggia più volte nominata di Qui si sana; e nuovamente faceva analizzare quelle salutarissime acque dai professori chiarissimi Vulpes, Cassola e Sementini.

The Launching of a Man o' War, Abraham Louis Ducros

The Launching of a Man o’ War, Abraham Louis Ducros

Il glorioso Ferdinando II attualmente regnante, fece eseguire la grandiosa, magnifica e bellissima strada che da Castellammare, per Vico Equense e Meta conduce alla celebre ed amenissima Sorrento; fece ingrandire l’altra comodissima che porta a Nocera de’ Pagani; nell’interno molte strade disponea, le pubbliche vie facea rettificare, la decorazione esterna degli edificj promuovea, il Real Cantiere ingrandiva ed ornava splendidamente; come pure la Regia Casa di Qui si sana, l’antico porto facea restaurare ed altro nuovo ordinava di formarsi. Della strada a rotaje di ferro che conduce a Napoli, tratterò nell’articolo della Capitale: qui solo notando che ove presso Castell’a mare ha termine la detta strada, già sorge un bellissimo borgo, con comode case.

La Stazione di Castellammare, Salvatore Fergola

La Stazione di Castellammare, Salvatore Fergola

Il territorio fertilissimo, aperto, libero da qualunque nociva esalazione al nordest confina col fiume Sarno, che lo se para da quello di Torre dell Annunziata: dal lato opposto ha confine con Vico Equense, ove dicesi il Capo o lo Scoglio di Orlando. Il monte Faito, l’antico Lattario, alle radici del quale trovasi la deliziosa città, le rimane al sud est ed il golfo detto di Castellammare la circoscrive al nord-ovest. E’ lontana da Napoli per mare quasi tredici miglia (non 17 come dice Giustiniani) per terra quasi 15, e per la strada ferrata 14, da Sorrento, Nocera ed Amalfi 8 miglia,  sta nel 40.11 di latitudine settentrionale e 32.28 di longitudine, e gode del più ameno orizzonte guardando Napoli in prospettiva e sulla dritta nella linea che viene dalla Capitale, S. Giovanni a Teduccio, Portici, Resina, Torre del Greco (Ercolano), Torre dell Annunziata, il Vesuvio: alla sinistra scorgonsi Vico, Meta, Sorrento, Capri, Procita e Nisita. E’ ricca di caccia ed abbondantissima di pesca.

Veduta del golfo di Castellammare di Stabia

Veduta del golfo di Castellammare di Stabia

Ha Castellammare forma di anfiteatro sul mare e nelle vicinanze i suoi borghi che chiamansi Terzieri, cioè le Botteghelle, le Fratte, Qui si sana a sinistra del rivo di S Pietro e diconsi Terzieri delle Botteghelle: quelli di Scanzano, Mezzapietra e Privato dall’altro lato del torrente sono i Terzieri di Scanzano. Le propinque colline, dagli abitanti dette montagne, sono distinte col nome di Orlando, Scrajo, Porto-Carrello, Pozzano, Cammarelle, S. Raffaele, Qui si sana, Coppola Auro (non Gauro). Ha i rivoli detti torrenti da’ Paesani, di Pozzano, Soccorso, Cognulo, Valacaja, di Gragnano, di S. Marco; e nell’interno la Fontana Grande ed altre preziose acque, delle quali potrebbesi dire ciò che scrisse Haller di quelle della Svizzera, le quali scorrendo per istrati di silice si rendono purissime.

Acque Minerali (sezione nuova)

Acque Minerali (sezione nuova)

Fra le minerali, tiene le acque Rossa, Acidola (Acetosella) de’ Bagni al Cantiere, Media, Solfureo-ferrata, Ferrata del Pozzillo, Ferrata nuova del Muraglione. Ha belle piazze, graziosi e comodi edifiizj, buone strade, casini deliziosi, il grazioso teatro Francesco I, comodissimi alberghi, molte utilissime fabbriche di cuoj e vitelli e pelli manifatture di telerie e cotonerie ed altre industrie. Il bello e comodo porto è capace di qualunque grossa nave da carico e da guerra, fino al centinajo. La strada così detta di Sorrento di sopra accennata, cominciando da Castellammare, è una grande e bella opera: nel luogo detto le Calcare si divide in due rami, de’ quali uno conduce a Pozzano, l’altro per Vico e Meta giunge fino a Sorrento. E’ tutta una deliziosa passeggiata sul mare, la quale è incantevole per la continua varietà del cammino e pe’ bellissimi punti di vista che offre ad ogni lieve svolgersi. Intrapresa nel 1836, al cadere del 1838 era per tutta la lunghezza, già fatta la metà della via, la quale è lunga per ben 12 miglia: di breve fu tutta compita V._ SORRENTO.

Pozzano, Ciceri (Collezione Gaetano Fontana)

Pozzano, Ciceri (Collezione Gaetano Fontana)

Ha molte chiese e cappelle, tra le quali maggior considerazione meritano il Duomo, la chiesa del Gesù, quella del Purgatorio e l’altra di Pozzano.

Il Duomo è bello e magnifico tempio a tre navate, che fu modellato nel 1587 sullo stile gotico e poi ridotto al composito nel 1796 ed è ricca di pregiate pitture.

Per eleganze di forme, se non per grandezza la chiesa del Purgatorio, dee preferirsi a tutte le altre. Fu cominciata nel 1798 e finita nel secondo anno del secolo. Il porticato è di stile toscano e l’interno del tempio è modellato sull’jonico: con dodici colonne è sostenuta la grande navata e la dividono dalle due minori.

La chiesa del Gesù, ha la facciata di stile toscano bastardo, ultimamente rifatta, di ordine corintio è l’interno, ed ha pure buoni dipinti.

Chiesa del Gesù

Chiesa del Gesù

La chiesa di Pozzano sta sopra una deliziosa collina, col suo convento, detta così da un pozzo nel quale fu rinvenuta la immagine della SS. Vergine: il pozzo è in mezzo alla chiesa. Fu ivi una chiesetta fabbricata da’ cittadini: avea ingresso ove ora è il coro e non andava oltre del pozzo. Al tempo di Consalvo di Cordova, vicerè, nel 1506 vi si fondava l’ordine de Minimi di S Francesco di Paola: con le offerte e le limosine de’ cittadini medesimi, dopo trent’anni sorgeva bello e compito il nuovo tempio, ricco di marmi, di stucchi, di pitture. La immagine della Madonna è un’opera de’ primi tempi dell’arte: la dicono di Cimabue. Presso la cappella di S. Francesco di Paola, si vede il pozzo rivestito di marmi, nel quale scendesi per una scala di marmo e trovasi un succorpo fatto nel 1719.

Succorpo basilica di Pozzano

Nella chiesa superiore, fra i molti belli quadri, si osserva la testa di S. Francesco di Paola, che dicesi di Giulio Romano ed è opera di grande pregio. La sagrestia ha pure bellissimi dipinti.

Castellammare è capoluogo del Circ. e Distr. del suo nome, in Prov. di Napoli, con sua particolare amministr. e 21916 abitanti; secondo il Parisi che scrisse un Cenno storico per Castellammare, la quale popolazione nella state viene quasi a raddoppiarsi.

Nel Distr. di Castellammare sono i Circ. di Torre dell’Annunziata, Bosco tre case, Ottajano, Gragnano, Vico Equense, Sorrento, Piano di Sorrento, Massa Lubrense, Capri.

L’intero Distretto avea nel 1816, 108835 abitanti, nel 1848, 157634 abitanti di tal che l’aumento è stato in 28799.3

La sede vescovile di Castellammare è suffraganea di quella di Sorrento, e contiene approssimativamente 32.000 anime in sei comuni.

Vi è una dogana di prima classe ed il fondaco delle privative del real governo.

Vi nacquero i seguenti uomini illustri: Michele Ricci detto il Vecchio, consigliere di Alfonso I, uomo dottissimo, magistrato illustre, oratore maraviglioso, encomiato dal Piccolomini sopra citato papa Pio II. Nicolò Ricci esimio letterato. Michele Ricci il Giovane, fu consigliere di Carlo VIII, presidente del Sacro Regio Consiglio. Andato in Francia quando le armi spagnuole avevano prevaluto nel regno, fu consigliere di quel sovrano e poi presidente del Parlamento di Parigi, ove morì di veleno. Lo chiamavano l’avvocato napolitano. Nicolò Rosano, segretario di detto Alfonso. Giambattista Rosano, valente antiquario.

Davide del Pozzo, precettore di Ferdinando duca di Calabria (aragonese), professore di dritto, uditor generale del regno, quando Alfonso I andò in Toscana, autore di varie opere.

Domenico4 Martucci, storico della sua patria.

Giuseppe Bonito, celebre pittore della scuola del Solimena.

Giuseppe Bonito - autoritratto

Giuseppe Bonito, autoritratto

Policarpo Ponticelli, ingegnere di molto valore.

Catello Filosa, che di misero marinajo, favorito dalla fortuna, tornava ricchissimo, col grado di colonnello portoghese e di generale del Gran Mogol”.5

Articolo del 16 Novembre 2018

Note


  1. Leggi: Castellammare nel Principato di Citra.
  2. Vedi anche: Francesco Alvino, La Penisola di Sorrento, Napoli 1842, pag. 17 e 18. A sua volta ripreso da: Gabriello De Santis, Dizionario Statistico de’ Paesi del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1840.
  3. In realtà l’aumento di popolazione secondo i dati dell’autore ammonterebbe a 48799 anime. Tale aumento di popolazione ci sembra sovrastimato; è possibile che ci sia stato un errore di stampa dei dati o un errato calcolo estrapolato probabilmente dal Parisi. Sicuramente più affidabili i dati  forniti dall’Alvino e dal De Santis. Nota numero 2.
  4. Leggi: Gaetano
  5. Il testo di cui sopra è interamente tratto da: Cavaliere Don Ferdinando De Luca e di Don Raffaele Mastriani, Castellammare di Stabia, in: Dizionario Geografico-Universale dell’Italia, Volume IV parte prima, Reame di Napoli, Milano 1852, pag. 233-237.

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