a cura di Maurizio Cuomo
Per la gentile concessione della preziosa raccolta dattiloscritta dal titolo “Meralda” di Michele Salvati, tratta da stralci di articoli pubblicati separatamente[1. Verosimilmente pubblicati a puntate sui giornali cittadini (“Don Chisciotte” e “Stabia”?) d’inizio ‘900.](da cui ci riserviamo di estrapolare esclusivamente l’introduzione descrittiva del contesto in cui si svolge il romanzo), ringraziamo l’amico Antonio Schettino, collezionista, conoscitore e cultore di cose stabiane.
Fra le amene città della Campania primeggia la bella Castellammare. La natura non le fu avara dei suoi doni, e a piene mani le profuse tante bellezze da renderla un lieto e delizioso soggiorno.
Infatti dove trovare più incantevole sito, mentre essa si adagia a piè d’un alto ed ubertoso monte che la guarda dai nocivi venti, col mare dell’ampio golfo di Napoli che si stende terso e scintillante, e lambendo le sue vie ne mitiga efficacemente le temperature estreme, e di fronte, poi, alto s’eleva l’ardito e superbo Vesuvio?
Ridenti pendii, amene colline, pomposamente adorne di aranceti, pieni di soavità e di profumi, sparse di sontuose casine, valli gioconde dove si contempla ogni terrena bellezza le fan corona. Continua a leggere