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La pirofregata Torquato Tasso

La pirofregata Torquato Tasso

Un gioiello della marina borbonica varato a Castellammare di Stabia

a cura di Maurizio Cuomo

Pirofregata Torquato Tasso

Pirofregata Torquato Tasso (immagine rielaborata con IA)

Il 28 maggio 1856, dai cantieri navali di Castellammare di Stabia, fu varata la pirofregata Torquato Tasso. Costruita per la Real Marina del Regno delle Due Sicilie, rappresentava una sintesi tra tradizione velica e innovazione meccanica. Aveva uno scafo in legno, rinforzato da una carena ramata. Era lunga oltre 63 metri e armata con 10 cannoni di varia tipologia, tra cui obici Paixhans e cannoni da sbarco.

Facente parte del naviglio borbonico, la nave montava una macchina a vapore da 300 cavalli, prodotta nel celebre opificio di Pietrarsa. Aveva anche due alberi a brigantino-goletta, per la navigazione a vela. Il suo equipaggio contava 178 uomini. Con queste caratteristiche, la Torquato Tasso si rivelò moderna e potente.

Nel 1859 fu impiegata nel mar Adriatico. Operava tra Brindisi e il Tronto per contrastare eventuali sbarchi garibaldini. Il 21 settembre dello stesso anno trasportò truppe borboniche da Taranto a Giulianova, sotto il comando del capitano Napoleone Scrugli.

Purtroppo, pochi mesi dopo, il destino colpì. Il 21 febbraio 1860, una tempesta la fece incagliare alla foce del Tronto. Un secondo fortunale, il 5 marzo, ne decretò l’affondamento definitivo.

Oggi, il relitto giace a otto metri di profondità, a circa 800 metri dalla costa. È meta di immersioni subacquee e soggetto a monitoraggi da parte delle autorità. Così, la Torquato Tasso continua a raccontare la sua storia, tra mare e memoria.


Caratteristiche tecniche:

– dislocamento: 1450 tonnellate;
– scafo in legno con carena ramata;
– dimensioni: 63,3 x 9,9 x 4,9 metri;
– due ponti;
– due alberi a brigantino – goletta con bompresso;
– 4 caldaie Guppy e macchina alternativa da 300 cavalli costruita a Pietrarsa (Napoli);
– armamento all’origine: 1 obice da 117 libbre con canna a ferro liscio, 1 cannone da 60 libbre a omba Myllar con canna a ferro liscio, 8 obici Paixans da 30 libbre con canna a ferro liscio, 2 cannoni da 12 libbre in bronzo su affusto (da sbarco);
– equipaggio: 178 uomini.

La Benedetto Brin – 1901

La Benedetto Brin – 1901

Titolo: Il Re visita la Benedetto Brin

Tratto da: Domenica del Corriere anno II – n. 44 (1 novembre 1900)

La Benedetto Brin - 1901

La Benedetto Brin – 1901

Il Benedetto Brin era una nave da battaglia della Regia Marina, appartenente alla classe Regina Margherita. La progettarono l’ispettore del genio navale Benedetto Brin e il generale Ruggero Alfredo Micheli. I lavori iniziarono nel 1899 nei cantieri navali di Castellammare di Stabia. La nave fu varata nel 1901 e consegnata alla Marina nel 1905. Il 1º aprile 1906 ricevette la bandiera di combattimento ed entrò in servizio attivo.

Durante la guerra italo-turca del 1911-1912, il Benedetto Brin svolse un ruolo importante. Partecipò allo sbarco a Tripoli nel 1911. L’anno dopo operò nel Mar Egeo, impegnata in pattugliamenti e missioni di supporto. All’epoca era una delle navi più moderne della flotta italiana.

Il 27 settembre 1915, alle 8:10 del mattino, esplose nel porto di Brindisi. L’esplosione della santabarbara causò l’affondamento immediato. Le ipotesi furono diverse: un guasto alle munizioni, un sabotaggio austriaco, oppure un’azione di italiani attirati da ricompense nemiche.

Nel 2015, a cento anni dall’evento, la Marina Militare chiarì le cause. Si trattò di un incidente legato a nuovi esplosivi, introdotti troppo di recente per essere del tutto stabili. Fu una tragedia simile ad altre accadute in quegli anni ad altre marine militari.

Nell’affondamento morirono 21 ufficiali e 433 tra sottufficiali e marinai. Tra loro anche l’ammiraglio Ernesto Rubin de Cervin e il comandante della nave, Fara Forni. Si salvarono solo 9 ufficiali e 473 tra sottufficiali e marina.