La Citizen Band (negli anni ’70) – Nascita dei CB sul canale 14

( Il canale 14 di Enrico Discolo )

Nascita dei CB sul canale 14

Enrico Discolo

Enrico Discolo

“Chi non è nato sul canale 14 risponda subito – Roger -”. La domanda fu formulata da una voce perentoria. La frequenza viveva in quel momento di un “bianco” generale, caratterizzata solo dal lieve fruscio che il canale vuoto emanava. Tranne quattro o cinque “radioamatori patentati”, agli inizi degli anni settanta cominciò l’avventura radiantistica di molti stabiesi sulla Citizend band, la banda cittadina. Quindi escludendo i veri e pochissimi radioamatori, molti simpatizzanti di questa banda cittadina erano usciti in frequenza, sui 27 mhz pari a 11 metri e per la prima volta sul canale 14: ovvero servendosi delle radioline giocattolo comprate, quasi sempre, durante le feste natalizie. Il periodo ideale di quando vagava nelle tasche qualche banconota in più e si era facilmente predisposti a tentare un acquisto nuovo, un giocattolo diverso dal solito e che avesse la capacità di essere parlante…e che facesse felici i bambini…grandi.

La prima volta che ci dedicavamo veramente e di proposito all’ascolto era quando sentivamo alcune voci provenire da quel piccolo apparecchio. Ormai la nostra prima esperienza era stata già consumata tra il bagno e la cucina quando chiamavamo i nostri bambini da un ambiente all’altro, anche se si potevano ascoltare, a viva voce, le domande e le risposte per la vicinanza nell’ambiente casalingo della coppia di radioline.
Quelle voci che arrivavano all’improvviso ci incuriosivano e le conversazioni trattavano un po’ di tutto come un fantastico carosello di parole che si inseguivano, si accavallavano, interferivano fra loro e su altre in un frenetico susseguirsi di BREAK, ROGER, SANTIAGO, QRA… QTH…
La conoscenza di quel mondo parlante che entrava nelle nostre case, attraverso la sintonia continua dell’apparecchio, diventava appassionante.
La curiosità cominciava a stuzzicarci la fantasia, proprio come i bambini, soltanto che essi s’erano accontentati di parlare fra loro tra una camera e l’altra avendo circoscritto, entro pochi metri quadrati, i limiti del loro interesse. Noi invece, quando stavamo a casa, dopo il lavoro, eravamo sempre all’ascolto di una di quelle due magiche scatolette. Addirittura cominciavamo a riconoscere e a simpatizzare per alcune voci che sentivamo più frequentemente e a catalogarle e selezionale a seconda di un nostro personale criterio di valutazione. Alcune di quelle voci esprimevano una certa personalità che ci portava a immaginare a grandi linee la persona e la figura.
Col passare dei giorni dal primo impatto ci accorgevamo che il nostro interesse per la radiolina diventava sempre più irresistibile. La nostra vita quotidiana aveva subito uno shock. Quante volte, durante il giorno, cercavamo di ricordare e assimilare le strane parole ascoltate. Alla fine ci sentivamo soddisfatti quando riuscivamo a capire il significato giusto.
Per noi era una vittoria. L’ascolto diventava più intrigante. Cominciavamo a comprendere finalmente all’impronta e a seguire una discussione. Facevamo delle considerazioni che riferivamo alla persona di famiglia che in quel momento ci stava vicino, la quale, non essendo interessata di quel nuovo hobby, ci guardava, nel migliore dei casi, con aria condiscendente e vagamente preoccupata.
La nostra ignoranza in materia non ci faceva intuire che la nostra radiolina poteva prendere tutte le frequenze (delle stazioni che erano più vicine alla nostra casa), compresi multipli e sottomultipli, del canale 14.
Tante volte avevamo chiesto il break scegliendoci pure un nome di battaglia. Per il timore di non essere ascoltati, avevamo anche gridato: “Pronto, qui Fantasma Bianco, se mi avete ascoltato, confermate, passo!”.
Nessuno ci sentiva, tranne la signora del terzo piano che il mattino seguente voleva sapere chi fosse il fantasma bianco.
E venne il giorno della verità. Era uno di quei pomeriggi invernali.
A questo punto la smetto di scrivere al plurale, trattando la mia esperienza simile a quella di altri colleghi e mi racconto… come CB “Marco dello Studio Uno”, il nome che ho usato in tutta la decade degli anni ‘70 del secolo scorso. Come tanti altri CB l’interesse per la radio ci portò a studiare e a conseguire la patente di Radioamatore che rinnoviamo ogni cinque anni. Dunque torniamo a quel pomeriggio freddo d’inverno. Sprofondato in poltrona ascoltavo il QSO di tre stazioni. Chiesi il Break. Sentii rispondere: “Un attimo al break”. Un tuffo al cuore, ma pensai subito che non fosse rivolto a me. Non poteva essere!
“Amico del break vieni avanti” – nessuna risposta. Un’altra voce aggiunse: “Turbine, io non ho sentito nessun break”. – “Nemmeno io”- rispose Rospo.
Feci un salto dalla poltrona. Mi sistemai comodo e poi con voce emozionata dissi: “Qui Marco dello Studio Uno che cerca di comunicare, passo”.
“E’ Turbine che ti dà l’OK Studio Uno, vieni avanti, 73 e 51 cordialissimi; nel QSO il sottomodulante Turbine in compagnia di Rospo e Sigma 3” .
Quel giorno la Banda cittadina stabiese aveva battezzato un altro CB potenziale: la mia prima esperienza di CB avveniva sul canale 14. La passione per la radio aveva ormai attecchito. Un modo nuovo di ascoltare la radio, di parteciparvi, una radio che mi portava le voci di personaggi dai nomi fantasiosi ed accattivanti.
Gli interventi in frequenza davano la certezza che la necessità di calore umano era molto sentita. Tutti avevano bisogno di comunicare con qualcuno. Magari dopo molto tempo si scopriva che Robin era il tale ingegnere, che Kappa 3 era un nostro fornitore e che Sigma 3 era il professore di disegno di nostro figlio.
Molto presto però si dimenticava il gradino iniziale dal quale era cominciata la nostra ascesa di radioamatori dilettanti della banda cittadina: il canale 14. La frequenza del canale 14 veniva snobbata, disturbata e accusata di portanti e portantine. Quante volte ho consigliato ai colleghi CB di rispettare quel canale. Dopo alcuni anni di frequenza radiantistica poteva anche succedere che il QSO poteva esaurirsi per mancanza di argomenti e allora esortavo gli amici a mettersi in ascolto sul Canale 14.
Solo così si ritrovava l’entusiasmo della prima volta. Perché sul quel canale si potevano sentire conversazioni genuine e divertenti di coloro che appunto trasmettevano proprio con le radioline giocattolo. Se si aveva la fortuna che qualcuna di quelle emittenti si trovava vicino al proprio QTH (abitazione) si era certi, che, dopo aver rilevato il Santiago del piccolo trasmettitore si entrava in quel QSO con la buona volontà di cominciare un dialogo costruttivo e formativo con quelle voci nuove.
Una conversazione che se condotta bene poteva diffondere quello entusiasmo che avevamo provato noi stessi la prima volta e che facilitava la conoscenza di una nuova voce, una nuova sigla, un nuovo e vero amico.

2 pensieri su “La Citizen Band (negli anni ’70) – Nascita dei CB sul canale 14

  1. Gianni

    Intrigante e veritiero l’articolo di Discolo sulla nascita della Citizen Band in Italia. Mi permetto di segnalare l’uscita di un romanzo di Gianni Marchetti, in cui il tema CITIZEN BAND fa da filo conduttore della misteriosa vicenda narrata, da titolo del libro e da sfondo sulla copertina. L’editore è Morellini . É uscito a settembre 2018, ma é ambientato nel drammatico anno 1978, nell’Italia dei tre papi, due presidenti e il terrorismo culminato nel “ caso Moro “. Una vena di comicità accompagna le indagini dell’Ispettore Cascione della Polfer di Milano Centrale e le peripezie del giovane Ermete Cherubini col suo inseparabile “baracchino”.

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  2. Roberto

    Vero, ho iniziato con 2 radioline Sanyo nel 1966, poi conoscendo Cb datati mi aiutarono a cambiare quarzi ed avere 3 canali anche se con la batteria da 9 Volts era un’impresa uscire dall’ abitato che per fortuna abitavo in collina e potevo dominare la mia cittadina ligure. Bei ricordi e ancora più belli quando presi il mio primo Baracco, un Hinno Hit cb292 a Milano con le manette del natale 71….tornato a casa con un amico feci un dipolo e con quello ho modulato fino agli anni 90 …

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