Il Terremoto del 1980 in alcuni scatti dell’epoca
articolo del dott. Carlo Felice Vingiani
Ore 19.34 del 23 Novembre 1980: 1′ 30″ che nei miei ricordi di bambino, riportano alla mente le parole della sigla di un anime, che sarebbe stata trasmessa in tv solo alcuni anni dopo, ma che mi sembra calzino a pennello:
“mai, mai scorderai
l’attimo
la terra che tremò
l’aria s’incendiò
e poi
silenzio”
Ecco, quello che mi è rimasto maggiormente impresso di quei momenti, è il silenzio che attraversò la città subito dopo la scossa sismica. Un silenzio irreale, rotto solo dagli sguardi stravolti, increduli, sgomenti, atterriti e preoccupati delle persone che si guardavano intorno senza capire del tutto cosa fosse accaduto.
Quel minuto e mezzo pose fine alla vita di 24 stabiesi e sconvolse profondamente quella di chi aveva perso i propri cari o la propria casa. Con la casa, molti persero tutto ciò che possedevano, ritrovandosi all’improvviso privi di ogni riferimento materiale e affettivo.
Chi oggi racconta quei giorni lo fa con la malinconia di chi ricorda la propria giovinezza o infanzia, ma anche con profonda consapevolezza. La consapevolezza di aver trovato la forza di ricominciare e di essere riuscito a fronteggiare persino la spaventosa forza della natura.
Forse è anche per questo che, quando negli stadi italiani o nei raduni della Lega Nord veniamo chiamati “terremotati”, non ci sentiamo offesi. Anzi, proviamo quasi un senso di orgoglio nel poterci fregiare della medaglia invisibile, ma potente, di sopravvissuti.
Le immagini che corredano questo articolo furono scattate su incarico dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Campania. Servivano a stilare un inventario dettagliato dei danni subiti dal patrimonio architettonico nei centri storici della regione.
- via Bonito
- piazza Quartuccio
- via Santa Maria dell’Orto
- via Catello Fusco
- via Catello Fusco
- via Alvino
- via Roma angolo via Alvino
- via Roma
- via Roma (?)
- corso Vittorio Emanuele