Le coppe di ossidiana di Villa San Marco
un capolavoro dell’artigianato romano-alessandrino
articolo di Maurizio Cuomo
Tra i reperti più significativi provenienti dagli scavi dell’antica Stabiae, si annoverano tre coppe in ossidiana, rinvenute nel 1954 all’interno della Villa San Marco. Di queste, una in particolare — la cosiddetta Coppa C (phiale) — è oggi esposta al Museo Archeologico di Stabia (ubicato nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia).
Il rinvenimento
Le tre coppe furono scoperte da Libero D’Orsi il 21 e 22 maggio 1954, durante le indagini nell’ambiente n. 37 della villa, uno degli spazi più articolati del complesso residenziale romano situato sulla collina del Varano. I manufatti si distinguono per la rarità del materiale e per l’eccezionalità delle tecniche decorative.
La Coppa C (phiale): descrizione
La Coppa C, attualmente visibile presso il Museo Archeologico di Stabia – Libero D’Orsi, è realizzata in ossidiana e presenta una decorazione policroma intarsiata con oro e pietre preziose di vari colori: rosso, verde, bianco, rosa, giallo e blu. Il motivo ornamentale comprende foglie, fiori e un uccello posato su uno stelo centrale. Questa iconografia rientra nei cosiddetti modelli “egittizzanti”, stile decorativo che si diffuse a Roma e nei territori dell’impero dopo la conquista dell’Egitto, avvenuta nel 31 a.C. in seguito alla battaglia di Azio.
Origine e significato
La fattura di queste coppe rimanda con ogni probabilità alla scuola artigianale alessandrina, nota per la sua altissima specializzazione. La complessità della lavorazione, unita alla preziosità dei materiali utilizzati, fa supporre che si trattasse di oggetti di lusso destinati a un committente di alto rango, forse appartenente all’aristocrazia romana stabilitasi a Stabiae.
Collocazione museale
Originariamente conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, le coppe fanno parte del corpus di reperti provenienti dalle ville romane del territorio stabiese. La Coppa C, in particolare, è stata temporaneamente trasferita ed esposta al museo stabiese, contribuendo alla valorizzazione del patrimonio archeologico locale e al recupero della memoria storica della città.
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