Archivi tag: Conosci Stabia

Terrazza sul golfo di Stabia

Conosci Stabia

Una terrazza sul golfo di Stabia

a cura di Enzo Cesarano

Dal terrazzo della Reggia di Quisisana, lo sguardo si apriva sull’intero golfo. Castellammare appariva serena, immersa nella luce estiva, tra pini, mare e silenzio. Si respirava un tempo diverso, più lento, più intimo.

Terrazza sul golfo di Stabia

Terrazza sul golfo di Stabia

Quisisana non era solo un luogo. Era un modo di sentire Stabia. Un equilibrio tra natura, quiete e bellezza. Un punto d’osservazione privilegiato, ma anche uno spazio dell’anima, dove ogni dettaglio sembrava parlare sottovoce.

«Comm’era bella ‘a città, quanno ‘o tiempo sapeva ‘e profumi e nun ‘e rumori»: parole semplici che racchiudono un ricordo condiviso, un’immagine che appartiene alla memoria affettiva di molti stabiesi.

Attraverso questa suggestione visiva e narrativa, vogliamo riportare alla luce atmosfere e sensazioni che rischiano di perdersi.

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Le stufe ‘a rena

Conosci Stabia

Le stufe ‘a rena

a cura di Enzo Cesarano

Le “stufe ’a rena” rappresentano un capitolo poco noto ma significativo del termalismo naturale di Castellammare di Stabia. Un tempo, lungo il litorale stabiese, non c’era bisogno di strutture moderne o centri benessere. Bastava la sabbia.

Stufe 'a rena a Castellammare di Stabia

Stufe ‘a rena a Castellammare di Stabia

Non una sabbia qualsiasi, ma una miscela unica di minerali trasportati dal Vesuvio, dal fiume Sarno e dalle rocce del Monte Faito. Quando veniva riscaldata dal sole, raggiungeva temperature elevate, anche di 50 o 60 gradi. In queste condizioni, diventava un rimedio naturale per chi soffriva di dolori articolari, reumatismi e infiammazioni.

Il trattamento era semplice: si scavavano piccole fosse nella sabbia calda, ci si sdraiava dentro e si veniva ricoperti fino al collo. Il calore stimolava la sudorazione, favoriva la depurazione e alleviava le sofferenze del corpo. Un sapere antico, tramandato oralmente, basato sull’osservazione della natura e sull’esperienza diretta.

Oggi questa pratica sembra appartenere al mito, ma è parte reale della storia stabiese. Un esempio concreto di come, in passato, l’ambiente fosse fonte diretta di cura e benessere.

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Il Viale dell’Amore

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Il Viale dell’Amore

a cura di Enzo Cesarano

In pochi lo sanno, ma a Castellammare c’è (anzi, c’era) un luogo chiamato così: il tratto di via Fratte, tra il ponte e il Castello Angioino, affacciato sul Golfo. Un tempo alberato, fresco e riservato, era il posto preferito dagli innamorati per scambiarsi promesse e sogni al tramonto.

Viale dell'Amore

Viale dell’Amore

Oggi restano solo tre antichi platani a raccontarne la storia, ma l’anima romantica del luogo vive ancora. Perché non riportarla in vita con una “Panchina dell’Amore”? Un simbolo semplice, con vista sul mare e sul castello, per ricordare che anche la dolcezza fa parte della nostra identità stabiese.

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La Regina delle Acque

Conosci Stabia

La Regina delle Acque

a cura di Enzo Cesarano

Castellammare di Stabia – La Regina delle Acque
Pubblicità turistica dei primi del ‘900

La Regina delle Acque

La Regina delle Acque

In questo manifesto d’epoca, Castellammare si presenta come una delle località più ambite d’Italia:
clima salubre tra mare e monti
25 sorgenti di acque minerali
patrimonio archeologico e monumentale
tradizioni, artigianato, ospitalità
Una città che offriva tutto: salute, bellezza, cultura, accoglienza.
Una rete di alberghi rinomati, collegamenti veloci, panorami mozzafiato.
Eravamo tutto questo.
E oggi, cosa siamo?
La memoria non serve a commuoverci: serve a risvegliarci.

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Nel Parco della Reggia di Quisisana

Conosci Stabia

Nel Parco della Reggia di Quisisana

a cura di Enzo Cesarano

Castellammare di Stabia – frammenti di un’eleganza perduta

Nel Parco della Villa di Quisisana

Nel Parco della Villa di Quisisana

Un tempo, la nostra città non era solo bella. Era nobile.
Era la Castellammare dei Borbone, dei soggiorni regali, dei ricevimenti in villa, degli intellettuali in villeggiatura.
Una città scelta non per caso, ma per vocazione. La natura aveva già fatto il suo: il mare, i monti, le sorgenti. Ma non bastava. Per servire la corte, l’aristocrazia napoletana e la borghesia colta, serviva anche una bellezza costruita, una grazia composta.
Castellammare non era una città stagionale. Era una città scenografia, dove ogni angolo doveva essere all’altezza di chi l’abitava o la visitava.
Ville, statue, fontane, giardini all’italiana: ogni cosa parlava il linguaggio della misura, del gusto, della civiltà. Era una città che viveva per e con il bello.
Oggi restano tracce. Silenziose, ma ancora eloquenti.
Testimonianze di ciò che siamo stati. Di ciò che potremmo ancora essere, se solo volessimo ricordare.

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