Pietro Carrese, maestro e primo sindaco di sinistra di Castellammare di Stabia
breve biografia a cura di Maurizio Cuomo
Pietro Pio Carrese nasce a Castellammare di Stabia il 15 agosto 1875. È figlio di Vincenzo e Raffaella Ajello. La famiglia, di modeste condizioni economiche, vanta antiche tradizioni socialiste. Il padre, Vincenzo, è tra i fondatori della sede stabiese dell’Associazione Internazionale di Londra, poi divenuta Partito Socialista Italiano, insieme a Luigi Maresca, Gaetano Pesanto e Gioacchino Citarella.
Fin da giovanissimo, Pietro lavora come apprendista al Cantiere Navale. Qui partecipa attivamente alle iniziative sindacali. Nonostante i lunghi e faticosi orari di lavoro, dedica ogni momento libero allo studio. Alla fine consegue il diploma di insegnante di matematica e scienze naturali. Parallelamente, intensifica il suo impegno nel Partito Socialista e nella Camera del Lavoro.
La prima cattedra lo porta a Bagnocavallo, in provincia di Forlì. Successivamente insegna a Como. In questi anni sposa Maria D’Amora, anch’ella stabiese, nata nel 1888. La coppia avrà sei figli.
Nel 1918 ottiene la cattedra a Napoli. Torna così a vivere a Castellammare di Stabia. Qui, oltre al lavoro scolastico, offre ripetizioni gratuite ai giovani meno abbienti.
Il 31 ottobre 1920 viene eletto sindaco. È il primo di sinistra nella storia della città.
Tuttavia, il clima politico è teso. Lo scontro tra i nascente Partito Fascista e il Partito Comunista sfocia nei tragici fatti del 20 gennaio 1921. Carrese viene ritenuto corresponsabile degli eventi e l’amministrazione comunale viene sciolta.
Durante il ventennio fascista, continua l’attività politica in clandestinità. Milita nel Partito Comunista e aiuta, quando può, i compagni in difficoltà. La Polizia Politica lo sorveglia costantemente, ma non lo ferma.
Pietro Carrese muore serenamente a Castellammare di Stabia il 10 maggio 1949. La sua vita resta legata alla scuola, alla politica e alla difesa dei più deboli.
Testi consultati:
Giuseppe D’Angelo, Le strade di Castellammare di Stabia, Nicola Longobardi Editore, 2000, pp. 28-29.



