Ritratto di GiovamBattista Quadri. Incisione all’acquaforte anonima datata 1812

Le Cinque lettere del dott. Giovambattista Quadri

Le Cinque lettere del dott. Giovambattista Quadri

articolo di Lino Di Capua Gelda Vollono

articolo del 12/12/2021

Nell’estate del 1827 il dott. Giovambattista Quadri[1], Cavaliere dell’Ordine della Corona Ferrea, Direttore della R. Clinica destinata per le malattie degli occhi, professore della R. Università, e membro della Real Società Borbonica delle Scienze, scrive quattro/cinque lettere[2] all’allievo dell’Osservatorio astronomico di Miradois villa La Riccia a Capodimonte[3], Leopoldo Del Re[4]. Dal contenuto delle stesse si capisce, che si sta pensando di fare degli esperimenti per installare, forse, un telegrafo ottico a Quisisana.

Ritratto di GiovamBattista Quadri. Incisione all’acquaforte anonima datata 1812

Ritratto di GiovamBattista Quadri. Incisione all’acquaforte anonima datata 1812

Non essendo materia di nostra competenza ci limitiamo a darne di seguito la trascrizione, credendo che possano dare un valido contributo a chi si è già occupato di tale argomento nel proseguire l’indagine storica sui telegrafi ottici a Castellammare. Infine, per completezza d’informazione, aggiungiamo la trascrizione di una quinta lettera, non datata, e che, a prima vista, sembra non avere nessuna attinenza con l’argomento delle altre quattro, ma che di contro, prova il grande interesse di Quadri per l’astronomia e tutto quanto è ad essa correlata.


Prima lettera

Caro amico,

Ho ricevuto tutti i rapporti del Pilota e vanno benissimo.

Gli direte, che se domani a sera giorno di martedì non vi sarà molta nebbia farò i segnali dal Pelicano[5] alle 8: come avevamo concertato per ieri sera. Io li ho fatti ad onta della nebbia, ed aspetto il rapporto in questa giornata.

Villa Pellicano in una stampa dell’800 (coll. Di G. Fontana)

Desidero che abbiate la compiacenza di far mettere sul rapporto del sig. Alfieri, oltre la differenza de’ tempi, anche la differenza giornaliera, che potrete osservare nel cronometro di S.A.R il principe di Salerno[6].

Gli direte, che fra breve gli scriverò per vari altri oggetti interessanti, ma che gli raccomando il Pelicano per domani alle otto, se non vi fosse nebbia, e se vi fosse nebbia gli farò mercoledì sera, o se no giovedì.

Vi prego tanti saluti al sig. don Carlo, e a don Ernesto e socio

Castellamare li 13 agosto 1827

Vostro buon amico

Giovambattista Quadri


Seconda lettera 15/08/1827

Desidero che domani a sera verso le otto il pilota si trovi impostato col telescopio onde osservare i segnali che farò nella loggia che trovasi a fianco del casino di Pellicano, e sono indicati nella seguente pagina.

Egli mi risponderà come ho spiegato nella stessa pagina.

Vorrei avere ogni mattina a mezzodì il tempo medio il vero[7] ed il sidereo[8], ed inoltre le variazioni giornaliere, che osserverebbe nel cronometro di S.A.R.

Vi mando una lettera che è stata ritardata dal marinaio.

Vi prego di non trascurare di guardare i segnali e di rispondere.

Addio

V.ro Amico

Gio: Batt: Quadri

Segnali che io farò dal Pelicano a fianco della casa sulla destra

Cominceranno alle 8 pomeridiane un quarto d’ora di legno con pece che brucerà in un gran vaso di ferro alle 8 e un quarto due fuochi ad acquavite con colori uno bianco, ed uno rosso per dieci minuti, poi due rocchette (razzi luminosi) indi un lume per 5 minuti, poi un altro rosso per 5 minuti e dopo una fumata di polvere da fucile.

Poi 5 minuti del fuoco di legno di pino, e passati cinque minuti un’altra fumata, e da ultimo un’altra fumata dopo 5 minuti

Risposta che farà il pilota

Legno di pino per 5 minuti quando vedrà i nostri segnali. Fumata di polvere alle 8 e venti minuti. Di nuovo un fuoco all’angolo della terrazza dell’osservatorio presso il cancello con legno di pino per cinque minuti, e dopo 4 minuti una fumata con due once di polvere.

Addio

Quadri


Terza lettera

Caro P: Leopoldo

     Mando a prendere la tavola ed il notamento delle altezze osservate nel barometro a Quisisana a San Angelo in linee ed in piedi.

Arrivederci domenica

V.ro: Amico

Gio: Batt.a Quadri

Venerdì ricevuta dal marinaio alle 8.45 del 31 agosto 1827


Quarta lettera

C.A.

     Desidero quel prospettino delle altezze col calcolo intero delle camerelle[9], e Belvedere di Ruffo[10] da 20 ed 1 linea a 27 e 7 in totalità sul belvedere termometro a 18 e 6/8 calato a 17 differenza dalle camerelle a belvedere 5/8 di linea circa.

Di casa lunedì

Dal marinaio giorno 3 settembre 1827 mattina 8 h S. Speroli?


Quinta lettera

Caro amico

          Voi sareste il più amabile di tutti gli astronomi se verreste in mia casa oggi coll’intenzione di recarvi meco a Capo di Monte per riveder Boode (forse Bode[11]).

Addio

Vro: amico

Gio: B: Quadri

Di casa venerdì a mezzodì.


Note:

[1] Giovanni Battista Quadri, il cui nome completo è Giovanni Battista Orazio Nicolò Quadri, come si apprende dall’atto di battesimo, nacque il 12 settembre 1780 a Vicenza, da Domenico e Teresa Meneghi. Ad appena dodici anni, grazie a uno spiccato amore per le lettere, la filosofia e le belle arti, si distinse come improvvisatore di versi. Altro mirabile talento dimostrato fin da adolescente, fu la straordinaria perizia nel disegno, che si rivelerà molto utile nella sua carriera di scienziato, consentendogli di corredare con illustrazioni tracciate di proprio pugno i trattati di chirurgia oculare. Laureato in Medicina all’Università di Pavia, successivamente conseguì la laurea in Chirurgia all’Università di Padova. Nell’ottobre 1814 il Quadri si trasferì a Napoli, all’Ospedale della Pace, su invito del conte Zurlo, e dopo soli due mesi gli fu affidata la Cattedra di Oftalmoiatria, con sede nell’Ospedale degli Incurabili. il 13 marzo del 1815, fu nominato direttore della Clinica Reale di Oftalmoiatria, il primo vero reparto di Clinica Oculistica in Italia, nomina che manterrà fino alla morte sopraggiunta nel 1851in seguito ad una grave dissenteria.

[2] Fanno parte del Fondo Vittorio Imbriani conservato presso la Biblioteca Universitaria Napoli.

[3] Villa La Riccia (in origine Villa Miradois) è una delle ville storiche di Napoli, sita nella zona di Capodimonte. L’edificio fu costruito sulla collina dal marchese Miradois reggente della Gran Corte della Vicaria, che promosse la sua edificazione nel Cinquecento. Nel 1812, sulla collina ove sorge la struttura in questione, venne eretto l’Osservatorio Astronomico e la palazzina neoclassica della Specola. L’antico casino, con terrazza panoramica, a pianta rettangolare a due piani e adiacente alla struttura borbonica, venne rifatto anch’esso secondo dettami neoclassici; nel corso del tempo ha ospitato dapprima le abitazioni degli astronomi e poi degli uffici.

[4] Leopoldo del Re (Cantalupo nel Sannio, 29 luglio 1804 – Napoli, 3 dicembre 1872). Figlio di Angelantonio (1768-1832), noto avvocato, e Sabina Gaglia. Fece gli studi medi a Napoli come alunno esterno del Real Liceo del Salvatore e poi quelli universitari alla Regia Università degli Studi con lodevole profitto nella fisica e nelle matematiche. Nel 1820 Carlo Brioschi lo nominò alunno della Specola, presso l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte in Napoli. Nel 1823 ottenne una medaglia d’oro del valore di 50 ducati, istituita dal re Ferdinando I per un giovane studente brillante nel settore dell’astronomia. Nel 1833 venne nominato assistente di Ernesto Capocci, l’allora Direttore dell’Osservatorio di Capodimonte, e lo sostituì alla direzione della Specola, quando egli compì un viaggio in Europa tra 1836 e 1839. Fu ancora direttore ad interim tra il 1850 e il 1854, anno in cui ottenne la nomina a direttore, carica che conservò fino al 1860. Durante questi dieci anni porteranno la sua firma le scoperte astronomiche più importanti dell’istituto, tra i quali si evidenziano quella dell’asteroide Parthenope (1850) e la comunicazione relativa alla cometa di Klinkerfues (1853). Con l’Unità d’Italia Garibaldi lo pose in pensione reintegrando Capocci nella carica di direttore.

[5] Questa è la villa più antica, in ordine di tempo e fu edificata in una proprietà dei marchesi Pellicano nella zona di via Sanità, dal generale John Acton, ministro di Ferdinando IV, su progetto dell’architetto stabiese Catello Troiano, nell’anno 1789“. Nota come Villa Acton “perché nel 1789 don Pietro Pellicano aveva concesso in enfiteusi la propria villa con il parco al generale John Acton, ministro di Ferdinando IV di Borbone, che la ampliò” (cfr: Giuseppe D’Angelo, La Castellammare Borbonica 1734-1860, Lulu.com, 2014).

[6] Leopoldo di Borbone, nome completo Leopoldo Giovanni Giuseppe Michele di Borbone, principe di Salerno, (Napoli 2 luglio 1790 – Napoli, 10 marzo 1851), membro della casa dei Borbone, principe delle Due Sicilie e principe di Salerno, fu l’unico figlio del re Ferdinando che non si legò a nessuna casa reale europea e che condusse una vita tranquilla nella città di Napoli (cfr. Wikipedia).

[7] Il tempo a cui siamo abituati nella vita di tutti i giorni è il tempo solare. L’unità fondamentale del tempo solare è il giorno, ovvero il tempo impiegato dal Sole a percorrere 360 gradi nel cielo, come effetto della rotazione terrestre.

[8] In astronomia, il tempo siderale è il tempo che impiega la Terra a compiere un giro completo rispetto alle stelle. Significa letteralmente “tempo delle stelle”. In media è quattro minuti più corto di un giorno solare, così un secondo solare dura 1,00278 secondi siderali.

[9] La zona di Castellammare chiamata Camerelle si trova sulle pendici del monte Cataldo. Attualmente in una sua frazione è ubicato il Santuario della Madonna della Libera.

[10] Si tratta del casino Ruffo alle Camarelle. “La sua posizione in cima alla collina delle Cammarelle di una sorprendente amenità e di un’aria molto elevata lo rendono. Tutta la città esso sovrasta e tutto il vasto orizzonte pare che domina. Isolato e solitario di ogni commodità e bella decenza non manca, che atto lo rendono al ricevimento di qualunque nobile persona. Nello ameno giardino che lo circonda una graziosa pagliaja di sommo gusto vi trovi, e delle belle passeggiate” (cfr.  C. Parisi. Cenno storico-descrittivo descrittivo della città di Castellammare di Stabia. Firenze, 1842).

[11] Forse si riferisce alla Galassia di Bode, scoperta nel 1774 dall’astronomo tedesco Johann Elert Bode (Amburgo, 19 gennaio 1747 – Berlino, 23 novembre 1826).

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