La cripta di San Giacomo
di Giuseppe Zingone
“Quanti tocchi dà io battendo a sorte,
tanti passi fai tu verso la morte!“.1
Quasi alla fine delle mie vacanze estive a Castellammare, mio cugino mi aveva chiesto (visto che mia madre abita in zona) la foto, di una delle lapidi della chiesa: Il Sacello di San Giacomo.
L’occasione si è rivelata un’opportunità doppia per: 1) documentare la cripta posta sotto la chiesa; 2) rendere omaggio ai confratelli e alla prima consorella ivi sepolta.
Abbiamo sempre meno rispetto per la morte, la società attuale, impone di dimenticare questi luoghi, il pensiero stesso della nostra fine è accantonato, come se noi avessimo il potere di fermare la perdita di un solo nostro capello.
Ma se è vero che la morte fa parte dell’esistenza umana, forse dovremmo imparare a convivere con questa realtà, dovremmo educare anche noi stessi all’ineluttabile momento.
Quando ero bambino, i miei genitori non mi permettevano di essere presente al capezzale dei parenti che di lì a poco ci avrebbero lasciati. Venendo così meno ad un grande compito educativo, che appartiene proprio alla famiglia.
Credo anche, che questo ambito dell’esistenza umana, sia stato ben esplorato dal Cristianesimo. Anche Gesù, il Figlio di Dio deve accettare in quel Getsemani l’idea della morte, egli stesso ne ha paura, ma confida nel Padre: La morte non è l’ultima parola, non è la fine.
Su quell’esempio milioni di fedeli nei secoli hanno esplorato questo sentiero, per molti, la morte rimane una dura incognita, un’idea incomprensibile, eppure Francesco d’Assisi, la chiamava sorella.
La carrellata di immagini che vi propongo è allo stesso tempo un percorso seppur virtuale, un tour della bellezza prodotta dalla riflessione cristiana sul tema della morte. Ma anche un monito, un invito alla riflessione quotidiana, sulla straordinarietà della vita e dell’esistenza di ognuno, perché solo quando si riflette sulla morte si apprezza maggiormente la bellezza della vita.
Con la consapevolezza però, che essendo solo di passaggio il mondo non è nostro, non ci appartiene, dovremmo dunque imparare a consegnarlo migliore di come lo abbiamo ricevuto.
Bisognerebbe impegnarsi, molto di più per il prossimo, per non sentirsi ripetere dai bambini vittime delle guerre: ” Quando morirò dirò tutto a Dio! “.
- Chiesa di San Giacomo
- Chiesa di San Giacomo, interno
- Lapidi
- Lapidi2
- Lapidi3
- Lapidi4
- Verso la Cripta
- Le Scale
- Le scale
- Maioliche del settecento
- Maioliche particolari
- Maioliche particolari
- La cripta
- Particolare, del tempo
- Abside cripta
- Lampada
- Maddalena D’Angiolo
- Luogo sottostante la cripta
- Luogo sottostante la cripta2
- Luogo sottostante la cripta3
- Cripta dall’abside
- La chiesa dall’esterno
Articolo del 1 settembre 2025
1. Questo motto di cui non si ha riscontri in altri luoghi, fu trascritto dal Priore don Antonio Napolitano su un piccolo cartiglio e posto sulla pendola (il Tempo) appesa al muro della sacrestia. Sotto questo autorevole monito a ricordo del confratello che lo aveva composto, avvennero molte delle chiacchierate che sono ancora oggi, parte integrante del mio cammino di fede.























