Castellammare: tra simboli perduti e un futuro da ricostruire
editoriale di Enzo Cesarano
Al posto delle Terme del Solaro, costruite tra il 1964 e il 1967 per rilanciare il termalismo stabiese e portarlo a livello europeo, sorgerà un nuovo ospedale.
Un ospedale che, come ripetono i politici, sarà all’avanguardia, attrezzatissimo, di ultima generazione: una struttura moderna, pensata per colmare le croniche carenze della sanità di Castellammare e dei comuni vicini.
Fin qui tutto bene. Ma la domanda resta: era questo il luogo giusto?
Perché le Terme non erano solo edifici: erano un simbolo, un tassello identitario della città.
Oggi non ne resta più nulla. Abbandonate dopo il terremoto, vandalizzate e smembrate, delle Terme del Solaro non rimane neppure un rudere. E la vera ferita non è solo la perdita materiale, ma la cancellazione di una memoria collettiva. Il termalismo non è stato soltanto un settore economico: è stato parte del nostro DNA.
Negli ultimi anni, troppe volte Castellammare ha dovuto assistere alla scomparsa o al declino dei suoi simboli.
Il dramma della funivia, con le vittime dello scorso aprile, ha colpito al cuore la comunità stabiese, cancellando un altro emblema cittadino che difficilmente tornerà in funzione.
Cassarmonica versa in stato di abbandono e necessita di recupero e ristrutturazione.
Le Terme vecchie restano chiuse, e nessuno sa se un giorno l’acqua tornerà a scorrere e ad essere donata ai cittadini, e se potremo ancora bere l’“acqua della Madonna”.
Per fortuna, ci sono anche luci: la Reggia di Quisisana, che ha ritrovato nuova vita grazie al Museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”, è oggi un presidio culturale che ci ricorda quanto questa città abbia ancora da offrire, come lo stesso arenile, bonificato e rivalorizzato dall’attuale Amministrazione.
Ma troppo spesso, accanto a queste conquiste, resta la sensazione di un patrimonio disperso e di una memoria che si sbriciola.
E allora ci chiediamo: cosa resterà di questa città?
Siamo destinati a diventare solo una città di periferia, una città che “è stata”?
Non è facile, neppure per chi come noi si dedica alla memoria, parlare senza essere accusati di vivere nel passato. Ma ricordare non significa rimpiangere: significa avere coscienza civile. Significa tenere vivo quel filo che lega il passato al presente, e che può indicare un futuro.
Oggi si parla tanto di “rilancio”. Ma qual è il vero rilancio di Castellammare?
Perché se il rilancio è solo uno slogan, se passa attraverso la cancellazione dei simboli senza proporre una visione, allora non è un rilancio, ma un inganno.
Castellammare è stata grande in Italia e in Europa, grazie alle sue acque, ai suoi doni naturali, e anche all’intelligenza dei suoi cittadini. La sfida, oggi, è non permettere che questa eredità venga definitivamente sepolta.
Fare memoria non significa chiudersi nel passato.
Fare memoria significa aprire la strada al futuro.
E senza memoria, non avremo né identità, né futuro.
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