Castellammare: indiani e foglie di Castagno

(di Stanislao e Ferdinando Fontanella)

Gli indiani e le foglie del Castagno

Gli indiani e le foglie del Castagno

Solo i ragazzi che hanno vissuto l’infanzia negli anni del dopoguerra serbano del Castagno una conoscenza che va oltre l’aspetto utilitaristico dell’ottimo legname e i saporiti frutti.

In quel tempo di grandi privazioni materiali, ma estremamente ricco di opportunità umane, la fantasia era l’unico strumento per trascorrere con letizia i lunghi pomeriggi estivi. Alimento indispensabile per la fervida immaginazione era la lettura dei fumetti di Tex Willer, personaggio ideato da Gian Luigi Bonelli nel 1948, e la visione di pellicole americane come “Sentieri selvaggi” e “Un dollaro d’onore”, in cui il mitico John Wayne agiva da protagonista indiscusso. Scontato dire, perciò, che tra i giochi preferiti c’era la guerra tra indiani e cowboy.

Tuttavia il grosso limite per chi vive alle falde del Monte Faito e sogna di essere un Apache o un Sauk, delle grandi Pianure o delle Montagne Rocciose del Texas, era abbigliarsi nel modo adeguato. I ragazzi riuscivano a sopperire alla mancanza degli originali copricapi piumati dei Nativi Americani con le abbondanti e comunissime foglie del Castagno.

Quello che serve, oltre ad una buona dose di fantasia, è una manciata di foglie e qualche stelo d’erba.

Twitter: @nandofnt

Fasi della realizzazione del “Copricapo indiano”:

3 pensieri su “Castellammare: indiani e foglie di Castagno

  1. Ugo Meli

    Un carissimo saluto a tutti Voi
    Vorrei aggiungere e sapere alcune cose in riguardo al copricapo indiano ( mi scuso per il napoletano)
    hoè Firdinà ( il nome del nonno) chi tà mparat a fà stu copricap indian tuo padre Ninì, perché dovete sapere Noi che abitavamo alle FRATTE eravamo sempre nei (allora) boschi a giocare no a TEX WILLER ma al GRANDE BLEK che se ricordo bene era un meticcio e portava un copricapo di pelo con il codino Facitame sapè un grande saluto a tutti Voi e a Ninì se potete
    Ugo sempre Stabiese

    Rispondi
    1. Ferdinando Fontanella Autore articolo

      Caro signor Ugo, le mani che realizzano il copricapo sono proprio quelle del suo affezionato amico Ninì. Io, come lei ha giustamente intuito, sono il figlio. Mio padre è contento di sentire sue notizie e le invia calorosi saluti, ricorda con enorme affetto le tante e liete ore di gioco trascorse con lei e gli altri amici della mitica via Fratte. In questo momento sto osservano una foto scattata nel 1954 in cui lei e mio padre siete in compagnia del maestro Fusco e tanti altri amici della scuola elementare “Pacella” di via Cannavale. Sarà mia premura pubblicare, prossimamente, questa immagine nel prezioso archivio della memoria di Libero Ricercatore. Le auguro una felice sera, a presto Ferdinando.

      Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *