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lettere alla redazione

Lettere alla Redazione (anno 2023)

Lettere alla Redazione

Lettere alla Redazione


Martedì, 14 marzo (Giuseppe D’Arco)

Commento all’articolo: “‘A Caperrina anni ’50“…

Sono vissuto negli anni 50 e 60 nel rione Caperrina. Sono figlio di uno dei personaggi citati nella narrazione. Conoscevo tutte le persone narrate e la lettura mi ha lasciato un nodo alla gola. Vengo raramente a Castellammare di Stabia. Qualche volta mi reco in quei luoghi e quasi sento la musicalità degli stessi. Ultimamente ho incontrato un signore molto vecchio che sedeva ad un tavolino sulla soglia della bottega di Via ii De Curtis – a scesa da pace–e ho parlato con lui. Si ricordava di me . Andavamo allo stesso doposcuola tanti, tanti anni fa…. ma quanto era vecchio, ma proprio tanto vecchio …. lui…. Avevamo la stessa età.


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Alberto Chiancone, Castellammare 1954, olio su tela, cm 40x50, Napoli, collezione Ammendola

Alberto Chiancone

Alberto Chiancone

a cura di Giuseppe Zingone

Alberto Chiancone, Castellammare 1954, olio su tela, cm 40x50, Napoli, collezione Ammendola

Alberto Chiancone, Castellammare 1954, olio su tela, cm 40×50, Napoli, collezione Ammendola

Chiancone1e Girace una profonda amicizia, visibile e tangibile in questo scritto, ma anche nel breve documento filmato, Tavolozza napoletana. L’amicizia non si ferma solo ad un giudizio squisitamente artistico della pittura di Chiancone, suoi infatti sono diversi disegni inseriti nella riedizione de Le Acque e il Maestrale del 1961, del critico d’arte, scrittore, poeta e paroliere di Castellammare di Stabia. Continua a leggere

  1. Alberto Chiancone nasce a Porto Santo Stefano il 26 dicembre 1904 e muore a  Napoli, 11 dicembre 1988.

11 marzo la prima pietra di San Marco

11 marzo la prima pietra di San Marco

di Corrado Di Martino

Vista aerea della Parrocchia di San Marco Evangelista

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il piano di aiuti americano, detto Piano Marshall ([n.d.a] in ottobre del ’47, il Dipartimento USA, si dichiarò disponibile ad erogare aiuti in merci), prevedeva anche la costruzione di case. Nacquero le prime abitazioni nell’alta periferia Nord-Est della cittadina, vessata dall’evento bellico. Il 4 dicembre del 1953, il Vescovo di allora, Monsignor Agostino D’Arco, conferì ad un giovane parroco, l’incarico di provvedere all’esercizio della fede in quel rione in via di crescita. Quel giovane parroco era don Ciro Donnarumma, nato a Pimonte il 1 novembre del 1928 (m. Castellammare di Stabia 4 dicembre 2003), ordinato sacerdote il 12 luglio 1953. Numerose e indubitabili, furono le difficoltà socio-economiche di quell’area periferica, si viveva in baracche di fortuna, mancavano i più elementari sotto-servizi, non vi erano scuole, non c’era una chiesa. Iniziava a sorgere fra gli stenti, un quartiere di case popolari per senza tetto.

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Tipografia Elzeviriana

Tipografia Elzeviriana

di Giuseppe Zingone

Konig e Bauer, pubblicità d’epoca

E’ stato il computer con l’ausilio della stampante a decretare la fine della tipografia, in senso generale? Sicuramente! – Viene da rispondere in maniera netta e cristallina e un po’ frettolosamente. – Ma a pensarci bene le tipografie non sono scomparse del tutto, si sono reinventate, hanno cambiato strumentazione, si sono tecnologizzate, perchè ancora oggi nell’era del digitale i libri cartacei e fisici si stampano ancora. Continua a leggere

Carboncino - Vincenzo D'Angelo

Microstoria stabiese

articolo di Maurizio Cuomo

In una società fatta di grandi nomi, nella quale si ricordano quasi esclusivamente storie di personaggi famosi, non è raro che ci si dimentichi del normale quotidiano, per meglio capirci, le scene vissute con semplicità da persone comuni, che trascorsa una vita di sacrifici, alla loro scomparsa, finiscono per confondersi nell’anonimato della grande massa. Con “Libero Ricercatore”, ripeschiamo dai ricordi una micro-storia stabiese, posta alla nostra attenzione dal nostro valido ed indispensabile collaboratore Catello Esposito Sansone, con la speranza possa renderci partecipe di qualche attimo della sua infanzia. Per maggiore chiarezza va detto che a casa di Catello, ad una parete del corridoio è affisso in bella mostra un piccolo quadro, che suo padre Filippo ebbe in regalo dal pittore Vincenzo D’Angelo, suo amico.

D'Angelo (bozzetto)

D’Angelo (bozzetto)

Il disegno fu realizzato in occasione di uno dei tanti incontri che Filippo, Vincenzo ed altri inseparabili amici, erano soliti fare al “bar Spagnuolo” (punto di ritrovo del gruppo). Visto il potenziale valore del disegno (raffigurante l’autoritratto dell’autore), Filippo, alla morte dell’amico Vincenzo, per il quale nutriva profonda stima, decise di aggiungere una cornice per preservare l’integrità dell’opera. Attualmente l’opera è gelosamente custodita da Catello, per lo straordinario valore affettivo che lega il quadro al ricordo di suo padre Filippo (purtroppo, non più in vita). Da una prima analisi, ricavata dagli elementi visibili, si evince che il disegno fu realizzato su di un semplice supporto in cartoncino, mediante una penna ad inchiostro. I tratteggi disordinati, la velocità con la quale sono stati eseguiti e l’apparente esecuzione infantile, evidenziano la spontaneità con la quale l’autore ha operato, mostrando in modo tangibile ed inconscio la straordinaria semplicità del proprio essere. Catello ricordava perfettamente che il supporto cartaceo del disegno, in realtà era un vecchio biglietto della Circumvesuviana, per cui, spinti dallo spirito di ricerca, con il quale siamo soliti operare all’interno del “Libero Ricercatore”, decidemmo di verificare se il retro dell’immagine potesse fornire ulteriori notizie utili (una dedica, una data o ad esempio una semplice sigla distintiva). Continua a leggere