Il Castello

articolo di Maurizio Cuomo

In uno degli scorci più suggestivi offerti dal territorio stabiese, incastonato ai piedi del Faito a circa 100 metri di altitudine dal livello del mare, nel tratto di strada Panoramica ove confluiscono l’antica salita Visanola e strada Fratte, giganteggia, in posizione dominante sull’intera città il celeberrimo castello medioevale.

Il Castello (27)

Il Castello visto dalle Fratte (cartolina)

Di antichissima e nobile origine, questo castello ha subito nei secoli diverse trasformazioni strutturali (messe in opera per soddisfare le esigenze difensive del territorio), per cui oggi resta ben poco del suo aspetto originario.
Per le suddette motivazioni, dalla sola documentazione storica (vecchi manoscritti d’epoca) riesce difficile definire con certezza il periodo della sua fondazione.

Nel corso dei secoli, diversi illustri storici, nell’intento di arricchire l’oggettiva penuria di informazioni, hanno formulato le proprie teorie (frutto di anni di studio), nelle quali, alla luce delle più recenti scoperte storiche, è possibile riscontrare varie inesattezze.
Tra le diverse teorie fino ad oggi avanzate, vanno menzionate le ricostruzioni storiche del Parisi e del Milante, nelle quali entrambi gli autori, asseriscono che il castello fu fatto costruire per volere di Carlo I d’Angiò (1266-1285), da ciò si spiega l’erronea definizione “Castello angioino”, ormai di uso comune.
Altri storici anticipano il periodo di costruzione del castello, sostenendo che tale opera fu eretta da Federico II di Svevia (1197-1250), ma anche questa teoria apparentemente valida, può essere agevolmente scartata, se si tiene conto che nei “Documenti svevi sull’amministrazione dei castelli del Reame di Sicilia”, risulta citato nell’elenco dei Castra (castelli) da riparare anche il nostro “Castrum Maris de Surrento” (in tal epoca così denominato), per cui è logico desumere che tale manutenzione fosse destinata ad un castello già esistente, bisognoso di restauro.

Ruderi del castello

Ruderi del castello ((acquerello di Giacinto Gigante datato 17 giugno 1851 – Immagine tratta dal catalogo d’asta Giovanni Tesorone, asta tenutasi a Roma nel 1909) immagine gentilmente segnalata da Massimiliano Greco.

A conferma di quanto esposto, in un documento contenuto nel “Codice diplomatico amalfitano” risalente al 15 Novembre 1086, il nostro castello è citato con dicitura “Castello da Mare”. Quest’ultima teoria è rafforzata dagli studi del Cortese, pubblicati nel 1928 (Il Ducato di Sorrento e Stabia ed il suo territorium), in cui è avanzata l’ipotesi che il nostro castello sia stato edificato per volere del Duca di Sorrento, con il chiaro intendo di fortificare i confini del proprio Ducato. Successivamente il “Castello del Duca”, fu restaurato e rinforzato, dapprima da Federico II, poi da Carlo I d’Angiò e dal suo antagonista Alfonso I d’Aragona, autore quest’ultimo anche della “Torre Alfonsina” (che un tempo si ergeva nell’odierno piazzale antistante l’invaso di “Fontana Grande”), che da lui trasse nome. In tempi a noi più recenti (secolo XVIII), non essendo più necessario ad espletare il suo primitivo uso difensivo, il castello finì per essere abbandonato a se stesso, sino a divenire un caratteristico rudere, che per l’aspetto di vecchio maniero diroccato, fu soggetto ispiratore di artisti del calibro di: Duclère, Pinelli, Gigante, Gaeta e molti altri artisti anche contemporanei.

Il Castello (Achille Gigante)

Il Castello (Achille Gigante)

Agli inizi del 1900, i resti del castello pervennero al marchese Alaponzone di Verona, che nel 1930 lo vendette allo stabiese, il comm. Edoardo de Martino, fortemente intenzionato a riportare il rudere del castello al suo originario antico splendore.

il castello 1 fronte

I ruderi del castello

Il prof. Catello Longobardi nella sua opera “Il Castello medioevale e le antiche fortificazioni di Castellammare di Stabia”, pubblicata nel 1929, descriveva in questo modo i resti del castello: “E’ costruito con pietra calcarea e tufo litoide, a pianta trapezoidale, con un torrione e due baluardi cilindrici, uniti da salde muraglie, un tempo, forse, merlate, ed ora diroccate nella maggior parte. I baluardi hanno, alla sommità, un piano aggettante su un coronamento di archetti e beccatelli; il torrione è rafforzato col barbacane alla base e, nella parte superiore, con una fitta cornice di modiglioni di piperno, che, evidentemente, in origine, sostenevano un piano con piombatoi. All’interno della mole si osserva una buca, attraverso la quale per lubrici scalini, si passa da una balza all’altra; nascosti da una vegetazione lussureggiante s’intravedono dei camminamenti sotterranei, che, senza dubbio, comunicavano con l’altra torre, giù, poco distante dal mare”. Questo è quanto aveva visto negli anni ’30, anche il comm. Edoardo de Martino proprietario e committente dei lavori di restauro e ricostruzione iniziati nel 1931 su disegni del Prof. Chierici (Sopraintendente dell’Arte Medioevale e Moderna per la Campania), lavori volti a conservare lo stile e le antiche linee del castello.

Castello Angioino (Costruzione del 1268)

Castello Angioino (Costruzione del 1268)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *