Lettera alla città nuova

Chiesa Concattedrale – Castellammare di Stabia – 12 maggio 2018

Appello alla Città nuova di don Antonino D'Esposito a nome dei parroci stabiesi (foto Enzo Cesarano)

Appello alla Città nuova di don Antonino D’Esposito a nome dei parroci stabiesi (foto Enzo Cesarano)

Lettera alla città nuova

Consapevoli come cristiani che la partecipazione alla cosa pubblica, è un’esigenza di fede che si iscrive nel comandamento dell’amore del prossimo, per non rimanere nel vago e offrire a tutti alcune piste di riflessione e di confronto, indichiamo alcuni punti importati:

  1. Chiediamo ai cristiani laici delle nostre comunità, di vivere il loro sacerdozio battesimale, non al riparo delle mura del tempio, ma nel mondo e per il mondo, scegliendo di impegnarsi nella vita pubblica, con competenza e passione. Non si può stare alla finestra a guardare, salvo poi chiudersi in una sterile e comoda lamentazione.
  2. Ricordiamo a tutti che il rinnovamento della politica esige che i partiti e i movimenti, siano consapevoli di derivare la loro legittimità etica e giuridica dall’essere politici, impegnati, cioè, nel curare gli interessi della città, non quelli di parte, individuali, di gruppo o di partito.
  3. Diciamo con chiarezza che gli elettori hanno il grave dovere morale di scegliere candidati onesti. L’onestà dei candidati al governo della città deve misurarsi soprattutto dalla disponibilità al servizio, dal culto del bene comune, dal rispetto della legalità, dal gusto della gratuità e anche dal coraggio fino all’eroismo, necessario per resistere a condizionamenti di ogni tipo, inclusi quelli della violenza camorristica.
  4. Facciamo attenzione che oltre alla onestà, i candidati abbiano dato prova anche di una reale competenza e capacità di impegno. Un “buon uomo” senza competenza può fare disastri nella pubblica amministrazione, magari diventando burattino utile nelle mani di abili e spregiudicati burattinai.
  5. Lavoriamo tutti insieme, per far crescere una cultura della legalità e della solidarietà, promuovendo la crescita della vita civile ed economica, promuovendo percorsi e luoghi di formazione umana, soprattutto per i giovani, al fine di togliere terreno fertile alla mala pianta della Malavita e della diffusa illegalità. Un’attenzione particolare va data alla famiglia, con le sue fragilità e risorse, che resta la prima società da tutelare e aiutare con scelte concrete di sostegno.
  6. La comunità civile, nella quale la comunità ecclesiale si impegna a portare i valori del Vangelo con la Parola e la testimonianza, oggi deve aiutare gli amministratori della “Cosa pubblica” verificando costantemente e chiedendo conto del loro operato. Inoltre, non deve mai mancare il sostegno della comunità a coloro che si impegnano, con onestà e competenza per il bene comune. Nella parabola evangelica della vedova che chiede giustizia al giudice ingiusto, vediamo la forza che ha la debolezza insistente della povera donna, rispetto al potere dell’autorità. Oggi la vedova può essere la comunità, che con perseveranza, sprona le autorità a compiere fino in fondo il compito loro affidato: “C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”. (Luca 18,1-6)
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Informazioni su Enzo Cesarano

Collaboratore di Redazione Appassionato di folklore, teatro e tradizioni locali. Amante della fotografia, è l’ideatore della rubrica “Banca della Memoria stabiese” ed autore di numerosi interessanti articoli a sfondo popolar-tradizionale. E' responsabile della pagina Facebook di LR.

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