Il Panfilo Espero di Vincenzo Sorrentino

Dai remi alle vele: la crociera del panfilio “Espero”

DAI REMI ALLE VELE: LA CROCIERA DEL PANFILIO1“ESPERO”

di Giuseppe Zingone

Il Panfilo Espero di Vincenzo Sorrentino

Il Panfilo “Espero” di Vincenzo Sorrentino

Vincenzo Sorrentino, è lo sportivo stabiese ante litteram, il nostro eroe, forse ai suoi tempi il più famoso al mondo. Navigando sul web, nonostante le informazioni su di lui raccolte nel nostro sito ed il suo libro Navigatore solitario, (gratuitamente scaricabile dal nostro archivio) c’è qualcuno che erroneamente afferma si tratti di un canottiere del circolo Aniene sulle rive del Tevere. Non ci interessa difendere le patrie radici di Vincenzo, (tra l’altro più che comprovate), ci affascina la sua storia sportiva, ci piace leggere e comprendere i suoi pensieri, un gigante e possente Ercole lo definiscono alcuni, ancor oggi, retaggio della propaganda fascista? Vincenzo è stabiese, è uno di noi, chiunque lo ha incontrato, gli ha letto nei tratti fisiologici il nostro DNA, sole, mare e acque termali, nel suo esile fisico, la possenza di un popolo di mare dal grande passato.

Questo articolo ritrovato in una rivista d’epoca2purtroppo conferma la mia supposizione, ossia che questa nuova impresa di Vincenzo Sorrentino non ebbe principio, gli eventi della seconda guerra mondiale posero fine al suo sogno. Un sogno non rimasto nel cassetto, tutto infatti era già pronto, due video dell’archivio Luce, ci mostrano il battesimo dell’Espero (da cui abbiamo preso alcuni fermi immagine) e le prove di stabilità all’interno dei nostri cantieri navali.

Lo scritto che vi proponiamo è un articolo a firma Vincenzo Sorrentino, la sua puntigliosa scansione delle tappe ci fa comprendere che già gran parte del suo progetto era stato approntato, dalle sue parole emerge chiara la speranza di poter arrivare in America Latina per inorgoglire i milioni di italiani che lì erano emigrati. La vita di Vincenzo si concluderà in Argentina, il suo sogno non sarà coronato dall’agognato alloro.  (30 Aprile 2018)

Rivista il Sapere

Rivista il Sapere

 II 2 giugno del 1930 lasciai Roma e rivolsi la prua della canoa verso I’Africa. 2800 chilometri, 2 mesi ed infine Tripoli.
Un altro primato mondiale era conquistato all’Italia la traversata del Mediterraneo, su una fragile imbarcazione alta 35 centimetri. Gli auguri che avevano tratto il responso dal fantastico volo degli uccelli avevano colpito nel segno, contrariamente a quelli che della realizzazione della crociera avevano voluto fare un problema con soluzione assai improbabile se non addirittura impossibile. Il fatto è che i primi si erano espressi audacemente perchè la fede ne rinvigoriva il pensiero; e gli altri immiserivano il problema giacchè, invece di comprenderlo in una chiara e compiuta visione, lo sminuzzavano in una serie di incognite che molto spesso erano tali solo relativamente a chi le formulava e non in sé e per sé: la fragilità della barca, la grande distanza da coprire, la solitudine, gli squali, la notte…
Dopo qualche giorno di sosta a Tripoli, pochissirne ore di volo mi riportarono a Roma per udire e sentire dal DUCE il suo compiacimento.
Dopo l’arnbita udienza, scendevo l’ampio salone del Viminale. S. E. Achille Starace, che già mi aveva scritto una frase assai significativa sul diario di bordo, ora mi parlava del mare e delle vele con l’entusiasmo che è stato sempre una delle maggiori prerogative della sua famiglia di marinari.
– Ho qualcbe nuovo proposito – confessai.-
Navigando al largo del Mediterraneo ho pensato di realizzare da solo una crociera di circumnavigazione mondiale a vela. Sono necessari, però, parecchi anni per organizzarla secondo il mio intendimento. La Crociera vuole ispirarsi alle nuove direttive dello sport e costituire quindi non una manifestazione agonistica nel campo delle competizioni meramente sportive, ma il frutto di una preparazione organizzativa, fisica e spirituale, avendo di mira una complessa attività che valga a richiarnare su di essa, e per varii aspetti, l’attenzione di tutti.

Le tappe 1

Le tappe 1

– Studiane bene le possibilità e quando ne sarai ben convinto curane minutamente la organizzazione. –
L’Espero salperà le ancore verso i primi di agosto dal porto fluviale di Roma. Saranno passati 7 anni. In 7 anni molte cose sono state apprese, studiate, evitate. Nei particolari, come nel complesso, il problema della Crociera è stato intimamente valutato; e spiegherò le vele con tranquilla serenità. L’Espero è solido, ha forme quadrate e mannare; le grandi distanze si coprono col lavoro e col tempo, gli squali non sono i mostri biblici e della notte non bisogna aver paura. V’è la solitudine; ma anch’essa è stata temperata. L’Espero è popolato di ricordi. Tante cose hanno persino un nome proprio ed una propria vita interiore. Così l’ “ancora di speranza” (cui i marinai fanno ricorso in extremis) ha nome “gen. Giorgio Vaccaro” perchè come a lui mi sono tenacemente aggrappato ogni volta che un fortunale mi abbia investito nel mare magnum della organizzazione, così a quella dovrò rimanere avvinto ogni volta che gli elementi infurieranno contro la carena.
Può calcolarsi che la Crociera dovrà avere uno sviluppo di 70.000-80.000 miglia. Ma la durata dell’impresa non può essere esattamente prevista giacché non sarà una manifestazione – come dicevo – a fine esclusivamente sportivo marinaro per la conquista di un primato mondiale nel campo sportivo, ma comprenderà lo svolgimento di un vasto programma che va dalla speculazione scientifica alla commerciale, da quella propagandistica a quella culturale. Se sono possibili le previsioni circa il lavoro all’inizio della Crociera, è tuttavia ben difficile determinare un criterio, sia pure molto elastico, circa quel che potrà farsi, allorché il corredo delle indugini che saranno state fatte e l’attrezzatura tecnica arricchita e maggiormente specializzata contribuiranno a rendere più specifica la fisionomia degli studi.
Questa attivita si palesa efficace in un duplice modo: allevierà la solitudine della lunga navigazione, aggiungerà importanza all’impresa, che così potrà imporsi alla attenzione mondiale.
In base a queste considerazioni è stato appunto determinato il tracciato di rotta, mirando non alle sole esigenze della navigazione a vela, ma al contemperamento di queste con la necessità di attraversare zone ove le condizioni geografiche, politiche e climatologiche consentano il migliore sviluppo delle attività della Crociera.

Le tappe 2

Le tappe 2

Certo il tragitto dell’Espero tenta di evitare le zone che presentano le maggiori incognite; ma voglio dire che al tracciato stabilito non sono giunto facendomi consigliare soltanto dal proposito di evitare le incognite e i pericoli: di fatto, restano incognite e pericoli.
Sulla rotta Roma – Gibilterra – Tangeri sono segnati molti approdi dell’Africa Nord Occidentale, che raccolgono fiorenti colonie italiane. Nell’ardimento marinaro v’è sempre un messaggio della Patria,dell’Italia.
Il lunghissimo tratto Tangeri – Rio de Janeiro rappresenta sulla carta una distanza di 4300 miglia che, coperta senza scalo, assicura un primato mondiale.
Da Rio de Janeiro, la navigazione si svolgerà a carattere di cabotaggio fino a Valparaiso per toccare quanti più centri sarà possibile. Lo studio dei mercati e, per contro, la illustrazione della nostra industria, sono le mire principali di questo percorso. Vivono laggiù milioni di Italiani.
Il passaggio del Magellano nell’inquadratura sportiva-propagandistica assume particolari caratteristiche. Il rilevamento della zona con scandagli, le osservazioni meteorologiche, lo studio della idrografia, i rilievi fotografici forniranno una singolare documentazione per la conoscenza di quello Stretto. La pericolositaà del passaggio e stata considerata; il pericolo c’è, né me lo nascondo.
Dopo Valparaiso, molti scali nell’Oceano Pacifico (Paumoto, I. della Società, Polinesia centrale, Hawai, Nuova Zelanda, Australia, isole della Nuova Caledonia, delle Salomone, arcipelago di Bismarck, delle Caroline, della Marianna, fin su a Tokio). Lo studio di quelle civiltà, razze e religioni giustificano il rallentamento della navigazione. Lo sviluppo della Crociera nel Pacifico è uno dei punti più importanti dell’impresa. Per penetrare nella mentalità, nelle abitudini, e quindi nelle tradizioni, e conoscere i costumi di quelle genti, eseguire riprese cinematografiche, l’Espero vorrà appunto vagare più anni fra quelle terre e quei mari.
Dal Giappone la navigazione riprenderà a carattere di cabotaggio (e con gli stessi intenti del tratto di Rio de janeiro a Valparaiso) lungo le coste della Cina, dell’Indocina, delle Indie fino a raggiungere Ceylon, poi Mogadiscio.
Gibilterra così toccata per la seconda volta, la Crociera avrà fine, forse, nel 1944.

[cap. VINCENZO SORRENTINO]

Articolo pubblicato il 14 Maggio 2018


Sul Capitano Vincenzo Sorrentino:

A remi da Roma a Tripoli, in nome del Fascismo

La crociera dell’ardimento e della tenacia (ROMA-TRIPOLI IN CANÒA) estratto dall’Italia Marinara

Navigatore Solitario

Il Vesuvio negli occhi degli stabiesi

Il Capitano Vincenzo Sorrentino

  1.  Pànfilo (ant. panfìlio) «(nave) della Panfilia» (v. panfilio1). – 1. Nome di un bastimento militare in uso nel medioevo, a remi e a vela, di dimensioni simili a quelle di una galea. 2. Imbarcazione da diporto, a vela o a motore, di grandi dimensioni e con allo ggi confortevoli, detta anche, con termini ingl., yacht o motoryacht. (Voce tratta da: Vocabolario on line TRECCANI)
  2. Vincenzo SorrentinoDAI REMI ALLE VELE: LA CROCIERA DEL PANFILIO “ESPERO” in (rivista) Sapere del 31 Luglio 1937 – XV, Hoepli Editore, pag. 66-67.

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