saldatore

Siamo tutti “individui”!

Siamo tutti “individui”!

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Sono un operaio in pensione dei Cantieri Navali di Castellammare nei quali ho svolto le mansioni di elettricista di bordo per circa 40 anni. Avevo appena compiuto 17 anni, quando, nel marzo del lontano 1961, iniziai a lavorare come apprendista, nell’allora Navalmeccanica. Non appena entrato, fui subito destinato all’allestimento di alcune navi da guerra da poco varate, di esse ricordo in particolare tre fregate militari: la Margottini, la Fasan e la Rizzo. A quei tempi il nostro cantiere godeva di piena salute e per grazia di Dio le commesse arrivavano senza alcun problema. In circa 40 anni di attività lavorativa, ne ho viste di cotte e di crude… il Cantiere per noi operai era una seconda casa e le centinaia di persone che vi lavoravano, una seconda grande famiglia! Di quegli anni ricordo tutto molto bene, oggi, senza entrare troppo nei dettagli e limitandomi ad una descrizione breve e concisa, così come richiesto dalla rubrica di L.R., vorrei raccontarvi di un episodio curioso al quale potetti assistere di persona, che nonostante i tanti anni trascorsi, mi è rimasto particolarmente impresso. Ecco i fatti: era un caldo giorno d’estate, quando lavorando su dei quadri elettrici posti in un corridoio del ponte di coperta della “Rizzo”, all’improvviso udii un frastuono provenire dal fondo del corridoio, allarmato dal consistente trambusto io e altri operai accorremmo per capire cosa stesse accadendo, e man mano che ci avvicinavamo le grida risultavano sempre più forti e nitide, fin quando, raggiunta una cabina potemmo appurare che al suo interno vi era un anziano operaio saldatore, intento a saldare a soffitto, che, caricato a mille, imprecava e bestemmiava. Nello specifico l’operaio, armato di pinza e schermo, era salito su di uno sgabello (che gli permetteva a malapena di allungarsi) per arrivare con la punta dell’elettrodo al soffitto da saldare, ma nonostante tanta buona volontà, l’anziano uomo non riusciva nel suo intento, perché maldestramente non aveva prestato attenzione nel regolare l’intensità della sua saldatrice (sicuramente non sufficiente e troppo bassa per quel tipo di lavoro), e l’elettrodo ad ogni punto di saldatura gli si attaccava alla lamiera del soffitto, sortendo solo fumo ed una pioggia di fuoco e scintille. Indescrivibile l’esasperazione dell’uomo che per gli innumerevoli tentativi andati a vuoto, si ritrovava a fare i conti con il caldo, una posizione non tanto comoda, una pinza regolata male, ed un bagno di sudore condito da continue bestemmie che surriscaldavano ancor più l’ambiente. Caso volle che passò di lì un ufficiale della Marina Militare in ispezione (come detto in precedenza la “Rizzo” era una fregata militare e come tale non di rado a bordo salivano gli ufficiali della Marina per controllare che i lavori fossero eseguiti a regola d’arte), che rendendosi conto di cosa stesse accadendo, intervenne con il fare autoritario, caratteristico di un comandante militare ed esclamò: “Hei individuo, cosa diavolo stai facendo?! Cerca di non causare danni!” L’operaio tutto stravolto e sudato per l’immane combattimento, saltando dallo sgabello, gettò a terra la pinza (che si attaccò anche al pavimento), la maschera, il casco e il manichettone dell’aria e affrontò l’impettito ufficiale, rispondendo prontamente a tono: “Vué sienteme bbuono, se individuo, è ‘na parola bbona, allora individuo songh’io e individuo si’ tu! Ma se individuo è ‘na parola malamenta, individuo ce si’ ttu… he capito!!!” Quasi aggredito e letteralmente sorpreso dalla repentina reazione, il povero ufficiale, non potendo fare altro, andò via scuotendo la testa, mormorando tra sé e sé: “Ma dove sono capitato?!”

A noi che assistemmo al curioso episodio e che al momento non riuscimmo a contenere una sonora risata (la scena appena vista fu di una comicità incredibile), oggi resta il lieto ricordo di uno dei tanti momenti trascorsi nel Real Cantiere di Castellammare.

Domenico Cuomo

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