Rovigliano, la petra Herculis tra leggenda e realtà

Uno degli aspetti più affascinanti e caratteristici di un popolo sono le leggende. Racchiudono gran parte del patrimonio culturale appartenente alla tradizione del racconto orale e spesso nascono per spiegare un fatto altrimenti inspiegabile e per questo mescolano il reale al meraviglioso.

Edit. E. Ragozino, Napoli 2300 - Lo Scoglio di Rovigliano col Castello

Edit. E. Ragozino, Napoli
2300 – Lo Scoglio di Rovigliano col Castello

Tra le tante leggende dell’area “torrese-stabiese” una delle più affascinanti riguarda lo scoglio di Rovigliano, il piccolo “isolotto” che si trova di fronte alla foce del fiume Sarno, ed è legata alla figura mitologica dell’eroico Ercole. La tradizione vuole che attorno al 1239 a.C. Ercole di ritorno dalla Spagna, dopo aver compiuto la decima delle dodici fatiche, approda in Campania. Nella regione fonderà diverse città tra cui Ercolano e Stabiae, quest’ultima fu edificata dal figlio di Zeus quando staccò la cima del Monte Faito e la scagliò in mare dando origine così allo scoglio di Rovigliano, un tempo detto, appunto, la Petra Herculis. Questa storiella una verità la racconta, Rovigliano è veramente la “cima del Monte Faito”, infatti come il gigante dei Monti Lattari anche la Petra Herculis è costituita da bianche rocce sedimentarie, calcari e dolomie (chimicamente dei carbonati di calcio e di calcio e magnesio). Questa evidente “somiglianza litica” deve essere apparsa inspiegabile ai primi che l’hanno notata, ed è probabile che per dare una risposta a questo enigma sia nato il mito dell’Ercole nostrano.

La verità è che Rovigliano e il Faito condividono la stessa vicenda geologica, una storia lunga e molto antica, che risale a prima della comparsa dell’uomo e dei suoi miti, circa 245 milioni di anni fa (Mesozoico). In questo periodo, nell’ormai scomparso oceano Tetide, si depositarono i sedimenti carbonatici, che circa 100 milioni di anni fa (fine del Mesozoico), la collisione della placca Africana, spinta dalla convezione termica del mantello terrestre (teoria della tettonica delle placche), contro quella Eurasiatica, farà corrugare, sovrapporre ed innalzare costituendo così le catene montuose alpine ed appenniniche. L’orogenesi appenninica avviene circa 10 milioni di anni fa (Terziario), nello stesso periodo nel bel mezzo dei due “continenti” in rotta di collisione, inizia a formarsi un piccolo oceano: il mar Tirreno.

La crosta continentale si assottiglia e si spacca dando origine ad uno squarcio (Rift) lungo il quale si ha produzione di nuova crosta oceanica. Questo evento genera nell’arco appenninico meridionale una serie di fratture (faglie). Le rocce calcaree, spesse migliaia di metri, ormai fratturate, in alcune parti della catena subiscono un ribassamento mentre, in altre sono sollevate. Si creano una serie di alti e bassi strutturali (horst e graben) e tra le rocce che prima si trovavano alla stessa quota si generano dislivelli di migliaia di metri. E’ così che ha avuto origine la catena dei Monti Lattari e la depressione che successivamente diventerà la Piana campana, ed è per questo che lo scoglio di Rovigliano è l’apice di un’antica montagna ormai sprofondata.

Ferdinando Fontanella
Twitter: @nandofnt

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